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Pino Settanni – Nabakab
fotografie
Comunicato stampa
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Nabakab. Tre sillabe, una formula magica. Nabakab. Un saluto antico. Nabakab, il nome del padre e del figlio. E poi Nabakab, luogo di luce tra sassi e polvere, panni distesi, bambini che fumano nelle pause di un gioco di guerra preso sul serio. Nabakab che forse qualcuno ha sentito nominare una volta…ma quando? E accidenti, dove caspita è? Nabakab è il lavoro di Pino Settanni. Fatica, sudore, rischio. Fili rossi, fili che si spezzano. Mercati e suk. Sodoma e Gomorra, inganni di paradisi. Armi lugubri sotto cieli radiosi a portata di indice, il vestito del povero lacero e grigio di tempo e le stoffe che avvolgono nel rosso e nel blu il mistero di una donna che procede nel vento. E’ il nido nascosto del Sole. E’ il territorio impervio dell’Est. E’ dove l’uomo arrogante sfida leggi fisiche e divine sovvertendo ordini ed equilibri, mostrandoci un mondo a testa in giù, eppure così possibile nella sua assurdità. E’ la solitudine del reportage. E’ l’adrenalina che dopa ogni stanchezza. E’ confusione di alfabeti esistenziali, è fucina di idee. Nabakab è dove si muore per uno sguardo sbagliato e si vive per sognare quello che verrà dopo la morte. Pino c’è stato, lo ha visto e ci racconta un percorso di migliaia di chilometri e milioni di vite. E ogni vita è una moltitudine di giorni, un giorno dopo l’altro. Nabakab è dove ciascuno di noi cammina attraverso se stesso incontrando ladroni e gesucristi, spettri, giganti, vecchi, giovani, mogli, vedove, fratelli. Ma sempre incontrando noi stessi. Così che qualche volta diventiamo poeti, perché il lavoro più sublime è dare alle cose insensate senso e passione. Così che qualche volta diventiamo artisti, perché l’artista è colui che ama la vita e ci mostra che è bella e senza di lui non ne saremmo tanto sicuri. E se ci chiediamo la ragione di questi viaggi l’unica risposta che possiamo darci sarà sempre la stessa: sappiamo bene quello che fuggiamo, ma non quello che cerchiamo. Nabakab è questo strano mondo che veste chi è vestito e spoglia gli ignudi. Nabakab è dove Dio è più invocato, ma tace più che altrove.
Nabakab. Napoli, Balcani, Kabul. Nabakab è la parola di un uomo. E l’uomo per necessità definisce ciò che vede. E ciò che vede e tocca è reale. Ma “la realtà” ha scritto Proust “è il più abile dei nemici. Lancia i suoi attacchi contro quel punto del nostro cuore dove non ce li aspettavamo e dove non avevamo preparato difese”.
AnnaLisa Martella
Nabakab. Napoli, Balcani, Kabul. Nabakab è la parola di un uomo. E l’uomo per necessità definisce ciò che vede. E ciò che vede e tocca è reale. Ma “la realtà” ha scritto Proust “è il più abile dei nemici. Lancia i suoi attacchi contro quel punto del nostro cuore dove non ce li aspettavamo e dove non avevamo preparato difese”.
AnnaLisa Martella
18
dicembre 2006
Pino Settanni – Nabakab
Dal 18 dicembre 2006 al 30 gennaio 2007
fotografia
Location
GALLERIA HOFFICINA D’ARTE
Roma, Via Del Vantaggio, 3, (Roma)
Roma, Via Del Vantaggio, 3, (Roma)
Vernissage
18 Dicembre 2006, ore 18.30
Autore