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Piergiorgio Colombara – La mimesi del simulacro
in galleria saranno presentate sculture in bronzo e in ceramica selezionate da Riccardo Zelatore e Franco Balestrini realizzate dall’artista genovese nell’ultimo periodo
Comunicato stampa
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Sarà inaugurata il giorno 9 Dicembre, alle ore 18.00, nelle sale di Via Isola 40, la mostra personale Piergiorgio COLOMBARA. La mimesi del simulacro. In galleria saranno presentate sculture in bronzo e in ceramica selezionate da Riccardo Zelatore e Franco Balestrini realizzate dall’artista genovese nell’ultimo periodo.
Talento sensibile e instancabile, lo scultore genovese Piergiorgio Colombara, con le sue opere si pone e ci conduce in una dimensione intermedia tra il silenzio, il ricordo di tempi perduti, la memoria di età più vicine e l’evidenza della contemporaneità. Le sue sculture, ora metafore armoniche ora reminescenze archetipe anche solo evocate, raccontano di un’arte concepita come simbolo, forza espressiva che proviene da un altrove e guarda lontano, mescolando, attraverso il concretarsi della materia, storia e immaginazione, verità e leggenda. Le immagini, arcaiche e rituali, offerte da molte sue opere provengono da una cultura che potremmo situare a metà tra la cultura tecnologica e quella umanistica. Nella sua scultura più libera e musicale, quanto in quella più astratta e severa, è infatti sempre rintracciabile l’uomo: se non è leggibile la descrizione dell’oggetto, vi si trova la presenza dell’uomo come soggetto. I lavori di Colombara sono umani e trasmettono calore: si sente, osservandoli, che sono stati accarezzati dallo sguardo dell’autore, modellati dalle sue mani, trattenuti e controllati dalla sua ragione. La sua scultura è ancora opera d’artista artigiano, non è prodotto di macchina, esito di tecnologia o lavoro di gruppo. Semmai è costruita con passione, perfetta nella misura in cui può risultare perfetta la mano dell’uomo, conosce i grumi rugosi della saldatura, la lieve incertezza di un elemento che cerca di essere perpendicolare al piano di base, l’ondulazione di una lamiera ribelle, le macchie verdastre dell’acido in vista, a castigare ulteriormente troppo austere perfezioni e a richiamare quella rilevante parte di casualità che accompagna ogni azione. Ecco quindi l’umanità di Colombara, segnale di una presenza intensa, mai sospesa durante le fasi della lavorazione, una indomita varietà nella invenzione fantastica anche nell’uso di materiali diversi, sempre impiegati con misura e senza eccessi. Non si possono prendere di petto questi lavori che attirano con la mobilità delle allusioni, ma si valgono di un gergo che risulta astruso e familiare al contempo, che ci sorprende costringendoci a tornare ripetutamente sui nostri passi. Senza mai nascondere la propria sostanza fisica, le sculture di Colombara si sono trasformate nel tempo, ma ottone, legno, cera, piombo, ceramica e vetro, rimangono i materiali d’elezione, che l’artista usa con sapienza e padronanza. Materie tradizionali le cui qualità restituiscono alle immagini moderne create dall’artista il riconoscimento di valori antichi. Colombara forgia e impagina i suoi lavori con discrezione tendendo a una armonia essenziale, a una proporzione che è sintesi tra le parti, modulazione di luce e ombra, brillantezza e opacità, trasparenza e offuscamento. In un mondo che ogni giorno grida per farsi sentire, che sembra soffocare dentro il vortice pauroso delle sue stesse immagini, Colombara innalza la scultura dal suolo per portarla nel silenzio. Questa sua frequente aspirazione ad ascendere, quasi una brama di cielo di gotica reminiscenza, coincide in realtà con la volontà di strappare la scultura dal suo spazio fittizio per collocarla entro il suo spazio reale. Le ultime opere in bronzo di Piergiorgio, gravide di una storia sconosciuta e fantastica, sono costumi abbandonati dagli spiriti, sono la presenza tangibile di un’assenza: l’assenza del divino. Sono veicolo di purificazione e crescita iniziatica, un ponte verso la rivelazione delle nostre ombre, verso l’unità perduta. Queste opere sono traccia di una lontananza, quella del sacro, nella quotidiana risonanza di rumori, voci, bisbigli del mondo. Segni di un passaggio divino, di un dio che la secolarizzazione ha liberato dalla relegazione nelle religioni, non temono il palesamento dell’essere nella sua interezza. Lo avvolgono e si lasciano avvolgere come fosse un amante. Lo lasciano accedere, sono la riscoperta dell’attimo in cui si vive, tutto intero.
Con questa mostra, Balestrini centro cultura arte contemporanea vuole ancora una volta confermare il proprio impegno nella documentazione e proposizione di figure artistiche di riferimento nel panorama internazionale.
Riccardo Zelatore
Talento sensibile e instancabile, lo scultore genovese Piergiorgio Colombara, con le sue opere si pone e ci conduce in una dimensione intermedia tra il silenzio, il ricordo di tempi perduti, la memoria di età più vicine e l’evidenza della contemporaneità. Le sue sculture, ora metafore armoniche ora reminescenze archetipe anche solo evocate, raccontano di un’arte concepita come simbolo, forza espressiva che proviene da un altrove e guarda lontano, mescolando, attraverso il concretarsi della materia, storia e immaginazione, verità e leggenda. Le immagini, arcaiche e rituali, offerte da molte sue opere provengono da una cultura che potremmo situare a metà tra la cultura tecnologica e quella umanistica. Nella sua scultura più libera e musicale, quanto in quella più astratta e severa, è infatti sempre rintracciabile l’uomo: se non è leggibile la descrizione dell’oggetto, vi si trova la presenza dell’uomo come soggetto. I lavori di Colombara sono umani e trasmettono calore: si sente, osservandoli, che sono stati accarezzati dallo sguardo dell’autore, modellati dalle sue mani, trattenuti e controllati dalla sua ragione. La sua scultura è ancora opera d’artista artigiano, non è prodotto di macchina, esito di tecnologia o lavoro di gruppo. Semmai è costruita con passione, perfetta nella misura in cui può risultare perfetta la mano dell’uomo, conosce i grumi rugosi della saldatura, la lieve incertezza di un elemento che cerca di essere perpendicolare al piano di base, l’ondulazione di una lamiera ribelle, le macchie verdastre dell’acido in vista, a castigare ulteriormente troppo austere perfezioni e a richiamare quella rilevante parte di casualità che accompagna ogni azione. Ecco quindi l’umanità di Colombara, segnale di una presenza intensa, mai sospesa durante le fasi della lavorazione, una indomita varietà nella invenzione fantastica anche nell’uso di materiali diversi, sempre impiegati con misura e senza eccessi. Non si possono prendere di petto questi lavori che attirano con la mobilità delle allusioni, ma si valgono di un gergo che risulta astruso e familiare al contempo, che ci sorprende costringendoci a tornare ripetutamente sui nostri passi. Senza mai nascondere la propria sostanza fisica, le sculture di Colombara si sono trasformate nel tempo, ma ottone, legno, cera, piombo, ceramica e vetro, rimangono i materiali d’elezione, che l’artista usa con sapienza e padronanza. Materie tradizionali le cui qualità restituiscono alle immagini moderne create dall’artista il riconoscimento di valori antichi. Colombara forgia e impagina i suoi lavori con discrezione tendendo a una armonia essenziale, a una proporzione che è sintesi tra le parti, modulazione di luce e ombra, brillantezza e opacità, trasparenza e offuscamento. In un mondo che ogni giorno grida per farsi sentire, che sembra soffocare dentro il vortice pauroso delle sue stesse immagini, Colombara innalza la scultura dal suolo per portarla nel silenzio. Questa sua frequente aspirazione ad ascendere, quasi una brama di cielo di gotica reminiscenza, coincide in realtà con la volontà di strappare la scultura dal suo spazio fittizio per collocarla entro il suo spazio reale. Le ultime opere in bronzo di Piergiorgio, gravide di una storia sconosciuta e fantastica, sono costumi abbandonati dagli spiriti, sono la presenza tangibile di un’assenza: l’assenza del divino. Sono veicolo di purificazione e crescita iniziatica, un ponte verso la rivelazione delle nostre ombre, verso l’unità perduta. Queste opere sono traccia di una lontananza, quella del sacro, nella quotidiana risonanza di rumori, voci, bisbigli del mondo. Segni di un passaggio divino, di un dio che la secolarizzazione ha liberato dalla relegazione nelle religioni, non temono il palesamento dell’essere nella sua interezza. Lo avvolgono e si lasciano avvolgere come fosse un amante. Lo lasciano accedere, sono la riscoperta dell’attimo in cui si vive, tutto intero.
Con questa mostra, Balestrini centro cultura arte contemporanea vuole ancora una volta confermare il proprio impegno nella documentazione e proposizione di figure artistiche di riferimento nel panorama internazionale.
Riccardo Zelatore
09
dicembre 2006
Piergiorgio Colombara – La mimesi del simulacro
Dal 09 dicembre 2006 al 15 gennaio 2007
arte contemporanea
Location
BALESTRINI CENTRO CULTURA ARTE CONTEMPORANEA
Albissola Marina, Via Ferdinando Isola, 40, (Savona)
Albissola Marina, Via Ferdinando Isola, 40, (Savona)
Orario di apertura
16-19; domenica chiuso
Vernissage
9 Dicembre 2006, ore 18
Autore
Curatore