Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Jason Benjamin – If the air could speak
”Se l’aria potesse parlare”, si intitola la prima mostra romana di Jason Benjamin, l’artista australiano noto in campo internazionale per i suoi paesaggi, i suoi ritratti, le sue nature morte e i suoi quadri di fiori
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Galleria Tondinelli presenta dal 15 febbraio al 7 marzo 2007 la mostra personale di Jason Benjamin If the air could speak, a cura di Costanzo Costantini e Floriana Tondinelli.
«”Se l’aria potesse parlare”, si intitola la prima mostra romana di Jason Benjamin, l’artista australiano noto in campo internazionale per i suoi paesaggi, i suoi ritratti, le sue nature morte e i suoi quadri di fiori. Ma l’aria che circola nei suoi paesaggi, che egli considera essenzialmente“ritratti”, ossia ritratti della natura, “parla” o, quanto meno, vibra, emette dei suoni. Non è l’aria dei cieli statici, silenti, incantati del Beato Angelico e degli altri pittori italiani del Quattro-Cinquecento, ma un’aria mobile, libera, sonora, musicale, meteorologica. Un’aria moderna. E’ mossa dal vento, dai soffi, dai respiri, dai capricci del vento [….] Oltre che dal vento, è mossa dalla luce, questo elemento carico di mistero sin dalla creazione del mondo, indispensabile al pittore non meno che al fotografo e al cineasta. Fellini diceva che fra pittura e cinema c’è una parentela genetica, in quanto l’una e l’altro vivono di luce, l’immagine non può vivere senza la luce [….]
A quale genere appartengono i paesaggi di Benjamin? Poiché nei suoi paesaggi -It’ll be better, All the days I’ve missed, I’m going to try, When you can’t go it alone, You’ve been a friend like nobody else could be, I don’t think i want to feel, The way it’s all going to be, Say these dreams can save me, Anniversary- l’uomo è assente, si potrebbe ascriverla alla pittura dell’epoca terziaria e, in qualche modo, alla pittura in cui appare la solitudine metafisica o la solitudine dei segni. Ma la pittura di paesaggio di Benjamin, come l’aria che vi circola, è libera, mobile, sonora, musicale, presenta segnali della presenza dell’uomo e, in quanto tale, non può essere ascritta alla pittura dell’epoca terziazia né alla pittura metafisica, pur se, come diceva Balthus, qualcosa di metafisico si riscontra in ogni genere di pittura. Più probabilmente, può essere imparentata con la pittura di paesaggio di Gainsborough, Friedrich, Constable, Turner e dei paesaggisti romantici, anche se la pittura di questi autori è abitata da figure umane. La risposta più plausibile potrebbe essere questa: la pittura di paesaggio di Bejamin è propria del pittore australiano. Nella storia dell’arte non importa aver preso da altri, che si sia debitori di questo o di quel maestro, ma che si sia rinnovato o meno il linguaggio. In altre parole, che l’artista si sia creato un proprio stile. Benjamin possiede un proprio stile» (Costanzo Costantini).
Jason Benjamin ha iniziato ad esporre nel 1989 con una serie di personali e collettive, a Sydney, Melbourne, Tokyo, Londra, Miami, New York, Hong Kong, Texas, Perth.
Le sue opere di trovano nelle seguenti collezioni, Australian National Gallery, Canberra;
National Gallery of Victoria, Melbourne; Derwent Collection, Tasmania; Artbank, Sydney;
Bendigo Art Gallery, Victoria; National Portrait Gallery, Canberra; Macquarie Bank, Victoria Ballarat Art Gallery, Victoria; Shepperton Art Gallery, Victoria; Gold Coast City Gallery, Queensland; Mornington Peninsular Regional Gallery; Art Space Makay. Regional Art Gallery and Museum; Castlemaine Regional Art Gallery; Parliament House Art Collection
«”Se l’aria potesse parlare”, si intitola la prima mostra romana di Jason Benjamin, l’artista australiano noto in campo internazionale per i suoi paesaggi, i suoi ritratti, le sue nature morte e i suoi quadri di fiori. Ma l’aria che circola nei suoi paesaggi, che egli considera essenzialmente“ritratti”, ossia ritratti della natura, “parla” o, quanto meno, vibra, emette dei suoni. Non è l’aria dei cieli statici, silenti, incantati del Beato Angelico e degli altri pittori italiani del Quattro-Cinquecento, ma un’aria mobile, libera, sonora, musicale, meteorologica. Un’aria moderna. E’ mossa dal vento, dai soffi, dai respiri, dai capricci del vento [….] Oltre che dal vento, è mossa dalla luce, questo elemento carico di mistero sin dalla creazione del mondo, indispensabile al pittore non meno che al fotografo e al cineasta. Fellini diceva che fra pittura e cinema c’è una parentela genetica, in quanto l’una e l’altro vivono di luce, l’immagine non può vivere senza la luce [….]
A quale genere appartengono i paesaggi di Benjamin? Poiché nei suoi paesaggi -It’ll be better, All the days I’ve missed, I’m going to try, When you can’t go it alone, You’ve been a friend like nobody else could be, I don’t think i want to feel, The way it’s all going to be, Say these dreams can save me, Anniversary- l’uomo è assente, si potrebbe ascriverla alla pittura dell’epoca terziaria e, in qualche modo, alla pittura in cui appare la solitudine metafisica o la solitudine dei segni. Ma la pittura di paesaggio di Benjamin, come l’aria che vi circola, è libera, mobile, sonora, musicale, presenta segnali della presenza dell’uomo e, in quanto tale, non può essere ascritta alla pittura dell’epoca terziazia né alla pittura metafisica, pur se, come diceva Balthus, qualcosa di metafisico si riscontra in ogni genere di pittura. Più probabilmente, può essere imparentata con la pittura di paesaggio di Gainsborough, Friedrich, Constable, Turner e dei paesaggisti romantici, anche se la pittura di questi autori è abitata da figure umane. La risposta più plausibile potrebbe essere questa: la pittura di paesaggio di Bejamin è propria del pittore australiano. Nella storia dell’arte non importa aver preso da altri, che si sia debitori di questo o di quel maestro, ma che si sia rinnovato o meno il linguaggio. In altre parole, che l’artista si sia creato un proprio stile. Benjamin possiede un proprio stile» (Costanzo Costantini).
Jason Benjamin ha iniziato ad esporre nel 1989 con una serie di personali e collettive, a Sydney, Melbourne, Tokyo, Londra, Miami, New York, Hong Kong, Texas, Perth.
Le sue opere di trovano nelle seguenti collezioni, Australian National Gallery, Canberra;
National Gallery of Victoria, Melbourne; Derwent Collection, Tasmania; Artbank, Sydney;
Bendigo Art Gallery, Victoria; National Portrait Gallery, Canberra; Macquarie Bank, Victoria Ballarat Art Gallery, Victoria; Shepperton Art Gallery, Victoria; Gold Coast City Gallery, Queensland; Mornington Peninsular Regional Gallery; Art Space Makay. Regional Art Gallery and Museum; Castlemaine Regional Art Gallery; Parliament House Art Collection
15
febbraio 2007
Jason Benjamin – If the air could speak
Dal 15 febbraio al 07 marzo 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA TONDINELLI
Roma, Via Delle Quattro Fontane, 128a, (Roma)
Roma, Via Delle Quattro Fontane, 128a, (Roma)
Vernissage
15 Febbraio 2007, ore 18.30
Autore
Curatore