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Wolfe Lenkiewicz – Emblematic psychosis
oltre la superficie, l’opera di wolfe lenkiewicz rivela continuità tra argomento, stile, tecnica e materiale
Comunicato stampa
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“si può conchiudere che esso disegno altro non sia che una apparente espressione e dichiarazione del concetto che si ha nell’animo, e di quello che altri si è nella mente imaginato e fabricato nell’idea.” da vite de’ più eccellenti pittori scultori e architettori di giorgio vasari (seconda edizione, 1568):
oltre la superficie, l’opera di wolfe lenkiewicz rivela continuità tra argomento, stile, tecnica e materiale. il mezzo espressivo privilegiato è il disegno figurativo a matita, formale e convenzionale, che, nel contrasto con il suo strano immaginario, diventa ancora più provocatorio. egli costruisce la sua iconografia ibrida amalgamando e combinando archetipi diversi, immagini simboliche e motivi araldici. si creano così affermazioni inizialmente assurde, che ad una più attenta riflessione sembrano però esprimere verità significative. queste affermazioni, collegate eppure conflittuali, sconvolgono il nostro ordine visivo precostituito, in un processo che lenkiewicz definisce “psicosi emblematica”. l’artista spesso stravolge immagini religiose familiari, avvicinando le sue composizioni ai dipinti allegorici rinascimentali; ma le immagini che utilizza possono anche essere tratte dall’attualità, e fortemente politicizzate, come quella di un aereo che si schianta nel fianco di un cristo crocifisso o quella di farfalle che bombardano le torri Gemelle.
e’ la tensione tra questi elementi pittorici apparentemente privi di logica che anima i disegni, e il suo stile tradizionalista sembra parlarci da una fase oscura e distante della coscienza umana, che devia verso il presente. immagini iconiche come quelle del cristo e del titanic vengono accostate come in una sovversione cronologica irrazionale, dando origine a nuovi significati. il mondo illusorio e immaginario di lenkiewitcz è plasmato dalla natura e dal potenziale concettuale del mezzo espressivo prescelto, da cui è inscindibile. la prerogativa del disegno a matita è che permette ai suoi migliori esecutori di ottenere considerevole varietà ed intensità espressive utilizzando materiali e strumenti limitati e a bassa tecnologia. eppure qui non si tratta di semplice perizia tecnica, ma piuttosto di educare l’occhio a potenziare le proprie capacità di osservazione – un modo di percepire basato sull’indagine e l’immaginazione. i disegni di lenkiewicz sono ben rifiniti, ed egli può eseguirli in scale diverse; per i più piccoli una lente di ingrandimento lo aiuta a realizzare le figure con mirabile precisione di dettagli.
il suo film 16mm in bianco e nero, desum, proiettato su un pallone meteorologico, parla di tre personaggi filosofici di epoca illuministica: newton, pascal e voltaire, presentati come strane incarnazioni femminili che chiacchierano in una incomprensibile fusione di latino e francese. sopraffatto dalla noia, newton vaga senza meta attraverso lande desolate, e viene ucciso dall’archetipo del boia, che lo resuscita e ripete questo processo insensato più e più volte, all’infinito. il film fa riferimento all’incessante ricerca di un baricentro o di un equilibrio, che non può portare ad altro che a una disperata ma implacabile spinta ad esplorare. il suo titolo potrebbe significare fallimento o abbandono, poiché attraverso l’introduzione dell’irrazionale, questi celebrati filosofi diventano insicuri e sembrano perdere le loro certezze. per realizzare un paesaggio post-nucleare, il film è stato girato sullo sfondo desolato di dungeness, nel kent, su cui domina una centrale nucleare. lenkiewicz ha creato i costumi per il film, e da allora ne ha realizzato versioni sempre più raffinate, esposte come vere e proprie sculture – creature composite e mutanti, che in qualche modo corrispondono alle immagini ibride delle sue opere bidimensionali.
oltre la superficie, l’opera di wolfe lenkiewicz rivela continuità tra argomento, stile, tecnica e materiale. il mezzo espressivo privilegiato è il disegno figurativo a matita, formale e convenzionale, che, nel contrasto con il suo strano immaginario, diventa ancora più provocatorio. egli costruisce la sua iconografia ibrida amalgamando e combinando archetipi diversi, immagini simboliche e motivi araldici. si creano così affermazioni inizialmente assurde, che ad una più attenta riflessione sembrano però esprimere verità significative. queste affermazioni, collegate eppure conflittuali, sconvolgono il nostro ordine visivo precostituito, in un processo che lenkiewicz definisce “psicosi emblematica”. l’artista spesso stravolge immagini religiose familiari, avvicinando le sue composizioni ai dipinti allegorici rinascimentali; ma le immagini che utilizza possono anche essere tratte dall’attualità, e fortemente politicizzate, come quella di un aereo che si schianta nel fianco di un cristo crocifisso o quella di farfalle che bombardano le torri Gemelle.
e’ la tensione tra questi elementi pittorici apparentemente privi di logica che anima i disegni, e il suo stile tradizionalista sembra parlarci da una fase oscura e distante della coscienza umana, che devia verso il presente. immagini iconiche come quelle del cristo e del titanic vengono accostate come in una sovversione cronologica irrazionale, dando origine a nuovi significati. il mondo illusorio e immaginario di lenkiewitcz è plasmato dalla natura e dal potenziale concettuale del mezzo espressivo prescelto, da cui è inscindibile. la prerogativa del disegno a matita è che permette ai suoi migliori esecutori di ottenere considerevole varietà ed intensità espressive utilizzando materiali e strumenti limitati e a bassa tecnologia. eppure qui non si tratta di semplice perizia tecnica, ma piuttosto di educare l’occhio a potenziare le proprie capacità di osservazione – un modo di percepire basato sull’indagine e l’immaginazione. i disegni di lenkiewicz sono ben rifiniti, ed egli può eseguirli in scale diverse; per i più piccoli una lente di ingrandimento lo aiuta a realizzare le figure con mirabile precisione di dettagli.
il suo film 16mm in bianco e nero, desum, proiettato su un pallone meteorologico, parla di tre personaggi filosofici di epoca illuministica: newton, pascal e voltaire, presentati come strane incarnazioni femminili che chiacchierano in una incomprensibile fusione di latino e francese. sopraffatto dalla noia, newton vaga senza meta attraverso lande desolate, e viene ucciso dall’archetipo del boia, che lo resuscita e ripete questo processo insensato più e più volte, all’infinito. il film fa riferimento all’incessante ricerca di un baricentro o di un equilibrio, che non può portare ad altro che a una disperata ma implacabile spinta ad esplorare. il suo titolo potrebbe significare fallimento o abbandono, poiché attraverso l’introduzione dell’irrazionale, questi celebrati filosofi diventano insicuri e sembrano perdere le loro certezze. per realizzare un paesaggio post-nucleare, il film è stato girato sullo sfondo desolato di dungeness, nel kent, su cui domina una centrale nucleare. lenkiewicz ha creato i costumi per il film, e da allora ne ha realizzato versioni sempre più raffinate, esposte come vere e proprie sculture – creature composite e mutanti, che in qualche modo corrispondono alle immagini ibride delle sue opere bidimensionali.
22
gennaio 2007
Wolfe Lenkiewicz – Emblematic psychosis
Dal 22 gennaio al 22 febbraio 2007
arte contemporanea
Location
MIMMO SCOGNAMIGLIO ARTE CONTEMPORANEA
Napoli, Via Mariano D'Ayala, 6, (Napoli)
Napoli, Via Mariano D'Ayala, 6, (Napoli)
Orario di apertura
lun-ven 10.30-13.30 e 15.30-19
Vernissage
22 Gennaio 2007, ore 19.30
Autore
Curatore