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Joseph Beuys – Intervista
La mostra consiste in una serie di 16 lavori fotografici, a firma del fotografo Ken Damy, scattati in occasione di un’intervista realizzata da Pierre Restany a Joseph Beuys nello studio dell’artista nel 1978-79
Comunicato stampa
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L’artista deve vedere la propria opera come foto, un’immagine aperta non finita
Joseph Beuys
Joseph Beuys (Krefeld 1922 - Düsseldorf 1986) è una figura fondamentale per l’arte contemporanea nella sua storia più recente, cui la critica attribuisce un ruolo influente per lo sviluppo di movimenti artistici quali l’Arte Processuale, l’Arte Povera, e l’arte Concettuale. La sua multiforme azione artistica e intellettuale, la cui ampiezza viene generalmente riassunta nelle celebri dichiarazioni riconducibili ai temi della SozialePlastik secondo cui “Ogni uomo è artista”, è stata definita come una energia centrifuga e anti-tradizionale (Lucrezia Domizio Durini, 2001) che scorre all’interno dell’arte europea degli ultimi decenni, lasciandovi un’impronta indelebile.
La mostra consiste in una serie di 16 lavori fotografici, a firma del fotografo Ken Damy, scattati in occasione di un’intervista realizzata da Pierre Restany a Joseph Beuys nello studio dell’artista nel 1978-79. I lavori fotografici, inizialmente riconducibili ad un progetto editoriale per le Edizioni Faktotum, sono divenuti opere uniche e autonome, pubblicate sulla rivista Faktotum n.31 (Verona, ed. Faktotum, 1981).
Se Beuys è un personaggio dalla personalità poliedrica - artista ma al tempo stesso intellettuale carismatico, quasi vero sciamano - la sua opera assume le vesti di una pratica sperimentale, liberamente svolta fra scultura, installazione, azione e manifestazione politico - ideologica.
La fotografia, all’interno della produzione, costituisce il lavoro più fortemente legato alla pratica effimera della performance.
L’esposizione definisce appieno l’originalità della pratica beuysiana nell’uso dell’immagine: Beuys non fotografa ma si lascia fotografare in posa, […] per restituire una immagine di propaganda delle sue idee, accordando a questo materiale, tinto dell’oro del pensiero, una regalità di immagine (Lucrezia Domizio Durini, 2001). Il mezzo fotografico appare strumento fondamentale per mettere in atto la forza rivoluzionaria dell’arte di Joseph Beuys, che investe ogni aspetto della vita, sino a diventare azione collettiva e sociale: l’occhio della macchina partecipa attivamente alla costruzione dell’immagine per farsi prolungamento fisico del pensiero dell’artista, catturato in tutta la sua statura umana e intellettuale.
Le opere fotografiche in mostra evidenziano la forza carismatica della figura di Beuys e raccontano aspetti inediti del personaggio anche sotto il profilo più strettamente umano.
Le fotografie in esposizione, attraverso l’alternanza di pose e di momenti immortalati nella semplicità e nell’immediatezza propria delle azioni Fluxus, contribuiscono alla costruzione del ritratto dell’artista demiurgo che, in contrapposizione al nichilismo postmodernista, si eleva a paradigma di uomo capace di plasmare, con il potere delle idee creative, politiche o ecologiche, il corso del presente e di influire sulla storia futura.
Joseph Beuys nasce a Krefeld, in Germania nel 1921. Dopo aver condotto studi in biologia, prende parte alla guerra come pilota bombardiere.
Nel 1942 in Crimea il suo velivolo subisce un incidente, dal quale, viene tratto in salvo dalle tribù tartare che, secondo la leggenda, ricoprono il suo corpo congelato di grasso animale e lo avvolgono in una coperta di feltro.
Questi elementi, assieme ad altri materiali di natura animale - la cera, il miele e alcuni metalli - investiti di profonde significazioni simboliche, saranno i fattori caratteristici della sua pratica artistica.
Nel 1964 stringe amicizia con George Maciunas, fondatore di Fluxus, il quale lo introduce nel movimento, cui prenderanno parte insigni personaggi quali John Cage, Nam June Paik, Charlotte Moorman, Wolf Vostell.
A partire dal 1965 realizza le performances storicamente più rilevanti, fra cui ricordiamo Eurasia, How to explain pictures to a dead hare, Infiltrazione omogenea per pianoforte a coda, I like America and America likes me, e 7000 Querce per la Documenta di Kassel.
Muore a Düsseldorf nel 1986. La sua eredità artistica è affidata alla cattedra di Scultura Monumentale presso l’Accademia di Düsseldorf, da lui diretta dal 1961 al 1972, e alla Libera Università Internazionale per la Creatività e la Ricerca Interdisciplinare, fondata assieme ad Heinrich Böll nel 1974.
Fra le esposizioni cui ha partecipato l’artista ricordiamo: le numerose partecipazioni a Documenta, Kassel (1964, 1972, 1982) e alla Biennale di Venezia (1976); la personale al Guggenheim Museum, New York (1981).
Le opere di Joseph Beuys sono contenute in alcune delle più rilevanti collezioni museali mondiali come il Guggenheim Museum, New York, Museum of Fine Arts, Boston, Museum for Modern Arts, New York, Dia:Beacon New York, Dia Chelsea, New York, Nasher Sculpture Center, Dallas, Texas, Walker Art Center, Minnesota, MOCA, Chicago, Lenbach House, Munich, Germania, Kunstmuseum Basel, Svizzera, Kunstmuseum Lucerne, Svizzera, Hallen für neue Kunst, Schaffhausen, Svizzera, S.M.A.K., Gent, Belgio, Tate Gallery, London, UK, Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Düsseldorf, StaatsMuseum, Berlin, Staatsgalerie Stuttgart, Van Abbemuseum, Eindhoven, Olanda.
Ricordiamo alcune delle mostre presenti in corso: Mythologies, Walker Art Center, Minneapolis; Multiplicity, Museum of Contemporary Arts, Sydney; Matthew Barney and Joseph Beuys, All in the present must be transformed, Deutsche Guggenheim, Berlin; Eye on Europe, Print Books and Multiples, from 1960 to now, MOMA, New York.
Joseph Beuys
Joseph Beuys (Krefeld 1922 - Düsseldorf 1986) è una figura fondamentale per l’arte contemporanea nella sua storia più recente, cui la critica attribuisce un ruolo influente per lo sviluppo di movimenti artistici quali l’Arte Processuale, l’Arte Povera, e l’arte Concettuale. La sua multiforme azione artistica e intellettuale, la cui ampiezza viene generalmente riassunta nelle celebri dichiarazioni riconducibili ai temi della SozialePlastik secondo cui “Ogni uomo è artista”, è stata definita come una energia centrifuga e anti-tradizionale (Lucrezia Domizio Durini, 2001) che scorre all’interno dell’arte europea degli ultimi decenni, lasciandovi un’impronta indelebile.
La mostra consiste in una serie di 16 lavori fotografici, a firma del fotografo Ken Damy, scattati in occasione di un’intervista realizzata da Pierre Restany a Joseph Beuys nello studio dell’artista nel 1978-79. I lavori fotografici, inizialmente riconducibili ad un progetto editoriale per le Edizioni Faktotum, sono divenuti opere uniche e autonome, pubblicate sulla rivista Faktotum n.31 (Verona, ed. Faktotum, 1981).
Se Beuys è un personaggio dalla personalità poliedrica - artista ma al tempo stesso intellettuale carismatico, quasi vero sciamano - la sua opera assume le vesti di una pratica sperimentale, liberamente svolta fra scultura, installazione, azione e manifestazione politico - ideologica.
La fotografia, all’interno della produzione, costituisce il lavoro più fortemente legato alla pratica effimera della performance.
L’esposizione definisce appieno l’originalità della pratica beuysiana nell’uso dell’immagine: Beuys non fotografa ma si lascia fotografare in posa, […] per restituire una immagine di propaganda delle sue idee, accordando a questo materiale, tinto dell’oro del pensiero, una regalità di immagine (Lucrezia Domizio Durini, 2001). Il mezzo fotografico appare strumento fondamentale per mettere in atto la forza rivoluzionaria dell’arte di Joseph Beuys, che investe ogni aspetto della vita, sino a diventare azione collettiva e sociale: l’occhio della macchina partecipa attivamente alla costruzione dell’immagine per farsi prolungamento fisico del pensiero dell’artista, catturato in tutta la sua statura umana e intellettuale.
Le opere fotografiche in mostra evidenziano la forza carismatica della figura di Beuys e raccontano aspetti inediti del personaggio anche sotto il profilo più strettamente umano.
Le fotografie in esposizione, attraverso l’alternanza di pose e di momenti immortalati nella semplicità e nell’immediatezza propria delle azioni Fluxus, contribuiscono alla costruzione del ritratto dell’artista demiurgo che, in contrapposizione al nichilismo postmodernista, si eleva a paradigma di uomo capace di plasmare, con il potere delle idee creative, politiche o ecologiche, il corso del presente e di influire sulla storia futura.
Joseph Beuys nasce a Krefeld, in Germania nel 1921. Dopo aver condotto studi in biologia, prende parte alla guerra come pilota bombardiere.
Nel 1942 in Crimea il suo velivolo subisce un incidente, dal quale, viene tratto in salvo dalle tribù tartare che, secondo la leggenda, ricoprono il suo corpo congelato di grasso animale e lo avvolgono in una coperta di feltro.
Questi elementi, assieme ad altri materiali di natura animale - la cera, il miele e alcuni metalli - investiti di profonde significazioni simboliche, saranno i fattori caratteristici della sua pratica artistica.
Nel 1964 stringe amicizia con George Maciunas, fondatore di Fluxus, il quale lo introduce nel movimento, cui prenderanno parte insigni personaggi quali John Cage, Nam June Paik, Charlotte Moorman, Wolf Vostell.
A partire dal 1965 realizza le performances storicamente più rilevanti, fra cui ricordiamo Eurasia, How to explain pictures to a dead hare, Infiltrazione omogenea per pianoforte a coda, I like America and America likes me, e 7000 Querce per la Documenta di Kassel.
Muore a Düsseldorf nel 1986. La sua eredità artistica è affidata alla cattedra di Scultura Monumentale presso l’Accademia di Düsseldorf, da lui diretta dal 1961 al 1972, e alla Libera Università Internazionale per la Creatività e la Ricerca Interdisciplinare, fondata assieme ad Heinrich Böll nel 1974.
Fra le esposizioni cui ha partecipato l’artista ricordiamo: le numerose partecipazioni a Documenta, Kassel (1964, 1972, 1982) e alla Biennale di Venezia (1976); la personale al Guggenheim Museum, New York (1981).
Le opere di Joseph Beuys sono contenute in alcune delle più rilevanti collezioni museali mondiali come il Guggenheim Museum, New York, Museum of Fine Arts, Boston, Museum for Modern Arts, New York, Dia:Beacon New York, Dia Chelsea, New York, Nasher Sculpture Center, Dallas, Texas, Walker Art Center, Minnesota, MOCA, Chicago, Lenbach House, Munich, Germania, Kunstmuseum Basel, Svizzera, Kunstmuseum Lucerne, Svizzera, Hallen für neue Kunst, Schaffhausen, Svizzera, S.M.A.K., Gent, Belgio, Tate Gallery, London, UK, Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Düsseldorf, StaatsMuseum, Berlin, Staatsgalerie Stuttgart, Van Abbemuseum, Eindhoven, Olanda.
Ricordiamo alcune delle mostre presenti in corso: Mythologies, Walker Art Center, Minneapolis; Multiplicity, Museum of Contemporary Arts, Sydney; Matthew Barney and Joseph Beuys, All in the present must be transformed, Deutsche Guggenheim, Berlin; Eye on Europe, Print Books and Multiples, from 1960 to now, MOMA, New York.
30
novembre 2006
Joseph Beuys – Intervista
Dal 30 novembre 2006 al 16 gennaio 2007
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GLENDA CINQUEGRANA ART CONSULTING
Milano, via Luigi Settembrini, 17, (Milano)
Milano, via Luigi Settembrini, 17, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato solo su appuntamento
Vernissage
30 Novembre 2006, ore 19
Autore