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Luis Molina-Pantin – L’appartamento di Osmel Sousa, presidente del Venezuela
Le opere di Luis Molina-Pantin sono una dimostrazione di come sia possibile utilizzare la fotografia come mezzo al tempo stesso concettuale, sociale, politico e antropologico
Comunicato stampa
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Galleria Glance è lieta di presentare la prima personale italiana di Luis Molina-Pantin
Le opere di Luis Molina-Pantin sono una dimostrazione di come sia possibile utilizzare la fotografia come mezzo al tempo stesso concettuale, sociale, politico e antropologico. Di come l’arte possa essere estetica, etica e ironica. Di come si possa rappresentare un luogo senza illustrarlo letteralmente. Nei suoi lavori i generi tradizionali della fotografia si confondono e il paesaggio diventa natura morta, il reale si confonde con il fittizio.
Luis Molina-Pantin ha ambientato i suoi progetti in diversi posti del mondo, come in Venezuela, dove vive, Colombia, Stati Uniti e in Europa, per esempio a St. Moritz o in Spagna. I soggetti, analizzati con occhio clinico e cinico, con uno stile documentaristico in parte assimilabile a quella degli artisti tedeschi della nuova-oggettività, come Thomas Struth o Candida Höfer, sono stati, tra gli altri: alberghi, uffici delle gallerie di Chelsea, un museo _del _massacro, _banconote_di
El apartamento de Osmel Sousa Presidente de la organozacion Miss Venezuela, 2000 - 120 x 100 cm
leader mai messe in circolazione, oggetti con sopra un paesaggio, case abbandonate ancora prima di essere finite, l’estetica dei narco-trafficanti colombiani, che riesce a conciliare rococò versaillese con obelischi e sfingi egizie.
La sua serie Inmobilia (1997), che ricorda i portfolio delle agenzie immobiliari, a cui il cui titolo rimanda, rappresenta spazi che, sebbene non potranno mai essere comprati, sono punti cardine dell’immaginario e dell’industria venezuelana. A ben guardare, sopra i salotti, le stanze o le sale ospedaliere, si scorgono i bordi, i limiti della rappresentazione, da cui sporgono i riflettori. Le stanze si rivelano set provvisori, ovvero le scenografie delle popolarissime telenovelas del canale Venevision, uno dei maggiori del continente. Qua e là si vedono gli errori, come un rotolo di carta igienica in una stanza dove nient’altro rimanda a un bagno. Ogni ambientazione, dal salotto borghese alla baracca-monolocale, porta i segni di differenti caratterizzazioni sociali. Le immagini dai colori brillanti sono pittoriche e scultoree, ma illuminate da una fredda luce artificiale che, insieme alla mancanza non solo di esseri umani ma di umanità, di vissuto, rieccheggiano la finzione, la precaria idealizzazione della vita e della società sud-americana, ma più in generale della società contemporanea.
Anche l’altro lavoro in mostra, The apartment of Osmel Sousa, President of Miss Venezuela (2000), racconta qualcosa della realtà locale di Molina-Pantin, ma parla un linguaggio universale, poliglotta (così come l’artista che ha vissuto e studiato molti anni all’estero). Qui gli spazi sono reali, sebbene siano così kitsch da non sembrare veri. L’artista ha avuto il permesso di fotografare l’appartamento del direttore di Miss Venezuela, uno spettacolo senza eguali per ascolti e aspettative, che vanta il record del più alto numero di regine di bellezza vincitrici. Il concorso è prodotto dallo stesso produttore delle soap-opera, la Venevision, i cui proprietari anche sono sostenitori di importanti fondazioni d’arte e collezionisti di opere (tra cui, per ironia della sorte, anche di alcune foto di Inmobilia!).
Come nel caso delle gallerie newyorkesi, più che promotori, produttori di “bellezza”, così Sousa, uno degli uomini più potenti del Sud America, è un produttore di bellezza e un commerciante di sogni. E il suo appartamento, con il suo terrificante horror vacui e il suo senso dell’eccesso, sembra un ironico contraltare al minimalismo degli uffici delle gallerie, così simili uno all’altro.
Norma Mangione
Le opere di Luis Molina-Pantin sono una dimostrazione di come sia possibile utilizzare la fotografia come mezzo al tempo stesso concettuale, sociale, politico e antropologico. Di come l’arte possa essere estetica, etica e ironica. Di come si possa rappresentare un luogo senza illustrarlo letteralmente. Nei suoi lavori i generi tradizionali della fotografia si confondono e il paesaggio diventa natura morta, il reale si confonde con il fittizio.
Luis Molina-Pantin ha ambientato i suoi progetti in diversi posti del mondo, come in Venezuela, dove vive, Colombia, Stati Uniti e in Europa, per esempio a St. Moritz o in Spagna. I soggetti, analizzati con occhio clinico e cinico, con uno stile documentaristico in parte assimilabile a quella degli artisti tedeschi della nuova-oggettività, come Thomas Struth o Candida Höfer, sono stati, tra gli altri: alberghi, uffici delle gallerie di Chelsea, un museo _del _massacro, _banconote_di
El apartamento de Osmel Sousa Presidente de la organozacion Miss Venezuela, 2000 - 120 x 100 cm
leader mai messe in circolazione, oggetti con sopra un paesaggio, case abbandonate ancora prima di essere finite, l’estetica dei narco-trafficanti colombiani, che riesce a conciliare rococò versaillese con obelischi e sfingi egizie.
La sua serie Inmobilia (1997), che ricorda i portfolio delle agenzie immobiliari, a cui il cui titolo rimanda, rappresenta spazi che, sebbene non potranno mai essere comprati, sono punti cardine dell’immaginario e dell’industria venezuelana. A ben guardare, sopra i salotti, le stanze o le sale ospedaliere, si scorgono i bordi, i limiti della rappresentazione, da cui sporgono i riflettori. Le stanze si rivelano set provvisori, ovvero le scenografie delle popolarissime telenovelas del canale Venevision, uno dei maggiori del continente. Qua e là si vedono gli errori, come un rotolo di carta igienica in una stanza dove nient’altro rimanda a un bagno. Ogni ambientazione, dal salotto borghese alla baracca-monolocale, porta i segni di differenti caratterizzazioni sociali. Le immagini dai colori brillanti sono pittoriche e scultoree, ma illuminate da una fredda luce artificiale che, insieme alla mancanza non solo di esseri umani ma di umanità, di vissuto, rieccheggiano la finzione, la precaria idealizzazione della vita e della società sud-americana, ma più in generale della società contemporanea.
Anche l’altro lavoro in mostra, The apartment of Osmel Sousa, President of Miss Venezuela (2000), racconta qualcosa della realtà locale di Molina-Pantin, ma parla un linguaggio universale, poliglotta (così come l’artista che ha vissuto e studiato molti anni all’estero). Qui gli spazi sono reali, sebbene siano così kitsch da non sembrare veri. L’artista ha avuto il permesso di fotografare l’appartamento del direttore di Miss Venezuela, uno spettacolo senza eguali per ascolti e aspettative, che vanta il record del più alto numero di regine di bellezza vincitrici. Il concorso è prodotto dallo stesso produttore delle soap-opera, la Venevision, i cui proprietari anche sono sostenitori di importanti fondazioni d’arte e collezionisti di opere (tra cui, per ironia della sorte, anche di alcune foto di Inmobilia!).
Come nel caso delle gallerie newyorkesi, più che promotori, produttori di “bellezza”, così Sousa, uno degli uomini più potenti del Sud America, è un produttore di bellezza e un commerciante di sogni. E il suo appartamento, con il suo terrificante horror vacui e il suo senso dell’eccesso, sembra un ironico contraltare al minimalismo degli uffici delle gallerie, così simili uno all’altro.
Norma Mangione
20
gennaio 2007
Luis Molina-Pantin – L’appartamento di Osmel Sousa, presidente del Venezuela
Dal 20 gennaio al 23 marzo 2007
fotografia
Location
GALLERIA GLANCE
Torino, Via San Massimo, 45, (Torino)
Torino, Via San Massimo, 45, (Torino)
Orario di apertura
martedì - sabato 15:30 - 19:30 o su appuntamento
Vernissage
20 Gennaio 2007, ore 18.30-20
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