Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Massimo Lomi
personale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
IL CODICE ESTETICO DI MASSIMO LOMI
L’innamoramento che non di rado invade l’intimo di un essere umano, quando
soccombe rapito al cospetto di un’opera d’arte, non è determinato dalla
sua “bellezza” estetica, ma da una reazione inconsapevole verso qualcosa di
positivo ed ignoto che appaga l’animo dell’individuo. La visione delle pitture
di Massimo Lomi provoca tale reazione emozionale; egli è un artista che soddisfa
l’intelletto perché la sua opera sino ad oggi realizzata “parla” finalmente
la lingua universale dell’Arte. Il Maestro si rivela come l’artefice della sintesi di
almeno quattro secoli di pittura: dal Seicento fino ai giorni nostri. La luce è l’elemento
principe delle sue creazioni: viene utilizzata per invertire le regole tradizionali
dell’architettura compositiva e sottomettere il disegno e il colore. Disegno
e colore che convivono – finalmente – dopo l’innaturale “separazione”
cinquecentesca che vedeva gli artisti toscani primeggiare nel disegno, mentre
quelli veneti nel colore. Sintesi di una storia dell’arte italiana vista in chiave
estetica, i cui risultati finali evidenziano un bilanciamento o per meglio dire una
pariteticità tra segno e cromia. La luce quindi per Lomi è fondamentale, essa
è strumento per la creazione di superfici illuminate dal sole alle quali vengono
contrapposte zone di netta ombra, senza mezzetinte, ottenuta dall’effetto
visivo della “tavola scoperta”. Il colore non copre – com’è evidente e come ha
sottolineato l’Artista - l’intera superficie dei dipinti perché “il resto è legno”. Le
opere di Lomi si prestano anche a letture leggere, come tutte le opere dei
grandi artisti, ecco perché l’impressione che si ha da una semplice lettura
sensitiva rimanda a quel periodo storico che ha visto la pittura italiana della
seconda metà dell’Ottocento, e quella toscana in particolare, rivaleggiare ad
armi pari con quella francese. E con quei pittori nella cui coscienza s’era venuto
maturando un amor di natura disceso dalle enunciazioni romantiche. È
un errore a mio avviso considerare le pitture di Lomi in una dimensione di art
revival che sicuramente lo vede compresso rispetto al suo vero ed autentico
codice estetico, tanto originale quanto stupefacente ed attuale. Si, diciamo
pure che la sua attività artistica appare legata, per i noti vincoli di sangue e
per le esperienze familiari, alla pittura nostrana a cavallo tra Ottocento e Novecento,
tuttavia i risultati sono altra cosa, per due motivi. Il primo riguarda
l’impostazione dei temi, ovvero la preferenza dei particolari, in luogo di scelte
più complete e visivamente più compiacenti; il secondo motivo riguarda l’uso
della luce e dei colori, simile ma nella sostanza differente da esempi riconducibili,
come qualcuno ha affermato, ai macchiaioli o alla pittura coeva d’oltralpe,
basti pensare all’assenza delle mezzetinte. Ovviamente ogni forzatura sarebbe
possibile ma non auspicabile perché limiterebbe l’originalità e la genuinità
della personalità artistica del Maestro. Nella sua pittura gli scorci e gli elementi
in essi contenuti si caricano di valenza documentale testimoniando, tra
finestre imbellite da gerani e frammenti di paesaggi, la normalità quotidiana
che solitamente sfugge all’occhio distratto dalle faccende giornaliere. Ma che
si rivela caratteristica peculiare di luoghi e di comunità che attraverso il loro
habitat possono essere raccontati sotto diversi punti di vista. Vengono valorizzati
elementi che in altri tempi non hanno avuto dignità di essere rappresentati
come protagonisti, anche se presenti in quanto parti integranti di un contesto
scenico. Anche quando il Maestro esce fuori dai vicoli e dalle piazzette
si conferma, proprio per la sua singolare essenzialità pittorica, un raccontatore
di emozioni autentiche, così come si è rivelato nell’opera “L’ora dei sogni”.
È un artista completo che utilizza in maniera disinvolta il pennello con il quale
de-scrive ciò che vede in chiave poetica; nelle opere egli riesce come pochi
a consentire l’integrazione formale attraverso un processo tutto intuitivo-mentale.
Ciò vuol dire che invita chi guarda le sue pitture a completarle secondo
il proprio modo d’essere, in un processo dinamico che è fuori dall’opera ma
che interagisce con essa, dall’interno all’esterno e viceversa. Il colore, complice
non secondario di questa dimensione poetica, non risulta essere tormentato
e, come afferma Franco Alessandro Lessi “è steso con puro sereno
istinto, o impastato direttamente con risultati che testimoniano del fremito interiore
e un tocco di spontaneità espressionistica”. Maneggevolezza nell’uso
della tavolozza e velocità di esecuzione sono caratteristiche fondamentali e
determinanti per una pittura che vuol evocare momenti sublimi, unici ed irripetibili,
nella loro magnifica poeticità. Lomi ha il merito di averci donato una pittura
di alto valore culturale ed artistico che è ormai testimonianza storica e
prezioso patrimonio dell’arte italiana.
Marcello Ippolito
L’innamoramento che non di rado invade l’intimo di un essere umano, quando
soccombe rapito al cospetto di un’opera d’arte, non è determinato dalla
sua “bellezza” estetica, ma da una reazione inconsapevole verso qualcosa di
positivo ed ignoto che appaga l’animo dell’individuo. La visione delle pitture
di Massimo Lomi provoca tale reazione emozionale; egli è un artista che soddisfa
l’intelletto perché la sua opera sino ad oggi realizzata “parla” finalmente
la lingua universale dell’Arte. Il Maestro si rivela come l’artefice della sintesi di
almeno quattro secoli di pittura: dal Seicento fino ai giorni nostri. La luce è l’elemento
principe delle sue creazioni: viene utilizzata per invertire le regole tradizionali
dell’architettura compositiva e sottomettere il disegno e il colore. Disegno
e colore che convivono – finalmente – dopo l’innaturale “separazione”
cinquecentesca che vedeva gli artisti toscani primeggiare nel disegno, mentre
quelli veneti nel colore. Sintesi di una storia dell’arte italiana vista in chiave
estetica, i cui risultati finali evidenziano un bilanciamento o per meglio dire una
pariteticità tra segno e cromia. La luce quindi per Lomi è fondamentale, essa
è strumento per la creazione di superfici illuminate dal sole alle quali vengono
contrapposte zone di netta ombra, senza mezzetinte, ottenuta dall’effetto
visivo della “tavola scoperta”. Il colore non copre – com’è evidente e come ha
sottolineato l’Artista - l’intera superficie dei dipinti perché “il resto è legno”. Le
opere di Lomi si prestano anche a letture leggere, come tutte le opere dei
grandi artisti, ecco perché l’impressione che si ha da una semplice lettura
sensitiva rimanda a quel periodo storico che ha visto la pittura italiana della
seconda metà dell’Ottocento, e quella toscana in particolare, rivaleggiare ad
armi pari con quella francese. E con quei pittori nella cui coscienza s’era venuto
maturando un amor di natura disceso dalle enunciazioni romantiche. È
un errore a mio avviso considerare le pitture di Lomi in una dimensione di art
revival che sicuramente lo vede compresso rispetto al suo vero ed autentico
codice estetico, tanto originale quanto stupefacente ed attuale. Si, diciamo
pure che la sua attività artistica appare legata, per i noti vincoli di sangue e
per le esperienze familiari, alla pittura nostrana a cavallo tra Ottocento e Novecento,
tuttavia i risultati sono altra cosa, per due motivi. Il primo riguarda
l’impostazione dei temi, ovvero la preferenza dei particolari, in luogo di scelte
più complete e visivamente più compiacenti; il secondo motivo riguarda l’uso
della luce e dei colori, simile ma nella sostanza differente da esempi riconducibili,
come qualcuno ha affermato, ai macchiaioli o alla pittura coeva d’oltralpe,
basti pensare all’assenza delle mezzetinte. Ovviamente ogni forzatura sarebbe
possibile ma non auspicabile perché limiterebbe l’originalità e la genuinità
della personalità artistica del Maestro. Nella sua pittura gli scorci e gli elementi
in essi contenuti si caricano di valenza documentale testimoniando, tra
finestre imbellite da gerani e frammenti di paesaggi, la normalità quotidiana
che solitamente sfugge all’occhio distratto dalle faccende giornaliere. Ma che
si rivela caratteristica peculiare di luoghi e di comunità che attraverso il loro
habitat possono essere raccontati sotto diversi punti di vista. Vengono valorizzati
elementi che in altri tempi non hanno avuto dignità di essere rappresentati
come protagonisti, anche se presenti in quanto parti integranti di un contesto
scenico. Anche quando il Maestro esce fuori dai vicoli e dalle piazzette
si conferma, proprio per la sua singolare essenzialità pittorica, un raccontatore
di emozioni autentiche, così come si è rivelato nell’opera “L’ora dei sogni”.
È un artista completo che utilizza in maniera disinvolta il pennello con il quale
de-scrive ciò che vede in chiave poetica; nelle opere egli riesce come pochi
a consentire l’integrazione formale attraverso un processo tutto intuitivo-mentale.
Ciò vuol dire che invita chi guarda le sue pitture a completarle secondo
il proprio modo d’essere, in un processo dinamico che è fuori dall’opera ma
che interagisce con essa, dall’interno all’esterno e viceversa. Il colore, complice
non secondario di questa dimensione poetica, non risulta essere tormentato
e, come afferma Franco Alessandro Lessi “è steso con puro sereno
istinto, o impastato direttamente con risultati che testimoniano del fremito interiore
e un tocco di spontaneità espressionistica”. Maneggevolezza nell’uso
della tavolozza e velocità di esecuzione sono caratteristiche fondamentali e
determinanti per una pittura che vuol evocare momenti sublimi, unici ed irripetibili,
nella loro magnifica poeticità. Lomi ha il merito di averci donato una pittura
di alto valore culturale ed artistico che è ormai testimonianza storica e
prezioso patrimonio dell’arte italiana.
Marcello Ippolito
20
gennaio 2007
Massimo Lomi
Dal 20 gennaio al 04 febbraio 2007
arte contemporanea
Location
RUSSO GALLERIA D’ARTE
Nardò, Via Duca degli Abruzzi, 21, (LECCE)
Nardò, Via Duca degli Abruzzi, 21, (LECCE)
Orario di apertura
17,30-20,30
Vernissage
20 Gennaio 2007, ore 19
Autore