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Joël Stein / Barbara Uderzo
Stein: retrospettiva dal 1960 ad oggi // Uderzo: Intraprendente designer vicentina gioca con ironia sull’uso di materiali e forme non tradizionali nella costruzione dei suoi gioielli
Comunicato stampa
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Questa mostra retrospettiva, vuole essere un percorso attraverso tutta l’opera di Joël Stein.
Assorbito dal fervore culturale e artistico dell’ambiente parigino, l’artista porta avanti una personale ricerca che lo vede nel 1960 partecipare alla fondazione del “Groupe Motus”, a cui succederà il “Centre de Recherche d’Art Visuel”, che diventerà poi il “Groupe de Recherche d’Art Visual” (GRAV) del quale sarà uno dei più incisivi teorici.
Joël Stein scrive: "La sovrapposizione di due toni di valore uguale crea, attraverso l'alternanza della percezione di ciascuno di essi e poi l'apparizione di un terzo tono uniforme, un'instabilità che si colloca nella visione: diventando così l'occhio il motore che anima questa superficie. Questa percezione instabile altera la forma, e i colori stessi oscillano perpetuamente senza che sia possibile collocare un tono locale. A questo punto si tratta semplicemente di moltiplicare le esperienze e non di spiegarne i risultati."
Le immagini e le opere instabili di Joël Stein richiedono sempre un occhio responsabile e partecipe che attribuisca loro una forma stabile anche se momentanea e contingente, che animi il movimento virtuale che le scuote, che attualizzi alcune delle loro infinite potenziali variazioni. Solo all'interno di questa relazione interattiva si costruisce l'immagine in un rimando reciproco e incessante di stabilità, giocato fra l'occhio e la realtà visiva, fra il soggetto e l'oggetto, fra l'uomo e il mondo.
Ecco allora la necessità, come dice Stein, non tanto di spiegare i risultati ottenuti con la ricerca artistica ma di "moltiplicare le esperienze" affinché l'instabilità intrinseca del mondo si stabilizzi attraverso il nostro sguardo, la sua virtualità si attualizzi in una delle sue infinite forme attraverso noi. (Monica Bonollo)
Notevole la sua ricerca sulle “Boîtes a lumière” e sull’utilizzo del laser nella realizzazione di opere d’arte. Importante è inoltre il suo impegno nella realizzazione di effetti speciali per il cinema.
Joël Stein è nato a Saintmartin Boulogne (Francia) il 25 maggio 1926. A Parigi, dal 1946 studia alla Scuola Nazionale Superiore di Belle Arti e frequenta nel 1949 l’atélier di Fernand Léger, incontra poi il gruppo “Lettriste”, il gruppo surrealista e inoltre François Morellet. Inizia così una ricerca che lo porta progressivamente all’espressione geometrica e alla realizzazione, a partire dal 1956, di opere programmate su sistemi matematici. Nel 1960 partecipa alla fondazione del “Groupe Motus”, a cui seguirà il “Centre de Recherche d’Art Visuel”, che diventerà poi il “Groupe de Recherche d’Art Visual” (GRAV 1960-1968). Nel 1961 nel suo studio avviene la seconda presentazione del GRAV e l’anno successivo egli stesso realizza un film sul GRAV. Prende parte inoltre all’esposizione “Nove tendencije” che si tiene a Zagabria, a numerose mostre presso la Galleria Denise René di Parigi e al Museum of Modern Art di New York.
I suoi lavori si trovano in numerosi musei, gallerie e collezioni italiane ed estere.
Catalogo a cura di Monica Bonollo.
Intraprendente designer vicentina gioca con ironia sull’uso di materiali e forme non tradizionali nella costruzione dei suoi gioielli.
La sua operazione creativa inusuale e canzonatoria racchiude però in sé uno studio concettuale; un lavoro di ricostruzione linguistica delle categorie dell’arte e del design.
Il valore di culto dell’opera d’arte è ridefinito nel valore estetico-funzionale dei suoi gioielli, che si propongono come alternativa alla maniera aulica sia dell’arte che dell’oreficeria.
In mostra potremo ammirare una selezione del suo repertorio:
“BLOB RINGS” realizzati in materiale considerato tradizionalmente povero, e quindi non adatto a gioielli in quanto “preziosi”, rielaborando plastica policroma nella quale vengono inseriti piccoli curiosi reperti che diventano così una sorta di reliquie.
“DEINOS RINGS” concepiti come forme organiche primordiali, simili ad elementi ossei fossilizzati; oggetti superleggeri, elettroformati in argento e perfettamente ergonomici che indossati acquisiscono forme astratte e fantastiche.
“SUCCULENT RINGS” piccoli vasi da indossare ospitano piante grasse alle quali dedicare un’affettuosa cura.
“CHAINS/CATENE” questi gioielli realizzati in pezzi unici o serie limitata indulgono, sia pure marginalmente, a materiali più tradizionali e a forme meno trasgressive senza per questo rinunciare ad originalità nella forma e nelle finiture.
Nel 1989 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia, consegue varie specializzazioni in design orafo e gemmologia.
Numerose sono le esposizioni tra le quali, fra le più recenti, ricordiamo:
“Candy Candle Rings” presso Galleria V&V di Vienna nel 2002, “Presenze femminili” al Lamec, Basilica Palladiana (VI) nel 2003, “Food design 3” al Lingotto Fiera di Torino, “Borsa valori” in Basilica Palladiana (VI) e “Se è grassa va messa all’indice” (Esp. Personale) presso Marijke (PD) nel 2004, “Wunderkammer” (Esp. Personale) a LeClan di Campodarsego (PD) nel 2005, “Colourful jewels” (Esp. Personale) al Pron Art&Design di Torino e “Blob rings et autres bijoux” alla Galerie Italienne di Parigi nel 2006.
Assorbito dal fervore culturale e artistico dell’ambiente parigino, l’artista porta avanti una personale ricerca che lo vede nel 1960 partecipare alla fondazione del “Groupe Motus”, a cui succederà il “Centre de Recherche d’Art Visuel”, che diventerà poi il “Groupe de Recherche d’Art Visual” (GRAV) del quale sarà uno dei più incisivi teorici.
Joël Stein scrive: "La sovrapposizione di due toni di valore uguale crea, attraverso l'alternanza della percezione di ciascuno di essi e poi l'apparizione di un terzo tono uniforme, un'instabilità che si colloca nella visione: diventando così l'occhio il motore che anima questa superficie. Questa percezione instabile altera la forma, e i colori stessi oscillano perpetuamente senza che sia possibile collocare un tono locale. A questo punto si tratta semplicemente di moltiplicare le esperienze e non di spiegarne i risultati."
Le immagini e le opere instabili di Joël Stein richiedono sempre un occhio responsabile e partecipe che attribuisca loro una forma stabile anche se momentanea e contingente, che animi il movimento virtuale che le scuote, che attualizzi alcune delle loro infinite potenziali variazioni. Solo all'interno di questa relazione interattiva si costruisce l'immagine in un rimando reciproco e incessante di stabilità, giocato fra l'occhio e la realtà visiva, fra il soggetto e l'oggetto, fra l'uomo e il mondo.
Ecco allora la necessità, come dice Stein, non tanto di spiegare i risultati ottenuti con la ricerca artistica ma di "moltiplicare le esperienze" affinché l'instabilità intrinseca del mondo si stabilizzi attraverso il nostro sguardo, la sua virtualità si attualizzi in una delle sue infinite forme attraverso noi. (Monica Bonollo)
Notevole la sua ricerca sulle “Boîtes a lumière” e sull’utilizzo del laser nella realizzazione di opere d’arte. Importante è inoltre il suo impegno nella realizzazione di effetti speciali per il cinema.
Joël Stein è nato a Saintmartin Boulogne (Francia) il 25 maggio 1926. A Parigi, dal 1946 studia alla Scuola Nazionale Superiore di Belle Arti e frequenta nel 1949 l’atélier di Fernand Léger, incontra poi il gruppo “Lettriste”, il gruppo surrealista e inoltre François Morellet. Inizia così una ricerca che lo porta progressivamente all’espressione geometrica e alla realizzazione, a partire dal 1956, di opere programmate su sistemi matematici. Nel 1960 partecipa alla fondazione del “Groupe Motus”, a cui seguirà il “Centre de Recherche d’Art Visuel”, che diventerà poi il “Groupe de Recherche d’Art Visual” (GRAV 1960-1968). Nel 1961 nel suo studio avviene la seconda presentazione del GRAV e l’anno successivo egli stesso realizza un film sul GRAV. Prende parte inoltre all’esposizione “Nove tendencije” che si tiene a Zagabria, a numerose mostre presso la Galleria Denise René di Parigi e al Museum of Modern Art di New York.
I suoi lavori si trovano in numerosi musei, gallerie e collezioni italiane ed estere.
Catalogo a cura di Monica Bonollo.
Intraprendente designer vicentina gioca con ironia sull’uso di materiali e forme non tradizionali nella costruzione dei suoi gioielli.
La sua operazione creativa inusuale e canzonatoria racchiude però in sé uno studio concettuale; un lavoro di ricostruzione linguistica delle categorie dell’arte e del design.
Il valore di culto dell’opera d’arte è ridefinito nel valore estetico-funzionale dei suoi gioielli, che si propongono come alternativa alla maniera aulica sia dell’arte che dell’oreficeria.
In mostra potremo ammirare una selezione del suo repertorio:
“BLOB RINGS” realizzati in materiale considerato tradizionalmente povero, e quindi non adatto a gioielli in quanto “preziosi”, rielaborando plastica policroma nella quale vengono inseriti piccoli curiosi reperti che diventano così una sorta di reliquie.
“DEINOS RINGS” concepiti come forme organiche primordiali, simili ad elementi ossei fossilizzati; oggetti superleggeri, elettroformati in argento e perfettamente ergonomici che indossati acquisiscono forme astratte e fantastiche.
“SUCCULENT RINGS” piccoli vasi da indossare ospitano piante grasse alle quali dedicare un’affettuosa cura.
“CHAINS/CATENE” questi gioielli realizzati in pezzi unici o serie limitata indulgono, sia pure marginalmente, a materiali più tradizionali e a forme meno trasgressive senza per questo rinunciare ad originalità nella forma e nelle finiture.
Nel 1989 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia, consegue varie specializzazioni in design orafo e gemmologia.
Numerose sono le esposizioni tra le quali, fra le più recenti, ricordiamo:
“Candy Candle Rings” presso Galleria V&V di Vienna nel 2002, “Presenze femminili” al Lamec, Basilica Palladiana (VI) nel 2003, “Food design 3” al Lingotto Fiera di Torino, “Borsa valori” in Basilica Palladiana (VI) e “Se è grassa va messa all’indice” (Esp. Personale) presso Marijke (PD) nel 2004, “Wunderkammer” (Esp. Personale) a LeClan di Campodarsego (PD) nel 2005, “Colourful jewels” (Esp. Personale) al Pron Art&Design di Torino e “Blob rings et autres bijoux” alla Galerie Italienne di Parigi nel 2006.
24
novembre 2006
Joël Stein / Barbara Uderzo
Dal 24 novembre 2006 al 10 febbraio 2007
design
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
VALMORE STUDIO D’ARTE
Vicenza, Contrà Porta Santa Croce, 14, (Vicenza)
Vicenza, Contrà Porta Santa Croce, 14, (Vicenza)
Orario di apertura
dal martedì al sabato dalle ore 16,00 alle ore 19,30 e su appuntamento. Chiuso dal 25 dicembre 2006 al 6 gennaio 2007, salvo appuntamento
Vernissage
24 Novembre 2006, ore 18
Autore