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Fil blanc
Un’altra mostra sul bianco? Certo ma, come recita il titolo, con un filo che lega gli artisti e le opere e non solo con l’accostamento di opere dello stesso colore
Comunicato stampa
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«Un’altra mostra sul bianco? Certo ma, come recita il titolo, con un filo che lega gli artisti e le opere e non solo con l’accostamento di opere dello stesso colore.
Si tratta di artisti, i più vecchi, che appartenevano all’astrazione degli anni ’60 e poi, come quelli di età mediana, alla Pittura analitica, corrente pittorica internazionale degli anni ’70, oppure, i più giovani, che in un qualche modo richiamano quelli antecedenti non tanto nella fenomenologia delle opere, quanto per metodologia di lavoro e scelte di categorie operative.
Un bianco che può significare l’assenza o la somma di tutti i colori, che può essere brillante (il “candidus” dei latini) od opaco (l’“albus” sempre per i latini), che nel ‘900, dopo gli inverni monetiani, assurge a simbolo della tautologia – categoria fondamentale e fondante tanta arte “concettuale” – (il Quadrato bianco su bianco di Malevič) per divenire “assoluto” in Rymann, entrambi sfidanti il bianco della tela sulla quale – “bianca”, quindi denotante “assenza” – intervenire con un altro “bianco” (il/i colore/i bianco/hi), quindi con una sorta di ulteriore assenza (e qui 0 + 0 non è = a 0).
I nostri artisti, in contesti e poetiche diversi, in un qualche modo sono “figli” di quei grandi – cui si potrebbero aggiungere Fontana ed altri – e usano il bianco, non esclusivamente, ma con una forte consapevolezza della tensione che questo non-colore determina, perché di fronte al vuoto, o al silenzio, cui il bianco può benissimo rapportarsi, lo spettatore è preso da una sorta di vertigine che può lasciare dell’amaro oppure può innescare un meccanismo di ricerca, inconscia e consapevole, tale da mettere in moto tutte le sensibilità emotive e logiche, evocative e mnemoniche, come in una sorta di percorso iniziatico in cui la realtà è un’assoluta luminosità, il bianco appunto».
Giorgio BONOMI
Direttore
Si tratta di artisti, i più vecchi, che appartenevano all’astrazione degli anni ’60 e poi, come quelli di età mediana, alla Pittura analitica, corrente pittorica internazionale degli anni ’70, oppure, i più giovani, che in un qualche modo richiamano quelli antecedenti non tanto nella fenomenologia delle opere, quanto per metodologia di lavoro e scelte di categorie operative.
Un bianco che può significare l’assenza o la somma di tutti i colori, che può essere brillante (il “candidus” dei latini) od opaco (l’“albus” sempre per i latini), che nel ‘900, dopo gli inverni monetiani, assurge a simbolo della tautologia – categoria fondamentale e fondante tanta arte “concettuale” – (il Quadrato bianco su bianco di Malevič) per divenire “assoluto” in Rymann, entrambi sfidanti il bianco della tela sulla quale – “bianca”, quindi denotante “assenza” – intervenire con un altro “bianco” (il/i colore/i bianco/hi), quindi con una sorta di ulteriore assenza (e qui 0 + 0 non è = a 0).
I nostri artisti, in contesti e poetiche diversi, in un qualche modo sono “figli” di quei grandi – cui si potrebbero aggiungere Fontana ed altri – e usano il bianco, non esclusivamente, ma con una forte consapevolezza della tensione che questo non-colore determina, perché di fronte al vuoto, o al silenzio, cui il bianco può benissimo rapportarsi, lo spettatore è preso da una sorta di vertigine che può lasciare dell’amaro oppure può innescare un meccanismo di ricerca, inconscia e consapevole, tale da mettere in moto tutte le sensibilità emotive e logiche, evocative e mnemoniche, come in una sorta di percorso iniziatico in cui la realtà è un’assoluta luminosità, il bianco appunto».
Giorgio BONOMI
Direttore
14
dicembre 2006
Fil blanc
Dal 14 dicembre 2006 al 20 gennaio 2007
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE ZAPPETTINI
Milano, Via Nerino, 3, (Milano)
Milano, Via Nerino, 3, (Milano)
Orario di apertura
15-19, lunedì e festivi chiuso
Vernissage
14 Dicembre 2006, ore 18
Autore
Curatore