Immagini ora stagliate ora oniriche sembrano fuggire alla visione per

restare impresse nella profondità degli occhi e

vagano nella memoria alla ricerca di un già vissuto.

Gesti lenti, profili intensi, passi accennati, il disegno di una caviglia,

incalzano il ritmo con respiro accelerato.

Colori accesi contrastano con il bianco e nero.

Danza sacra e profana.

Ritratti ricamati in un tessuto allegorico di percezioni gestuali,

intorno ai quali è stata allestita una rete di storie.

Bailando, danzando, immaginando, sognando…

Volti accesi, sguardi lontani, corpi serrati,

personaggi legati all'immaginario artistico,

ma così reali nel desiderio di dare vita al movimento.

Questa Opera è il frutto di un attento lavoro di ricerca che giustifica

la documentata ricostruzione di situazioni ed emozioni.

Essa si coniuga tra poesia e pittura.

Marina Soligon

(direttrice della Scuola di Danza Gestuale di Padova)






CURRICULUM


Vincenzo Fileccia nasce a Palermo nel 1949.

Inizia a fotografare da giovane seguendo le orme del padre, fotografo amatoriale, e sviluppa particolare interesse per la foto che ritrae l’uomo e il suo ambiente.

Trasferitosi a Padova nel 2001, ha ottenuto numerosi riconoscimenti in vari concorsi fotografici.

Sue foto sono state pubblicate su alcune riviste, tra cui l’EOS Magazine della Canon.

Appassionato di musica e sempre alla ricerca di nuove forme di espressione fotografica, comincia a realizzare slide show digitali, in cui fonde musica, movimento ed immagini.

Trova nel ballo, che coniuga questi elementi, ispirazione per alcuni suoi lavori.

Le immagini della mostra sono tratte da uno slide show, che porta lo stesso titolo, e che ha ottenuto la menzione speciale alla 5° Rassegna Aternum di Fotografia Digitale in Trasparenza, tenutasi a Pescara nel dicembre 2006 ed ancora unica nel suo genere in Italia, con la seguente motivazione:”E’ un capolavoro assoluto di fotografia, nella superba orchestrazione dei ballerini di cui si seguono tutti i movimenti, stando attenti, nel contempo, a centrare non solo i dettagli dei personaggi, ma anche la totalità estetica dell’insieme. I colorismi sono sfruttati al massimo delle potenzialità”.