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Marina Previtali – Milano
Lo skyline si disegna tra fumi evanescenti e nebbie madreperlacee
Comunicato stampa
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Lo skyline si disegna tra fumi evanescenti e nebbie madreperlacee. “La città sale”, verrebbe da commentare, riecheggiando il titolo delle opere di Umberto Boccioni,che di questa stessa metropoli lombarda fece il soggetto di suoi celebri dipinti e bozzetti. Milano allora, un secolo fa, era simbolo di progresso, della civiltà che avanza, della potenza economica e industriale che si afferma. Oggi è un crogiuolo di fermenti culturali e di contrasti sociali ed etnici.
Le tele presentate da Marina Previtali e dedicate a “Milano” documentano i mille volti di una città in evoluzione, che ha nelle sue architetture i punti più significativamente emergenti, quelli cui ci si può aggrappare visivamente senza timore di venire travolti dalla velocità di cui si nutrono qui le ore, i giorni, i mesi, gli anni: dalla Torre Velasca ai silos di sironiana memoria, dalla Stazione Centrale, compatta e bombata come uno scrigno art déco, alle aree periferiche, apparentemente in disarmo; dal Pirellone ai grattacieli di più recente edificazione, svettanti proprio là dove la città va stemperandosi negli spazi suburbani, accostati spesso gli uni agli altri con proterva incongruenza.
Ma qui Milano appare anche una città fantasma, dove non si rintraccia presenza umana, dove i colori, desunti da una tavolozza intinta nelle terre, nei grigi bituminosi, negli aranci dei tramonti affuocati, insinuano languori e inquietudine. Il pennello ora sorvola a grande altezza l’irto susseguirsi dei parallelepipedi in cemento, pavimentando lo sguardo di fitte e irregolari geometrie, ora innalzando l’orizzonte, squarciando i cieli brumosi di una luce opaca e cangiante, sollevando lo sguardo verso lontananze imprigionate dall’apparente assenza di profondità. Talvolta l’obiettivo della “macchina pittorica”, che esplora e documenta, come si trattasse in molti casi di un vero e proprio ‘strumento’ fotografico, si abbassa abbracciando orizzontalmente inquadrature ampie e vibranti, trasportandoci ai piedi di quei giganti in acciaio, cemento e cristallo che si impongono come templi della contemporaneità.
Le visioni urbane non sono certo nuove alla ricerca di Marina Previtali, che ha spesso privilegiato la rappresentazione di scorci metropolitani, infondendo ora afflato crepuscolare ora slancio vitalistico ai paesaggi scanditi dai segnali macroscopici di una crescita spesso smisurata e impellente. In questi ultimi dipinti, datati dal 2002 a oggi, si accentua la drammaticità del tratto, si rafforza il modularsi del chiaroscuro, si sfrangia la pennellata, che ora si ricompone in stesure brevi ora si dilunga in sciabolate di neri, gialli, aranci. Come se lo sguardo che scandaglia tralicci, ponti ferruginosi, binari e strutture industriali sia sollecitato da una sorta di nuova partecipazione emotiva, scaturita dall’avventurarsi in luoghi che sono anche schermo della nostra lacerata quotidianità.
Alessandra Quattordio
Le tele presentate da Marina Previtali e dedicate a “Milano” documentano i mille volti di una città in evoluzione, che ha nelle sue architetture i punti più significativamente emergenti, quelli cui ci si può aggrappare visivamente senza timore di venire travolti dalla velocità di cui si nutrono qui le ore, i giorni, i mesi, gli anni: dalla Torre Velasca ai silos di sironiana memoria, dalla Stazione Centrale, compatta e bombata come uno scrigno art déco, alle aree periferiche, apparentemente in disarmo; dal Pirellone ai grattacieli di più recente edificazione, svettanti proprio là dove la città va stemperandosi negli spazi suburbani, accostati spesso gli uni agli altri con proterva incongruenza.
Ma qui Milano appare anche una città fantasma, dove non si rintraccia presenza umana, dove i colori, desunti da una tavolozza intinta nelle terre, nei grigi bituminosi, negli aranci dei tramonti affuocati, insinuano languori e inquietudine. Il pennello ora sorvola a grande altezza l’irto susseguirsi dei parallelepipedi in cemento, pavimentando lo sguardo di fitte e irregolari geometrie, ora innalzando l’orizzonte, squarciando i cieli brumosi di una luce opaca e cangiante, sollevando lo sguardo verso lontananze imprigionate dall’apparente assenza di profondità. Talvolta l’obiettivo della “macchina pittorica”, che esplora e documenta, come si trattasse in molti casi di un vero e proprio ‘strumento’ fotografico, si abbassa abbracciando orizzontalmente inquadrature ampie e vibranti, trasportandoci ai piedi di quei giganti in acciaio, cemento e cristallo che si impongono come templi della contemporaneità.
Le visioni urbane non sono certo nuove alla ricerca di Marina Previtali, che ha spesso privilegiato la rappresentazione di scorci metropolitani, infondendo ora afflato crepuscolare ora slancio vitalistico ai paesaggi scanditi dai segnali macroscopici di una crescita spesso smisurata e impellente. In questi ultimi dipinti, datati dal 2002 a oggi, si accentua la drammaticità del tratto, si rafforza il modularsi del chiaroscuro, si sfrangia la pennellata, che ora si ricompone in stesure brevi ora si dilunga in sciabolate di neri, gialli, aranci. Come se lo sguardo che scandaglia tralicci, ponti ferruginosi, binari e strutture industriali sia sollecitato da una sorta di nuova partecipazione emotiva, scaturita dall’avventurarsi in luoghi che sono anche schermo della nostra lacerata quotidianità.
Alessandra Quattordio
13
dicembre 2006
Marina Previtali – Milano
Dal 13 dicembre 2006 al 24 febbraio 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA PREVITALI
Milano, Via Elia Lombardini, 14, (Milano)
Milano, Via Elia Lombardini, 14, (Milano)
Vernissage
13 Dicembre 2006, ore 18.30
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