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Medhat Shafik – La corte di Kublai Khan
Le opere che Shafik presenta in questa mostra sono il risultato, multiforme e raffinato, di esperienze, impressioni, desideri e riflessioni che hanno colmato l’anima dell’artista nei suoi viaggi reali o immaginari
Comunicato stampa
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Venerdi 24 novembre, in una vernice aperta dalle ore 18.00, Rosso20sette artecontemporanea presenterà a Roma per la prima volta il lavoro di Medhat Shafik dal titolo: " La Corte di Kublai Khan" .
Le opere che Shafik presenta in questa mostra sono il risultato, multiforme e raffinato, di esperienze, impressioni, desideri e riflessioni che hanno colmato l’anima dell’artista nei suoi viaggi reali o immaginari. Nel loro morbido e commovente candore, queste carte di cotone assorbono e attraggono a sé frammenti di materia trovati o recuperati chissà dove e custoditi dall’artista come gemme preziose. Tessuti dai colori splendenti, sete e garze leggerissime e impalpabili si sovrappongono o si mescolano a fibre di canapa, carte, granelli di sabbia o schegge di vetro levigate dall’acqua, legati insieme dagli oli e dai pigmenti puri di colore. Sono stratificazioni di vita reale, concreta, che Shafik sceglie perché possiedono una loro storia e trascinano con sé un intero mondo di significati, immagini e sensazioni. Sulla superficie dell’opera questi elementi dialogano però secondo un ordine che non è mai lineare, razionale, logico. Si assestano piuttosto in funzione di una narrazione emotiva, passionale e immaginifica Come le città evocate da Marco Polo si innalzano su un groviglio di dati ramificati e mai univoci, dove "il filo del discorso è segreto, le regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra", così anche le immagini create da Shafik riflettono una realtà ricca e mutevole, come quella di un diamante sfaccettato che assume infinite e imprevedibili coloriture a seconda dell’intensità e dell’angolazione dei raggi che lo colpiscono.
Medhat Shafik
è nato in Egitto nel 1956 e dal 1976 vive e opera in Italia. Diplomato in pittura e scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, dagli anni Ottanta partecipa con successo a molte rassegne artistiche nazionali ed internazionali. Nel 1991 partecipa a due importanti rassegne a Ferrara, a Palazzo dei Diamanti, Akhanaton: sette pittori del moderno Egitto a cura di C.Siniscalco e a Marsala, al Museo d’arte contemporanea, Il Sud del mondo, l’altra arte contemporanea curata da C. Strano. La sua consacrazione arriva con la Biennale di Venezia del 1995, dove il Padiglione Egitto da lui rappresentato viene premiato con il Leone d’oro alle Nazioni. Dal 1995 si susseguono le sue presenze in Italia e all’estero sia in spazi pubblici sia privati: nel 1996 a Mantova, a Palazzo Ducale, con la mostra La Croce e il vuoto , testo di A. Amati, nel 1997 al Museo della Repubblica di San Marino Luoghi curata da A. Fiz e a Ghibellina inizia la realizzazione di un’opera monumentale Qanat, le rotte del cielo nell’ambito delle Orestiadi.Nel 1998 la personale a Les Mans, al Centre Culturel l’Espal, la rassegna Mediterranea all’Hotel de Ville di Bruxelles, e la partecipazione alla VI Biennale du Film sur l’art al Centre Pompidou a Parigi con Il percorso dell’asceta . Nel 1999 realizza l’installazione La via della seta in San Francesco a Como, curata da Alberto Fiz ed Elena Pontiggia , è presente con una personale ad Art Basel 30 e alla Galleria Comunale di Cervia, Ex Pescheria, con l’installazione Il risveglio della Fenice: Fuoco curata da C. Cerritelli.Nel 2001 espone alla Galleria d’arte Contemporanea di Bad Homburg in Germania, alla Galleria Civica d’arte Moderna di Spoleto, Palazzo Racani Arroni, Nidi di luce curata da Martina Corgnati e, all’Arengario di Milano, Tutto l’odio del mondo curata da A. Riva. Nel 2002 inizia il nuovo ciclo di opere Sabbie, impronte su carta , presentate da Marco Meneguzzo, a Pietrsanta e a Milano e partecipa a Glass Way, le stanze del vetro dall’archeologia ai giorni nostri curata da M. Sciaccaluga al Museo Archeologico di Aosta.Nel 2003 espone una personale all’Accademia di Belle Arte di Brescia, partecipa a l’Ebrezza di Noè alla Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di San Giminiano e alla Biennale Internazionale de Il Cairo vincendo il The Nile Grand Prize . Nel 2004 a Verona l’installazione La dimora del poeta viene esposta e acquisita nella collezione Permanente del Museo di Palazzo Forti e partecipa a Medioevo prossimo Venturo curata da M. Sciaccaluga al Palazzo Pretorio di Certaldo.Nel 2005 partecipa alla rassegna Identità e nomadismi curata da Lorenzo Fusi e Marco Pierini al Museo d’arte Contemporanea di Siena alle Papesse.
Compare nella Timeline of Art History del Metropolitan Museum di New York come esponente dell'Arte Egiziana Moderna.
Le sue opere sono presenti in molte collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.
Le opere che Shafik presenta in questa mostra sono il risultato, multiforme e raffinato, di esperienze, impressioni, desideri e riflessioni che hanno colmato l’anima dell’artista nei suoi viaggi reali o immaginari. Nel loro morbido e commovente candore, queste carte di cotone assorbono e attraggono a sé frammenti di materia trovati o recuperati chissà dove e custoditi dall’artista come gemme preziose. Tessuti dai colori splendenti, sete e garze leggerissime e impalpabili si sovrappongono o si mescolano a fibre di canapa, carte, granelli di sabbia o schegge di vetro levigate dall’acqua, legati insieme dagli oli e dai pigmenti puri di colore. Sono stratificazioni di vita reale, concreta, che Shafik sceglie perché possiedono una loro storia e trascinano con sé un intero mondo di significati, immagini e sensazioni. Sulla superficie dell’opera questi elementi dialogano però secondo un ordine che non è mai lineare, razionale, logico. Si assestano piuttosto in funzione di una narrazione emotiva, passionale e immaginifica Come le città evocate da Marco Polo si innalzano su un groviglio di dati ramificati e mai univoci, dove "il filo del discorso è segreto, le regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra", così anche le immagini create da Shafik riflettono una realtà ricca e mutevole, come quella di un diamante sfaccettato che assume infinite e imprevedibili coloriture a seconda dell’intensità e dell’angolazione dei raggi che lo colpiscono.
Medhat Shafik
è nato in Egitto nel 1956 e dal 1976 vive e opera in Italia. Diplomato in pittura e scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, dagli anni Ottanta partecipa con successo a molte rassegne artistiche nazionali ed internazionali. Nel 1991 partecipa a due importanti rassegne a Ferrara, a Palazzo dei Diamanti, Akhanaton: sette pittori del moderno Egitto a cura di C.Siniscalco e a Marsala, al Museo d’arte contemporanea, Il Sud del mondo, l’altra arte contemporanea curata da C. Strano. La sua consacrazione arriva con la Biennale di Venezia del 1995, dove il Padiglione Egitto da lui rappresentato viene premiato con il Leone d’oro alle Nazioni. Dal 1995 si susseguono le sue presenze in Italia e all’estero sia in spazi pubblici sia privati: nel 1996 a Mantova, a Palazzo Ducale, con la mostra La Croce e il vuoto , testo di A. Amati, nel 1997 al Museo della Repubblica di San Marino Luoghi curata da A. Fiz e a Ghibellina inizia la realizzazione di un’opera monumentale Qanat, le rotte del cielo nell’ambito delle Orestiadi.Nel 1998 la personale a Les Mans, al Centre Culturel l’Espal, la rassegna Mediterranea all’Hotel de Ville di Bruxelles, e la partecipazione alla VI Biennale du Film sur l’art al Centre Pompidou a Parigi con Il percorso dell’asceta . Nel 1999 realizza l’installazione La via della seta in San Francesco a Como, curata da Alberto Fiz ed Elena Pontiggia , è presente con una personale ad Art Basel 30 e alla Galleria Comunale di Cervia, Ex Pescheria, con l’installazione Il risveglio della Fenice: Fuoco curata da C. Cerritelli.Nel 2001 espone alla Galleria d’arte Contemporanea di Bad Homburg in Germania, alla Galleria Civica d’arte Moderna di Spoleto, Palazzo Racani Arroni, Nidi di luce curata da Martina Corgnati e, all’Arengario di Milano, Tutto l’odio del mondo curata da A. Riva. Nel 2002 inizia il nuovo ciclo di opere Sabbie, impronte su carta , presentate da Marco Meneguzzo, a Pietrsanta e a Milano e partecipa a Glass Way, le stanze del vetro dall’archeologia ai giorni nostri curata da M. Sciaccaluga al Museo Archeologico di Aosta.Nel 2003 espone una personale all’Accademia di Belle Arte di Brescia, partecipa a l’Ebrezza di Noè alla Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di San Giminiano e alla Biennale Internazionale de Il Cairo vincendo il The Nile Grand Prize . Nel 2004 a Verona l’installazione La dimora del poeta viene esposta e acquisita nella collezione Permanente del Museo di Palazzo Forti e partecipa a Medioevo prossimo Venturo curata da M. Sciaccaluga al Palazzo Pretorio di Certaldo.Nel 2005 partecipa alla rassegna Identità e nomadismi curata da Lorenzo Fusi e Marco Pierini al Museo d’arte Contemporanea di Siena alle Papesse.
Compare nella Timeline of Art History del Metropolitan Museum di New York come esponente dell'Arte Egiziana Moderna.
Le sue opere sono presenti in molte collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.
24
novembre 2006
Medhat Shafik – La corte di Kublai Khan
Dal 24 novembre 2006 al 07 gennaio 2007
arte contemporanea
Location
ROSSO20SETTE ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via D'ascanio, 27, (Roma)
Roma, Via D'ascanio, 27, (Roma)
Orario di apertura
martedi a sabato 11.00 - 19.30
domenica 11.00 - 14.00
Vernissage
24 Novembre 2006, ore 18
Autore