Luigi Colaleo, noto avvocato milanese ma caltagironese per la nascita e il continuo legame affettivo con questa città, appassionato viaggiatore e raffinato cultore dell’arte, coniugando le due passioni con quella per i presepi, derivata dall’antica tradizione caltagironese risalente almeno al XVII secolo, ha creato una sua personale collezione, di circa 1000 pezzi, che ha deciso di donare al Comune di Caltagirone, insieme ad un’interessante biblioteca specialistica ed altre raccolte d’arte per la costituzione di un Museo Internazionale del Presepe.

La nuova struttura museale sarà ospitata nell’elegante l’edificio dell’ex Biblioteca Civica S. Luigi, realizzato nei primi del ‘900 dall’Architetto palermitano Ernesto Basile presso l’ingresso meridionale del meraviglioso, ottocentesco, Giardino Pubblico, ampliando la già ricca articolazione museale civica, verso la zona nuova della città dove già si trova, presso l’incantevole Villa Patti, il Museo Civico delle Ville Storiche Caltagironesi e Siciliane, mentre sono nel centro storico della città, il Museo Civico al Carcere Borbonico e la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea all’Ospedale delle Donne.

I nuclei più importanti che costituiscono la collezione riguardano il presepe napoletano antico; quello caltagironese, antico e moderno, popolare e colto; quello pugliese; quello dell’America Settentrionale e Meridionale; dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa.

Nella sua prima fase espositiva saranno esposte le sezioni di: Napoli, con presepi antichi tra cui alcuni eccezionali pezzi del XVIII secolo, come i rarissimi pastori di Giuseppe Sammartino (Napoli 1720 – 1793), e di Caltagirone, con presepi antichi, dei celebri figurinai caltagironesi dell’ Ottocento: Giacomo Bongiovanni Vaccaro, Francesco Bonanno e Padre Benedetto Papale, frate Francescano, famoso anche per aver per primo ideato disegni naturalistici floreali e architettonici per l’illuminazione della notissima Scala di S. Maria del Monte. Infine, sempre di Caltagirone, presepi popolari, per lo più del Sette-Ottocento, espressivi e coloratissimi nella serie quasi senza fine di popolani, contadini, pastori, portanti doni alla Santa Grotta, e di artisti ceramisti contemporanei quali Giuseppe Bonaccorso, Francesco Navanzino, Felice Bruna Fiorentino, Enzo Venniro e molti altri.