Equilibrate e potenti, le composizioni di Ulrich Egger (San Valentino alla Muta, Bolzano, 1959) analizzano il paesaggio architettonico attraverso i suoi elementi primari. Dopo una attenzione volta alle rovine di un´archeologia industriale che segna la fine della civiltà agricola, l´artista si concentra sui cantieri di oggi, a cui conferisce una diversa, silenziosa e inquietante identità. Si direbbe un processo di ridefinizione di luoghi progettati dall´uomo per l´uomo, ma ad esso estranei.

Le opere di Egger, esposte da Fioretto Arte, “evocano mondi industriali nel bel mezzo di una società ormai post-industriale, mondi che scompaiono dalla nostra quotidianità, così come scompaiono le putrelle imbullonate, la serialità ossessiva degli oggetti tutti uguali a se stessi..... la massa hard di materia pressata. Egger consegna le reliquie del mondo industriale al mondo post-industriale, un mondo soft in cui le attività intellettuali prevalgono su quelle materiali”(Domenico De Masi). Ecco la necessità dell´interazione di diversi strumenti linguistici (foto, scultura, oggetto, colore), principi opposti ed irrinunciabili, che conciliano fantasia e concretezza.