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Silvio Natali
Accanto ai lavori più recenti, in un percorso che si snoda attraverso le tematiche storica – tanto cara all’artista – e naturalistica, si affiancano alcune opere degli esordi, a voler offrire al visitatore un’ampia panoramica sulla ricerca pluridecennale del pittore marchigiano (Corridonia, 1943)
Comunicato stampa
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La Galleria La Pigna ospita dal 12 al 19 dicembre la prima mostra personale romana di Silvio Natali, a cura di Adelinda Allegretti. Accanto ai lavori più recenti, in un percorso che si snoda attraverso le tematiche storica - tanto cara all’artista – e naturalistica, si affiancano alcune opere degli esordi, a voler offrire al visitatore un’ampia panoramica sulla ricerca pluridecennale del pittore marchigiano (Corridonia, 1943).
Il paesaggio e l’uomo, descritti come essenza di vita, di mutazione, di variazione, di perpetuazione comportamentale.
Ecco. Paesaggio sociale, si potrebbe dire delle composizioni di Silvio Natali. Ma non solo paesaggio. Anche colore, inserito nel campo dell’osservazione di una società di individui che vivono la loro esistenza nel più misterioso dei continenti: quello psicologico.
Non solo paesaggio, ma anche simbolo. Una simbologia che è dentro il segno e il colore, che è dentro l’individuo-uomo narrato, dentro il suo ambito interno ed esterno: la casa, la strada, il mare, la montagna, alberi secolari, vegetazione, intrecci di rami e di tetti e di foglie e di paludi e di corsi d’acqua, nella loro morfologia primaria. Un filamento narrativo continuo, stagliato nella maestà degli orizzonti e nel più ascoso degli angoli: segni del vivere dell’Uomo, nell’una, nessuna, centomila situazioni della sua grandezza e del suo limite.
Che tutto questo sia – paradossalmente, in termini di compiutezza e di profondità di visione – nella pittura di Silvio Natali è subito evidente; ma tale evidenza deriva solo e soltanto dal nitore intenso del linguaggio segnino e cromatico adusato.
E come accade in qualsiasi fatto d’arte che ci parli e ci coinvolga per il linguaggio incisivo e armonioso, quantunque elementare, cioè carico di elementi descrittivi, in realtà, è una conquista faticosa, una maturazione quotidiana, un’instancabile ricerca, un superamento continuo. Come e più di un viaggiatore di latitudini estreme, Silvio Natali si obbliga a narrare – con un proprio linguaggio, con un suo stilema, cioè con l’insieme dei suoi segni distintivi – la rivelazione del mondo, con mezzi espressivi che rivelano la sua capacità di dominio del racconto scenico, della sua poetica del “vedere” uomini e luoghi. E racconto poetico c’è negli acrilici dell’artista maceratese: trattasi di grafocromie dell’assoluto naturale, del grande teatro della storia dell’uomo. Ecco, la pittura di Silvio Natali, che sarebbe piaciuta a un Dubuffet, se non ad un Valerio Adami, svela l’efficacia studiata, quella particolare scienza del dipingere narrando o del narrare dipingendo, che interpreta il visto e il circostante, che chiede e induce volontà e partecipazione nel fruitore, se ben questi vuole intendere l’anima e il linguaggio dell’artista. Nel momento in cui egli guida l’osservatore dentro quel suo mondo filamentoso, dove tutto – le linee e le masse, i luoghi e le stagioni, le luci e le ombre, i corpi e gli sguardi, gli “urli” e i vocii e i silenzi – tutto si fa segno e colore. E poesia del segno e della forma.
Donat Conenna
Silvio Natali vive ed opera a Corridonia. La sua prima mostra personale risale al 1997, presso la Civica Galleria Palazzo Massari di Ferrara. Da allora ha continuato ad esporre in Italia ed all’estero.
Il paesaggio e l’uomo, descritti come essenza di vita, di mutazione, di variazione, di perpetuazione comportamentale.
Ecco. Paesaggio sociale, si potrebbe dire delle composizioni di Silvio Natali. Ma non solo paesaggio. Anche colore, inserito nel campo dell’osservazione di una società di individui che vivono la loro esistenza nel più misterioso dei continenti: quello psicologico.
Non solo paesaggio, ma anche simbolo. Una simbologia che è dentro il segno e il colore, che è dentro l’individuo-uomo narrato, dentro il suo ambito interno ed esterno: la casa, la strada, il mare, la montagna, alberi secolari, vegetazione, intrecci di rami e di tetti e di foglie e di paludi e di corsi d’acqua, nella loro morfologia primaria. Un filamento narrativo continuo, stagliato nella maestà degli orizzonti e nel più ascoso degli angoli: segni del vivere dell’Uomo, nell’una, nessuna, centomila situazioni della sua grandezza e del suo limite.
Che tutto questo sia – paradossalmente, in termini di compiutezza e di profondità di visione – nella pittura di Silvio Natali è subito evidente; ma tale evidenza deriva solo e soltanto dal nitore intenso del linguaggio segnino e cromatico adusato.
E come accade in qualsiasi fatto d’arte che ci parli e ci coinvolga per il linguaggio incisivo e armonioso, quantunque elementare, cioè carico di elementi descrittivi, in realtà, è una conquista faticosa, una maturazione quotidiana, un’instancabile ricerca, un superamento continuo. Come e più di un viaggiatore di latitudini estreme, Silvio Natali si obbliga a narrare – con un proprio linguaggio, con un suo stilema, cioè con l’insieme dei suoi segni distintivi – la rivelazione del mondo, con mezzi espressivi che rivelano la sua capacità di dominio del racconto scenico, della sua poetica del “vedere” uomini e luoghi. E racconto poetico c’è negli acrilici dell’artista maceratese: trattasi di grafocromie dell’assoluto naturale, del grande teatro della storia dell’uomo. Ecco, la pittura di Silvio Natali, che sarebbe piaciuta a un Dubuffet, se non ad un Valerio Adami, svela l’efficacia studiata, quella particolare scienza del dipingere narrando o del narrare dipingendo, che interpreta il visto e il circostante, che chiede e induce volontà e partecipazione nel fruitore, se ben questi vuole intendere l’anima e il linguaggio dell’artista. Nel momento in cui egli guida l’osservatore dentro quel suo mondo filamentoso, dove tutto – le linee e le masse, i luoghi e le stagioni, le luci e le ombre, i corpi e gli sguardi, gli “urli” e i vocii e i silenzi – tutto si fa segno e colore. E poesia del segno e della forma.
Donat Conenna
Silvio Natali vive ed opera a Corridonia. La sua prima mostra personale risale al 1997, presso la Civica Galleria Palazzo Massari di Ferrara. Da allora ha continuato ad esporre in Italia ed all’estero.
12
dicembre 2006
Silvio Natali
Dal 12 al 19 dicembre 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA LA PIGNA – PALAZZO MAFFEI MARESCOTTI
Roma, Via Della Pigna, 13a, (Roma)
Roma, Via Della Pigna, 13a, (Roma)
Orario di apertura
16-20; chiuso domenica
Vernissage
12 Dicembre 2006, ore 18
Autore
Curatore