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Paolo Radi – Indefinito Continuo
Il lavoro di Paolo Radi è un perfetto esempio di questo silenzioso ritorno all’ordine che si sta affermando progressivamente dalla fine degli anni novanta
Comunicato stampa
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Nella situazione attuale dell’arte, in cui prevalgono scelte multidisciplinari spesso legate al video o alla performance, un lavoro così “classico” come quelle di Paolo Radi salta immediatamente agli occhi per la sua misura, per l’attenzione a ogni dettaglio dell’opera che diventa così significante. Nell’anarchia linguistica sembra che stia comparendo una forma di reazione al disordine che non può che essere di “ritorno all’ordine”.
Il lavoro di Paolo Radi è un perfetto esempio di questo silenzioso ritorno all’ordine che si sta affermando progressivamente dalla fine degli anni novanta.
Radi è chiaro che dimostra subito le sue paternità, ma questo è decisamente una prova di forza e di sicurezza: da una parte il monocromo, dall’altra lo spazialismo, trovano nel suo lavoro una sintesi estremamente riuscita.
Questo avviene non soltanto per una perizia tecnica sempre sottovalutata e, invece, sempre più importante per comprendere fino a che punto l’intenzionalità dell’opera trovi una corrispondenza nel risultato finale.
La stessa facilità con cui attraversa generi e discipline, lo colloca in quella erranza semiotica che è tipica della sua generazione.
Però il suo impianto fortemente metafisico lo avvicina a ricerche propriamente italiane che non solo riprendono le atmosfere di sospensione temporale del movimento storico, ma le lega alla ricerca spazialista che aveva scelto di riproblematizzare lo spazio, aprendolo al vuoto e al mistero.
Da qui l’ìndefinito, nelle pause del colore, nelle sue ripetizioni e nei suoi brevi mutamenti, nell’indecisione tra scultura e pittura, nelle ombre che la luce genera quasi controvoglia.
E’ un’arte che allude e non illude, portandoci in una dimensione in cui vedere e capire sono la stessa parola.
Il lavoro di Paolo Radi è un perfetto esempio di questo silenzioso ritorno all’ordine che si sta affermando progressivamente dalla fine degli anni novanta.
Radi è chiaro che dimostra subito le sue paternità, ma questo è decisamente una prova di forza e di sicurezza: da una parte il monocromo, dall’altra lo spazialismo, trovano nel suo lavoro una sintesi estremamente riuscita.
Questo avviene non soltanto per una perizia tecnica sempre sottovalutata e, invece, sempre più importante per comprendere fino a che punto l’intenzionalità dell’opera trovi una corrispondenza nel risultato finale.
La stessa facilità con cui attraversa generi e discipline, lo colloca in quella erranza semiotica che è tipica della sua generazione.
Però il suo impianto fortemente metafisico lo avvicina a ricerche propriamente italiane che non solo riprendono le atmosfere di sospensione temporale del movimento storico, ma le lega alla ricerca spazialista che aveva scelto di riproblematizzare lo spazio, aprendolo al vuoto e al mistero.
Da qui l’ìndefinito, nelle pause del colore, nelle sue ripetizioni e nei suoi brevi mutamenti, nell’indecisione tra scultura e pittura, nelle ombre che la luce genera quasi controvoglia.
E’ un’arte che allude e non illude, portandoci in una dimensione in cui vedere e capire sono la stessa parola.
20
gennaio 2007
Paolo Radi – Indefinito Continuo
Dal 20 gennaio al 09 marzo 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA SPAZIA
Bologna, Via Dell'inferno, 5, (Bologna)
Bologna, Via Dell'inferno, 5, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10-12.30 e 15.30-19.30
Vernissage
20 Gennaio 2007, ore 18
Autore
Curatore