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Cesare Berlingeri – Avvolti
personale
Comunicato stampa
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Le opere di Cesare Berlingeri non si guardano. Ci accadono.
Non conosco migliore esempio di dialettica della superficie del quadro, non conosco miglior esempio del conflitto tra interrogazione e presenza di queste opere. Probabilmente il secolo che si apre avrà il difficile compito di sanare l’opposizione che vuole, da una parte, tutte le bellezze dell’arte raggruppate e rappresentate dall’immagine, dall’altra l’urgenza di una veridicità non di rado rappresentata dal segno. Cesare Berlingeri sintetizza le due esigenze a modo suo, con segni privati della fibrillazione dell’Informale, con una serenità, anzi, degna di una calligrafia Zen.
Ma se questa produzione si fermasse qua, non avrebbe niente di così saliente. Cesare Berlingeri partendo da questo dissidio arriva a risultati del tutto differenti da quelli di tanti altri artisti, perché dell’opera vuole cogliere l’aspetto di unicum, della sua propositività spaziale. L’ingombro delle sue opere deve continuamente lavorare contro uno sbarramento che non vuole che nella galleria ritornino i simboli. Così se da una parte c’è tutto un godimento espressivo, anche per la splendida risoluzione tecnica dei suoi lavori, dall’altra c’è la diffidenza per qualsiasi soluzione trovata, per qualsiasi maiuscola nell’affermazione.
Il risultato è affascinante perché invece di essere accostati da opere che nella loro confidenzialità soggettiva ci sussurrino le vicende dell’autore, abbiamo la sua interrogazione a coglierci in flagrante, individuando in noi il miglior momento per far breccia con la bellezza. Questa non viene da un gusto dell’equilibrio o della composizione, ma da un effetto di verità che, per essere troppo bruciante, alla fine ci offende e ci stordisce. L’opera inizia dove normalmente finisce, così impariamo che, per impadronircene, dobbiamo fare i conti con una densità inedita e imbarazzante, che, alla fine, ci turba più che appagare.
Non conosco migliore esempio di dialettica della superficie del quadro, non conosco miglior esempio del conflitto tra interrogazione e presenza di queste opere. Probabilmente il secolo che si apre avrà il difficile compito di sanare l’opposizione che vuole, da una parte, tutte le bellezze dell’arte raggruppate e rappresentate dall’immagine, dall’altra l’urgenza di una veridicità non di rado rappresentata dal segno. Cesare Berlingeri sintetizza le due esigenze a modo suo, con segni privati della fibrillazione dell’Informale, con una serenità, anzi, degna di una calligrafia Zen.
Ma se questa produzione si fermasse qua, non avrebbe niente di così saliente. Cesare Berlingeri partendo da questo dissidio arriva a risultati del tutto differenti da quelli di tanti altri artisti, perché dell’opera vuole cogliere l’aspetto di unicum, della sua propositività spaziale. L’ingombro delle sue opere deve continuamente lavorare contro uno sbarramento che non vuole che nella galleria ritornino i simboli. Così se da una parte c’è tutto un godimento espressivo, anche per la splendida risoluzione tecnica dei suoi lavori, dall’altra c’è la diffidenza per qualsiasi soluzione trovata, per qualsiasi maiuscola nell’affermazione.
Il risultato è affascinante perché invece di essere accostati da opere che nella loro confidenzialità soggettiva ci sussurrino le vicende dell’autore, abbiamo la sua interrogazione a coglierci in flagrante, individuando in noi il miglior momento per far breccia con la bellezza. Questa non viene da un gusto dell’equilibrio o della composizione, ma da un effetto di verità che, per essere troppo bruciante, alla fine ci offende e ci stordisce. L’opera inizia dove normalmente finisce, così impariamo che, per impadronircene, dobbiamo fare i conti con una densità inedita e imbarazzante, che, alla fine, ci turba più che appagare.
16
dicembre 2006
Cesare Berlingeri – Avvolti
Dal 16 dicembre 2006 al 14 gennaio 2007
arte contemporanea
Location
VERTIGO ARTE
Cosenza, Via Rivocati, 63, (Cosenza)
Cosenza, Via Rivocati, 63, (Cosenza)
Vernissage
16 Dicembre 2006, ore 18
Autore
Curatore