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Le più belle statue dell’antichità
Gli antichi greci nelle copie della Skulpturhalle di Basilea
Comunicato stampa
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Il Gladiatore Borghese, la Venere di Milo, il Fauno Barberini, il Laocoonte: 75 affascinanti copie variamente patinate di capolavori dell’arte ellenistica, rappre-sentanti divinità eroi atleti ritratti di filosofi poeti e politici, provenienti dalla più grande gipsoteca svizzera, la Skulpturhalle di Basilea: perché dedicare ad esse una mostra al Museo d’arte di Mendrisio?
Perché le copie in gesso dei capolavori dell’antichità raccolte in una gipsoteca di origine sette-ottocentesca raccontano una vicenda culturale straordinaria, durata e profondamente sentita nel corso di diversi secoli.
Due i principali argomenti sui quali la mostra intende per frammenti soffermarsi: da un canto un percorso cronologico, dallo Spinario ai Fregi del Partenone, in cui il riaffiorare di una statua antica sancisce un momento chiave nella riscoperta dell’antica Grecia, riscoperta che prima e a lungo avviene “miticamente” attraverso Roma e che solo all’inizio dell’800 torna, con le grandi campagne archeologiche, ai luoghi d’origine; dall’altro un rimando di sala in sala a una particolare sfera della mitologia classica, con riferimento alle immagini degli dei e degli eroi che le copie rappre-sentano, ponendo l’accento su quella forza di attrazione che il mito classico possiede ancora ai nostri giorni e che da sempre ci viene trasmessa dai versi e dalle pagine di poeti e scrittori. Spinario.
«Per molti secoli – scrivono Haskell e Penny in un libro (L’antico nella storia del gusto) che ha per un verso fatto da guida nell’ideazione della mostra – chiunque avanzasse pretese di buon gusto ammetteva che in un limitato numero di sculture antiche era stato raggiunto il culmine della creatività artistica». Le copie di molte di esse costellano il percorso della mostra. Lungo quattro secoli, dal XVI secolo fino alla fine del XIX secolo, i capolavori della scultura antica segnarono profondamente la cultura europea, influenzando sia i gusti dell’aristocrazia e della borghesia, sia i principi estetici e morali di scrittori studiosi e artisti. Il trionfo del Classico, basato sulla fama delle “sculture famose” dell’antichità, raggiunse l’apogeo tra la seconda metà del 700 e la prima dell’800, forte dell’autorità universale del Winckelmann, del Canova, di Goethe, di Schiller.
Dal XVIII secolo, specialmente al Nord delle Alpi e a seguito del Grand Tour che toccava Roma e Napoli e tutto il Sud dell’Italia, vennero collezionate da nobili, da artisti o da antiquari copie in gesso delle statue greche più conosciute, in modo da poterle studiare ed ammirare agevolmente. Il fenomeno delle copie in gesso ebbe perciò un ruolo determinante nella comprensione dell’arte classica. Con i radicali mutamenti d’inizio XX secolo esse ora appaiono come fantasmi di un’epoca, nobili decaduti e senza dimora: oggi stentiamo a recepire la straordinaria rilevanza che il culto dell’antico, e quindi la diffusione delle copie dei capolavori della scultura ellenistica, ebbe nella nostra cultura fino all’inizio del 900.
Questa mostra al Museo d’arte di Mendrisio rappresenta per la Skulpturhalle di Basilea – non a caso il più antico museo della città renana – un ritorno alle origini, poiché venerazione e interesse per la classicità rimandano direttamente alla genesi della gipsoteca. Il nucleo della sua collezione risale proprio al tardo XVIII secolo, quando Johann Rudolf Burckhardt acquistò una serie di calchi di famose sculture greche (in parte proprio dalla collezione del grande artista neoclassico A. R. Mengs).
Il percorso espositivo, come detto, segue da una parte il filo cronologico della riscoperta di alcuni tra i massimi capolavori della scultura antica che partendo dall’ epoca rinascimentale conduce fino alla fine dell’800; dall’altra si raccoglie attorno ad alcune figure centrali della mitologia (Dioniso, Apollo, Ermes, Eracle, Achille, Ulisse, Afrodite, Psiche, Niobe …) portatrici di un significato simbolico-psicologico scoperto analizzato e amplificato tra la fine dell’800 e l’inizio del 900. Le copie verranno accompagnate dalle vedute piranesiane della Roma settecentesca, fulcro della riscoperta “mitica” della Grecia antica, e da una ricca scelta di antichi libri (da Caylus a Montfaucon, da Winckelmann a Visconti) che riporte-ranno l’eco della grande scoperta.
I temi e il taglio della mostra, che non mancheranno di suscitare la curiosità del conoscitore, intendono comunque – e soprattutto – avvicinare le scuole e i giovani in generale a una straordinaria civiltà del passato, quella dell’antica Grecia, per farne percepire miti e ideali di cui l’influsso si è prolungato lungamente nel tempo. Alle scuole saranno dedicati un programma e attività didattiche che daranno modo di soffermarsi piacevolmente sulla tecnica e soprattutto, grazie a numerose schede in cui viene descritto il personaggio e ripresi alcuni versi o sentenze a lui dedicati, sulle favolose leggende e figure della mitologia classica.
Perché le copie in gesso dei capolavori dell’antichità raccolte in una gipsoteca di origine sette-ottocentesca raccontano una vicenda culturale straordinaria, durata e profondamente sentita nel corso di diversi secoli.
Due i principali argomenti sui quali la mostra intende per frammenti soffermarsi: da un canto un percorso cronologico, dallo Spinario ai Fregi del Partenone, in cui il riaffiorare di una statua antica sancisce un momento chiave nella riscoperta dell’antica Grecia, riscoperta che prima e a lungo avviene “miticamente” attraverso Roma e che solo all’inizio dell’800 torna, con le grandi campagne archeologiche, ai luoghi d’origine; dall’altro un rimando di sala in sala a una particolare sfera della mitologia classica, con riferimento alle immagini degli dei e degli eroi che le copie rappre-sentano, ponendo l’accento su quella forza di attrazione che il mito classico possiede ancora ai nostri giorni e che da sempre ci viene trasmessa dai versi e dalle pagine di poeti e scrittori. Spinario.
«Per molti secoli – scrivono Haskell e Penny in un libro (L’antico nella storia del gusto) che ha per un verso fatto da guida nell’ideazione della mostra – chiunque avanzasse pretese di buon gusto ammetteva che in un limitato numero di sculture antiche era stato raggiunto il culmine della creatività artistica». Le copie di molte di esse costellano il percorso della mostra. Lungo quattro secoli, dal XVI secolo fino alla fine del XIX secolo, i capolavori della scultura antica segnarono profondamente la cultura europea, influenzando sia i gusti dell’aristocrazia e della borghesia, sia i principi estetici e morali di scrittori studiosi e artisti. Il trionfo del Classico, basato sulla fama delle “sculture famose” dell’antichità, raggiunse l’apogeo tra la seconda metà del 700 e la prima dell’800, forte dell’autorità universale del Winckelmann, del Canova, di Goethe, di Schiller.
Dal XVIII secolo, specialmente al Nord delle Alpi e a seguito del Grand Tour che toccava Roma e Napoli e tutto il Sud dell’Italia, vennero collezionate da nobili, da artisti o da antiquari copie in gesso delle statue greche più conosciute, in modo da poterle studiare ed ammirare agevolmente. Il fenomeno delle copie in gesso ebbe perciò un ruolo determinante nella comprensione dell’arte classica. Con i radicali mutamenti d’inizio XX secolo esse ora appaiono come fantasmi di un’epoca, nobili decaduti e senza dimora: oggi stentiamo a recepire la straordinaria rilevanza che il culto dell’antico, e quindi la diffusione delle copie dei capolavori della scultura ellenistica, ebbe nella nostra cultura fino all’inizio del 900.
Questa mostra al Museo d’arte di Mendrisio rappresenta per la Skulpturhalle di Basilea – non a caso il più antico museo della città renana – un ritorno alle origini, poiché venerazione e interesse per la classicità rimandano direttamente alla genesi della gipsoteca. Il nucleo della sua collezione risale proprio al tardo XVIII secolo, quando Johann Rudolf Burckhardt acquistò una serie di calchi di famose sculture greche (in parte proprio dalla collezione del grande artista neoclassico A. R. Mengs).
Il percorso espositivo, come detto, segue da una parte il filo cronologico della riscoperta di alcuni tra i massimi capolavori della scultura antica che partendo dall’ epoca rinascimentale conduce fino alla fine dell’800; dall’altra si raccoglie attorno ad alcune figure centrali della mitologia (Dioniso, Apollo, Ermes, Eracle, Achille, Ulisse, Afrodite, Psiche, Niobe …) portatrici di un significato simbolico-psicologico scoperto analizzato e amplificato tra la fine dell’800 e l’inizio del 900. Le copie verranno accompagnate dalle vedute piranesiane della Roma settecentesca, fulcro della riscoperta “mitica” della Grecia antica, e da una ricca scelta di antichi libri (da Caylus a Montfaucon, da Winckelmann a Visconti) che riporte-ranno l’eco della grande scoperta.
I temi e il taglio della mostra, che non mancheranno di suscitare la curiosità del conoscitore, intendono comunque – e soprattutto – avvicinare le scuole e i giovani in generale a una straordinaria civiltà del passato, quella dell’antica Grecia, per farne percepire miti e ideali di cui l’influsso si è prolungato lungamente nel tempo. Alle scuole saranno dedicati un programma e attività didattiche che daranno modo di soffermarsi piacevolmente sulla tecnica e soprattutto, grazie a numerose schede in cui viene descritto il personaggio e ripresi alcuni versi o sentenze a lui dedicati, sulle favolose leggende e figure della mitologia classica.
10
novembre 2006
Le più belle statue dell’antichità
Dal 10 novembre 2006 al 14 gennaio 2007
arte antica
Location
MUSEO D’ARTE
Mendrisio, Piazzetta dei Serviti, 1, (Mendrisio)
Mendrisio, Piazzetta dei Serviti, 1, (Mendrisio)
Biglietti
Fr 8.- ridotti Fr 5.-
€ 5 ridotti € 3,5
Orario di apertura
Martedì – Domenica 10-12 / 14- 17 Lunedì chiuso
Vernissage
10 Novembre 2006, ore 18
Curatore