E’ difficile dire di Sansevrino qualcosa di più pertinente e significativo rispetto a quanto ne hanno scritto studiosi e critici che si sono occupati di lui. L’artista, il quale dipinge fin dalla gioventù, ha presto (appena quarantunenne) attirato l’attenzione degli esperti; essi hanno interpretato con grande finezza e penetrazione il suo modo di esprimersi, sottolineandone l’aspetto intellettuale ma insieme la padronanza tecnica, con il variare costante dei materiali. Va comunque sottolineato che, come ogni artista di qualità, egli ha evoluto man mano il suo stile e anche i suoi argomenti espressivi; la formula con la quale la sua personalità si era portata in primo piano nell’interesse dei commentatori giocava in particolare su un groviglio stilistico, come se si trattasse di una scrittura filiforme sviluppata ad intrecci. Oggi misteriosamente i suoi supposti paesaggi, o rappresentazioni di interni, sono impastati sulla base di una fluidità ritmica che si porta al limite dell’astrazione pura, senza che possiamo leggerli come scritture; anzi sembra che si tratti di respiri dolci e profondi, vaporosi, dove i singoli momenti compositivi sono messi in evidenza solo dalla verità dei colori, morbidamente accoppiati; e sottolineati da titoli interpretativi; come se ogni immagine fosse il tradursi di una misteriosa emozione. Si potrebbe dire che la produzione attuale di Sansevrino sia una deliberata traduzione in immagini di una psicologia sciolta e morbida; sia dunque la testimonianza che l’arte è il riflesso visibile di soprassalti interiori. Sansevrino non ha smesso di essere un artista intellettuale.
Rossana Boscaglia.