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Koroo – Just like in the 60s (yet only without hope)
personale del duo livornese
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La forte influenza esercitata sullo stile di vita quotidiano nell’ultimo secolo dai mezzi di comunicazi one di
massa ha rappresentato un avvenimento mondano dalla non trascurabile portata. Dapprima il Cin ema,
in seguito la Televisione, infine Internet hanno decisamente condizionato ed uniformato comportamenti
e mode, umori e culture. La tecnologia ha da una parte liberato l’uomo da certe incombenze, dall’altra,
all’opposto, ne ha limitato la libertà d’azione. Ed è proprio la creazione della Rete mondiale ad aver provocato
il definitivo abbattimento dell’ultima frontiera, l’ultimo baluardo in difesa del diritto alla solitudine
ed al silenzio, in una parola, all’intimità. Un attacco che, complice il recente avvento del fenom eno tel evisivo
‘reality show’, ha gradualmente ridotto, sino alla quasi totale scomparsa, la sfera della pri va cy.
Il lavoro del duo livornese Koroo, Angelo Foschini e Lavinia Iacomelli, ci spinge a riflettere sulla particolar ità
del rapporto che si è instaurato tra la naturalità della vita umana e l’artificialità portata dall’inarrestabile
progresso tecnologico, tra la spontaneità di un sentimento sincero e la costrizione di un comportamento
indotto da una consuetudine globalizzata. I loro dipinti raffigurano schegge di una quotidianità vissuta
nell’isolamento del proprio ambiente domestico, preziosi momenti di una solitudine letteralmente “rubata”
alla frenetica vita contemporanea, ma privata di quella ‘discrezione’ ormai definitivamente perduta.
È un’intimità apparente ed ambigua, che implica necessariamente la presenza di un terzo ‘incomodo’ il
quale si manifesta in due tempi differenti e conseguenti: il regista (quindi gli artisti) e l’osservatore, che
si trova ad essere trasformato in voyeur. I Koroo sono quindi registi di racconti che narrano avvenimenti
dall’apparente normalità, nei quali un solo gesto, ripetuto chissà quanto volte nella routine quotidiana
tanto da divenire quasi tic nervoso, può assumere la valenza di un evento unico, un atto che diviene
protagonista assoluto dell’istante vissuto. La rappresentazione, nel suo realismo quasi cinematografico,
mantiene comunque un’autonomia sostanziale che la distacca da una pedissequa mimesi della realtà,
ricreata attraverso il rifiuto di descrivere dettagliatamente l’ambientazione in tutti i suoi particolari. Gli
sfondi piatti ed opachi, a stesura monocroma omogenea, sono come spazi astratti nettamente staccati
dal primo piano, ne delimitano la prospettiva, focalizzando l’attenzione sulla scena, a stesura lucida, che
non sovrabbonda quasi mai di oggetti, ma che attira proprio per la sua verità rappresentativa (da non
confondere con ‘verosimiglianza’). I personaggi eseguono con naturalezza le loro attività di svago, forse
consapevoli di essere guardati, ma incuranti dell’occhio “indiscreto” che li osserva tipo ‘grande fratello’,
uno sguardo che in quel momento si trova coinvolto in una sorta di piacevole voyeurismo semivolontario
e che, nella morbosità di una privacy svelata senza troppi pentimenti, stimola le fantasie e crea nella
mente dello spettatore storie che magari vorrebbe egli stesso vivere, o per lo meno vedere fino in fondo,
come fosse connesso attraverso una semplice webcam con altrettante videocamere poste nelle stanze
di questi attori amatoriali, protagonisti di una quotidianità nuda e cruda, a volte inquietante, altre volte
sospesa in un tempo indefinito, ma pur sempre realmente ‘in atto’.
Alessandro Trabucco
massa ha rappresentato un avvenimento mondano dalla non trascurabile portata. Dapprima il Cin ema,
in seguito la Televisione, infine Internet hanno decisamente condizionato ed uniformato comportamenti
e mode, umori e culture. La tecnologia ha da una parte liberato l’uomo da certe incombenze, dall’altra,
all’opposto, ne ha limitato la libertà d’azione. Ed è proprio la creazione della Rete mondiale ad aver provocato
il definitivo abbattimento dell’ultima frontiera, l’ultimo baluardo in difesa del diritto alla solitudine
ed al silenzio, in una parola, all’intimità. Un attacco che, complice il recente avvento del fenom eno tel evisivo
‘reality show’, ha gradualmente ridotto, sino alla quasi totale scomparsa, la sfera della pri va cy.
Il lavoro del duo livornese Koroo, Angelo Foschini e Lavinia Iacomelli, ci spinge a riflettere sulla particolar ità
del rapporto che si è instaurato tra la naturalità della vita umana e l’artificialità portata dall’inarrestabile
progresso tecnologico, tra la spontaneità di un sentimento sincero e la costrizione di un comportamento
indotto da una consuetudine globalizzata. I loro dipinti raffigurano schegge di una quotidianità vissuta
nell’isolamento del proprio ambiente domestico, preziosi momenti di una solitudine letteralmente “rubata”
alla frenetica vita contemporanea, ma privata di quella ‘discrezione’ ormai definitivamente perduta.
È un’intimità apparente ed ambigua, che implica necessariamente la presenza di un terzo ‘incomodo’ il
quale si manifesta in due tempi differenti e conseguenti: il regista (quindi gli artisti) e l’osservatore, che
si trova ad essere trasformato in voyeur. I Koroo sono quindi registi di racconti che narrano avvenimenti
dall’apparente normalità, nei quali un solo gesto, ripetuto chissà quanto volte nella routine quotidiana
tanto da divenire quasi tic nervoso, può assumere la valenza di un evento unico, un atto che diviene
protagonista assoluto dell’istante vissuto. La rappresentazione, nel suo realismo quasi cinematografico,
mantiene comunque un’autonomia sostanziale che la distacca da una pedissequa mimesi della realtà,
ricreata attraverso il rifiuto di descrivere dettagliatamente l’ambientazione in tutti i suoi particolari. Gli
sfondi piatti ed opachi, a stesura monocroma omogenea, sono come spazi astratti nettamente staccati
dal primo piano, ne delimitano la prospettiva, focalizzando l’attenzione sulla scena, a stesura lucida, che
non sovrabbonda quasi mai di oggetti, ma che attira proprio per la sua verità rappresentativa (da non
confondere con ‘verosimiglianza’). I personaggi eseguono con naturalezza le loro attività di svago, forse
consapevoli di essere guardati, ma incuranti dell’occhio “indiscreto” che li osserva tipo ‘grande fratello’,
uno sguardo che in quel momento si trova coinvolto in una sorta di piacevole voyeurismo semivolontario
e che, nella morbosità di una privacy svelata senza troppi pentimenti, stimola le fantasie e crea nella
mente dello spettatore storie che magari vorrebbe egli stesso vivere, o per lo meno vedere fino in fondo,
come fosse connesso attraverso una semplice webcam con altrettante videocamere poste nelle stanze
di questi attori amatoriali, protagonisti di una quotidianità nuda e cruda, a volte inquietante, altre volte
sospesa in un tempo indefinito, ma pur sempre realmente ‘in atto’.
Alessandro Trabucco
14
marzo 2007
Koroo – Just like in the 60s (yet only without hope)
Dal 14 marzo al 14 aprile 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA OBRAZ
Milano, Via Lazzaro Palazzi, 8, (Milano)
Milano, Via Lazzaro Palazzi, 8, (Milano)
Orario di apertura
mercoledì e giovedì 15-18,30 e su appuntamento
Vernissage
14 Marzo 2007, ore 19
Autore
Curatore