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Renzo Crociara – Qualcosa di segreto
pittura con opere antologiche
Comunicato stampa
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Renzo Crociara nasce a Codigoro (Ferrara) il 4 febbraio del 1950.
Scrive Massimo Martelli:
Capita di frequente che dall’esperienza creativa di un artista scaturiscano opere parecchio distanti fra loro dal punto di vista formale, stilistico ed anche tecnico; ciò che il più delle volte resta difficile, per l’esecutore, è conservare intatta nelle tele, pur nella difformità dei risultati, una propria impronta, una personalità non confondibile, lo schietto carattere primario, un marchio insomma.
Attraverso più di tre decadi la pittura di Renzo Crociara, nonostante il lungo cammino, sembra non avere mai perso di vista l’intento iniziale. La primigenia tensione verso la descrizione della realtà, il desiderio di approfondimento conoscitivo delle cose, anche quando la “cosa” in questione siamo noi stessi, il tentativo di penetrazione oltre l’immediatezza dell’esperienza visiva, sono rimasti inalterati dagli anni ’70 ad oggi. Ciò che è variato negli anni è l’approccio tecnico, il rapporto con la sostanza pittorica, con la materia ed il formato del supporto.
Nelle opere prodotte attorno alla metà degli anni ’70, quasi tutte realizzate ad acrilico su tele di grandi dimensioni, Crociara prende in esame scorci urbani, momenti legati alla più comune esperienza della quotidianità, e lo fa bloccando i soggetti in inquadrature tagliate secondo un gusto non povero di riferimenti cinematografici. ….il pittore ricostruisce l’architettura di un “universo minimo” (questo ossimoro rende, probabilmente meglio di altre più prolisse definizioni, il senso della pittura di Crociara) ……..
…..I lavori del nuovo millennio…. costante della natura morta, quasi volatilizzata o celata da una fitta cortina di pulviscolo. Sono tutte tavole ad olio (di dimensioni medio-piccole, qualche volta piccolissime) dove tutto si sgretola, si polverizza, si vaporizza; spesso una flebile luce ci lascia cogliere solo un particolare di un ambiente più ampio, i soggetti si intravedono solamente, o sono soltanto lasciati intuire, come il volto della ragazza di spalle. Riemerge qui il rapporto, mai estinto, del pittore con il territorio ferrarese e padano e con le nebbie che sono l’emanazione tipica di quei luoghi. Una nebbia pesante e densa, che plasma la fisionomia dei paesaggi.
Appare qui presente, più che in ogni altro momento della pittura di Crociara, lo schermo opaco o traslucido cui si è fatto cenno all’inizio; un “vetro” dietro il quale i casolari, le dàrsene, i pioppeti sono come spettri, composti con un segno calibrato che non ha nulla di frenetico, ma è come “lasciato riposare”. Le architetture tuttavia non perdono, a livello di trama e impostazione, il rigore disegnativo, né la solidità prospettica, evidente tramando della precedente esperienza iperrealista.
Il senso di rarefazione che permea questi lavori, in cui tutto si fa atmosfera, rimanda a certe vedute lagunari di Francesco Guardi, al quale il pittore sembra ispirarsi nel ricercare un effetto di smaterializzazione dell’immagine.
A questo punto della ricerca e dell’opera di Crociara comincia a prendere corpo la risposta alla domanda che è stata il leitmotiv di questa analisi: “Che cosa e chi c’è al di qua e al di là del quadro?” La risposta si configura come la presa di coscienza, la consapevolezza da parte dell’artista che forse la realtà, persona, cosa o paesaggio che sia, non deve necessariamente essere chiarita in ogni dettaglio, ma è più appagante, sublime quasi, farle conservare qualche cosa di ineffabile, di nascosto, di segreto. Questo concetto ungarettiano secondo cui un’opera d’arte, poesia pittura o altro, per essere tale deve conservare “quel nulla d’inesauribile segreto”, si attaglia con una certa proprietà alla poeticità delle tavole di questi ultimi anni.
E lo spessore artistico di queste ultime affascinanti opere, è stato perfettamente descritto da Vittorio Sgarbi nel saggio introduttivo all'ultimo catalogo dell'artista edito da Mondadori, disponibile al pubblico bolognese durante la mostra durante la quale verranno esposte anche le opere giovanili di Palazzo Dei Diamanti
' Le differenze tra oggetto e spazio, fra figura e figura si stemperano sotto l'effetto di un'aria nebbiosa, vaporosa, tangibile: in essa le cose si manifestano come in un'apparizione, come una rivelazione della natura nella sua essenza spirituale, nella sua sostanza prima. Non conta più la distinzione, conta l'unità della sensazione e del sentimento. Non ci sono più solo nature morte, sempre più ridotte all'essenziale, luogo privilegiato della riflessione, ma anche paesaggi di straordinaria suggestione…
…Il processo di interiorizzazione del reale si è ormai del tutto compiuto, in parallelo alla maturazione come uomo e come artista di Crociara: come è lontana quella produzione giovanile, pure apprezzabilissima, quando ancora l'impatto con la realtà era frontale, istintivo, senza mediazioni. Ora tutto è mutato in Crociara: le sue nature morte, i suoi paesaggi sono diventati luoghi dell'anima, misteriosi e solitari, capaci di affascinarci, di colpirci nel profondo del cuore.'
Di lui hanno scritto: Franco Solmi, Franco Farina, Beatrice Rigobello Autizi, Franco Basile, Vittorio Sgarbi, Massimo Martelli.
Scrive Massimo Martelli:
Capita di frequente che dall’esperienza creativa di un artista scaturiscano opere parecchio distanti fra loro dal punto di vista formale, stilistico ed anche tecnico; ciò che il più delle volte resta difficile, per l’esecutore, è conservare intatta nelle tele, pur nella difformità dei risultati, una propria impronta, una personalità non confondibile, lo schietto carattere primario, un marchio insomma.
Attraverso più di tre decadi la pittura di Renzo Crociara, nonostante il lungo cammino, sembra non avere mai perso di vista l’intento iniziale. La primigenia tensione verso la descrizione della realtà, il desiderio di approfondimento conoscitivo delle cose, anche quando la “cosa” in questione siamo noi stessi, il tentativo di penetrazione oltre l’immediatezza dell’esperienza visiva, sono rimasti inalterati dagli anni ’70 ad oggi. Ciò che è variato negli anni è l’approccio tecnico, il rapporto con la sostanza pittorica, con la materia ed il formato del supporto.
Nelle opere prodotte attorno alla metà degli anni ’70, quasi tutte realizzate ad acrilico su tele di grandi dimensioni, Crociara prende in esame scorci urbani, momenti legati alla più comune esperienza della quotidianità, e lo fa bloccando i soggetti in inquadrature tagliate secondo un gusto non povero di riferimenti cinematografici. ….il pittore ricostruisce l’architettura di un “universo minimo” (questo ossimoro rende, probabilmente meglio di altre più prolisse definizioni, il senso della pittura di Crociara) ……..
…..I lavori del nuovo millennio…. costante della natura morta, quasi volatilizzata o celata da una fitta cortina di pulviscolo. Sono tutte tavole ad olio (di dimensioni medio-piccole, qualche volta piccolissime) dove tutto si sgretola, si polverizza, si vaporizza; spesso una flebile luce ci lascia cogliere solo un particolare di un ambiente più ampio, i soggetti si intravedono solamente, o sono soltanto lasciati intuire, come il volto della ragazza di spalle. Riemerge qui il rapporto, mai estinto, del pittore con il territorio ferrarese e padano e con le nebbie che sono l’emanazione tipica di quei luoghi. Una nebbia pesante e densa, che plasma la fisionomia dei paesaggi.
Appare qui presente, più che in ogni altro momento della pittura di Crociara, lo schermo opaco o traslucido cui si è fatto cenno all’inizio; un “vetro” dietro il quale i casolari, le dàrsene, i pioppeti sono come spettri, composti con un segno calibrato che non ha nulla di frenetico, ma è come “lasciato riposare”. Le architetture tuttavia non perdono, a livello di trama e impostazione, il rigore disegnativo, né la solidità prospettica, evidente tramando della precedente esperienza iperrealista.
Il senso di rarefazione che permea questi lavori, in cui tutto si fa atmosfera, rimanda a certe vedute lagunari di Francesco Guardi, al quale il pittore sembra ispirarsi nel ricercare un effetto di smaterializzazione dell’immagine.
A questo punto della ricerca e dell’opera di Crociara comincia a prendere corpo la risposta alla domanda che è stata il leitmotiv di questa analisi: “Che cosa e chi c’è al di qua e al di là del quadro?” La risposta si configura come la presa di coscienza, la consapevolezza da parte dell’artista che forse la realtà, persona, cosa o paesaggio che sia, non deve necessariamente essere chiarita in ogni dettaglio, ma è più appagante, sublime quasi, farle conservare qualche cosa di ineffabile, di nascosto, di segreto. Questo concetto ungarettiano secondo cui un’opera d’arte, poesia pittura o altro, per essere tale deve conservare “quel nulla d’inesauribile segreto”, si attaglia con una certa proprietà alla poeticità delle tavole di questi ultimi anni.
E lo spessore artistico di queste ultime affascinanti opere, è stato perfettamente descritto da Vittorio Sgarbi nel saggio introduttivo all'ultimo catalogo dell'artista edito da Mondadori, disponibile al pubblico bolognese durante la mostra durante la quale verranno esposte anche le opere giovanili di Palazzo Dei Diamanti
' Le differenze tra oggetto e spazio, fra figura e figura si stemperano sotto l'effetto di un'aria nebbiosa, vaporosa, tangibile: in essa le cose si manifestano come in un'apparizione, come una rivelazione della natura nella sua essenza spirituale, nella sua sostanza prima. Non conta più la distinzione, conta l'unità della sensazione e del sentimento. Non ci sono più solo nature morte, sempre più ridotte all'essenziale, luogo privilegiato della riflessione, ma anche paesaggi di straordinaria suggestione…
…Il processo di interiorizzazione del reale si è ormai del tutto compiuto, in parallelo alla maturazione come uomo e come artista di Crociara: come è lontana quella produzione giovanile, pure apprezzabilissima, quando ancora l'impatto con la realtà era frontale, istintivo, senza mediazioni. Ora tutto è mutato in Crociara: le sue nature morte, i suoi paesaggi sono diventati luoghi dell'anima, misteriosi e solitari, capaci di affascinarci, di colpirci nel profondo del cuore.'
Di lui hanno scritto: Franco Solmi, Franco Farina, Beatrice Rigobello Autizi, Franco Basile, Vittorio Sgarbi, Massimo Martelli.
25
novembre 2006
Renzo Crociara – Qualcosa di segreto
Dal 25 novembre al 23 dicembre 2006
arte contemporanea
Location
ANGELA MEMOLA GRAFIQUE ART GALLERY
Bologna, Via Ferrarese, 57, (Bologna)
Bologna, Via Ferrarese, 57, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10.00 - 13.00 16.00 – 19.30
Chiuso lunedì mattina e giovedì pomeriggio
Vernissage
25 Novembre 2006, ore 18
Autore