L’intento della neonata Galleria Manzoni è quello di dedicarsi alla promozione di due specifici settori: il design e le arti contemporanee. Nell’ambito di queste ultime una particolare attenzione viene rivolta nei confronti di una delle forme di espressione artistica attualmente di maggior interesse a livello mondiale: la fotografia. Per questo motivo, ma anche per instaurare un rapporto costruttivo con la propria città dando spazio agli artisti bergamaschi, la nuova mostra della Galleria è dedicata alle fotografie realizzate da Virgilio Fidanza, importante figura della scena artistica bergamasca, osservatore a 360° della nostra realtà territoriale che documenta attraverso il medium fotografico.

Virgilio Fidanza (Bergamo 1953) fotografo professionista dal 1981, si occupa di fotografia industriale e pubblicitaria per conto di aziende bergamasche (Radici Group, Imetec, Prefabbricati Cividini, Airoh) ma non solo (Vorwerk Italia, Coca Cola Italia, Saip & Schiller Italia, Mondadori, Allumix). Con particolare sensibilità alla fotografia dell’oggetto d’arte collabora a cataloghi e documentazione per artisti (Mariella Bettineschi, Attilio Steffanoni, Stanislav Libenski) e gallerie.

Dal 1987 si è dedicato anche all’insegnamento, dal 2000 al 2001 è stato docente di fotografia presso l’Accademia Carrara di Belle Arti e dal 2003 al 2004 all’Accademia di Belle Arti Lorenzo Lotto di Bergamo.

Associato S.I.A.F. (Associazione Fotografi Professionisti ), è stato membro della Presidenza Nazionale dal 1996 al 2003, e coordinatore nazionale dell’area culturale e curatore degli eventi espositivi di “Orvieto Fotografia” dal 1998 al 2003.

Ha recentemente tenuto un Workshop alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, dal titolo “Lo Sguardo Incantato”.

L’attività professionale è affiancata dalla partecipazione a eventi espositivi collettivi e personali.

La mostra alla Galleria Manzoni presenta fotografie realizzate tra il 2006 e il 2007 in una serie di quattordici scatti accostati tra loro a due a due a formare delle coppie. Ognuno dei sette dittici è composto da una fotografia a colori del paesaggio visto da un occhio in movimento nata da quotidiani viaggi dell’artista in autostrada e da un altro paesaggio, in bianco e nero, osservato da un punto di vista statico e attento ai mutamenti del nostro paesaggio urbano. Le prime quasi evanescenti ma, per paradosso, più reali delle altre i cui soggetti sono evidentemente destinati alla scomparsa.


La mostra è accompagnata da un catalogo con testo di Paola Tognon pubblicato da Magnolia edizioni.