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Steve DeGroodt – The Bleed of Intuitive Signals
prima personale italiana di Steve DeGroodt, artista statunitense attivo nell’area californiana
Comunicato stampa
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neon>campobase presenta la prima personale italiana di Steve DeGroodt, artista statunitense attivo nell’area californiana dove collabora principalmente con Carl Berg Gallery (Los Angeles/Amsterdam www.carlberggallery.com) e Peter Blake Gallery (Laguna Beach www.peterblakegallery.com).
Un suo lavoro era stato esposto a Bologna nel 2002 nella mostra Entr’acte, nei locali già sede degli uffici Telecom in via Albiroli.
Steve DeGroodt nasce a Saipan nelle Isole Marianne (Pacifico orientale) nel 1948, attualmente vive e lavora a Los Angeles (USA).
Dopo avere conseguito un BFA Degree in Painting alla Florida Atlantic University nel 1971, fino al 1980 lavora come musicista professionista esibendosi dal vivo e incidendo dischi.
Come in un percorso circolare in cui si combinano le sue varie esperienze, DeGroodt poi ritorna all’arte visiva interpretandone gli elementi in parallelo alla musica (struttura, intervalli, colore, texture, tensione, ritmo). I suoi quadri astratti degli anni ’80 tuttavia integrano già una varietà di materiali, contenendo anche elementi che li portano verso la scultura.
Nel 1984 compie da solo un lungo viaggio nel sud Pacifico e in particolare a Papua Nuova Guinea, riportandone un forte influsso sulla sua vita e conseguentemente sulla sua arte: la capacità di certe tribù di integrare nella loro estetica materiali provenienti dal loro habitat con relitti e rifiuti derivati da prodotti di consumo occidentali colpisce e stimola DeGroodt, come testimonia la grande installazione RESIDUE al Santa Monica Museum of Art (1992) che si dispiega come una ricerca sul fenomeno degli spostamenti culturali.
Mentre si trova nel Pacifico DeGroodt entra in contatto con la musica Ghazal del nord dell’India. Questa musica, leggiadra e lamentosa, basata sulla poesia Urdu dell’antica Persia, è un evidente elemento di riferimento e riemerge nella qualità formale di un ampio corpus di lavori realizzati fra la metà e la fine degli anni ’90, caratterizzati dalla combinazione del colore con una specifica e fragile qualità estetica.
La scoperta (1995) di Molloy, Malone Dies and The Unnamable, le tre novelle che compongono la Trilogia di Samuel Beckett, finisce per avere una forte influenza sul lavoro successivo di DeGroodt: fra il 1995 e il 2001 ne derivano un’ampia serie di disegni, sculture e sculture sonore. Queste meditazioni astratte, che riprendono le riflessioni care a Beckett sulla condizione umana, seguitano a integrare materiali diversi (es. pezzi di indumenti, tessuti, polline d’api, involucri, scatole di cartone, cuscini di schiuma, acrilici, rami di gelso) che, combinati in composizioni non narrative, evocano la sfera più profonda e inesprimibile dell’esistenza umana.
A proposito del lavoro di Steve DeGroodt David Pagel scrive sul Los Angeles Times che Nel momento in cui l’arte che produce maggiore rumore sembra ottenere il massimo di attenzione, è rinfrescante vedere lavori che richiedono attenzione per la loro presenza formale… Il tempo rallenta davanti ai collages di DeGroodt. Ogni disegno di DeGroodt è in effetti parecchi disegni in uno. Distesi in composizioni fortuite, rilassate, i loro elementi sembrano mescolati come un mazzo di carte, come se l'artista cercasse fino a trovarla una combinazione corrispondente al suo stato psicologico… In questi lavori “senza pretese”, che sono “qualsiasi ma preziosi” prende forma una combinatoria potenzialmente infinita.
Nella mostra allestita a Bologna Steve DeGroodt presenta un’ampia selezione di lavori, sculture e disegni, realizzati negli ultimi dieci anni, che vanno dagli oggetti di ispirazione più dichiaratamente architettonica alla serie di opere esistenzialiste legate alla ricerca ispirata dall’incontro con la Trilogia di Beckett fino ai lavori più colorati e fluidi basati sulla corrispondenza avviata dall’artista con una famiglia residente in un villaggio rurale dell’India.
Ne risulta un movimento fluido che parte dal formalismo architettonico per abbracciare le forme ruvide ma affascinanti che caratterizzano i caratteri della scrittura Kannada (Hindi).
Un suo lavoro era stato esposto a Bologna nel 2002 nella mostra Entr’acte, nei locali già sede degli uffici Telecom in via Albiroli.
Steve DeGroodt nasce a Saipan nelle Isole Marianne (Pacifico orientale) nel 1948, attualmente vive e lavora a Los Angeles (USA).
Dopo avere conseguito un BFA Degree in Painting alla Florida Atlantic University nel 1971, fino al 1980 lavora come musicista professionista esibendosi dal vivo e incidendo dischi.
Come in un percorso circolare in cui si combinano le sue varie esperienze, DeGroodt poi ritorna all’arte visiva interpretandone gli elementi in parallelo alla musica (struttura, intervalli, colore, texture, tensione, ritmo). I suoi quadri astratti degli anni ’80 tuttavia integrano già una varietà di materiali, contenendo anche elementi che li portano verso la scultura.
Nel 1984 compie da solo un lungo viaggio nel sud Pacifico e in particolare a Papua Nuova Guinea, riportandone un forte influsso sulla sua vita e conseguentemente sulla sua arte: la capacità di certe tribù di integrare nella loro estetica materiali provenienti dal loro habitat con relitti e rifiuti derivati da prodotti di consumo occidentali colpisce e stimola DeGroodt, come testimonia la grande installazione RESIDUE al Santa Monica Museum of Art (1992) che si dispiega come una ricerca sul fenomeno degli spostamenti culturali.
Mentre si trova nel Pacifico DeGroodt entra in contatto con la musica Ghazal del nord dell’India. Questa musica, leggiadra e lamentosa, basata sulla poesia Urdu dell’antica Persia, è un evidente elemento di riferimento e riemerge nella qualità formale di un ampio corpus di lavori realizzati fra la metà e la fine degli anni ’90, caratterizzati dalla combinazione del colore con una specifica e fragile qualità estetica.
La scoperta (1995) di Molloy, Malone Dies and The Unnamable, le tre novelle che compongono la Trilogia di Samuel Beckett, finisce per avere una forte influenza sul lavoro successivo di DeGroodt: fra il 1995 e il 2001 ne derivano un’ampia serie di disegni, sculture e sculture sonore. Queste meditazioni astratte, che riprendono le riflessioni care a Beckett sulla condizione umana, seguitano a integrare materiali diversi (es. pezzi di indumenti, tessuti, polline d’api, involucri, scatole di cartone, cuscini di schiuma, acrilici, rami di gelso) che, combinati in composizioni non narrative, evocano la sfera più profonda e inesprimibile dell’esistenza umana.
A proposito del lavoro di Steve DeGroodt David Pagel scrive sul Los Angeles Times che Nel momento in cui l’arte che produce maggiore rumore sembra ottenere il massimo di attenzione, è rinfrescante vedere lavori che richiedono attenzione per la loro presenza formale… Il tempo rallenta davanti ai collages di DeGroodt. Ogni disegno di DeGroodt è in effetti parecchi disegni in uno. Distesi in composizioni fortuite, rilassate, i loro elementi sembrano mescolati come un mazzo di carte, come se l'artista cercasse fino a trovarla una combinazione corrispondente al suo stato psicologico… In questi lavori “senza pretese”, che sono “qualsiasi ma preziosi” prende forma una combinatoria potenzialmente infinita.
Nella mostra allestita a Bologna Steve DeGroodt presenta un’ampia selezione di lavori, sculture e disegni, realizzati negli ultimi dieci anni, che vanno dagli oggetti di ispirazione più dichiaratamente architettonica alla serie di opere esistenzialiste legate alla ricerca ispirata dall’incontro con la Trilogia di Beckett fino ai lavori più colorati e fluidi basati sulla corrispondenza avviata dall’artista con una famiglia residente in un villaggio rurale dell’India.
Ne risulta un movimento fluido che parte dal formalismo architettonico per abbracciare le forme ruvide ma affascinanti che caratterizzano i caratteri della scrittura Kannada (Hindi).
25
novembre 2006
Steve DeGroodt – The Bleed of Intuitive Signals
Dal 25 novembre al 23 dicembre 2006
arte contemporanea
Location
NEON>CAMPOBASE
Bologna, Via Francesco Zanardi, 2/5, (Bologna)
Bologna, Via Francesco Zanardi, 2/5, (Bologna)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato dalle 15.00 alle 19.00, e su appuntamento
Vernissage
25 Novembre 2006, ore 18.30
Autore