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Latte.Carne.e Sangue
Un reportage di viaggio in Kenya raccontato da tre reporter italiani
Comunicato stampa
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Il percorso della mostra nasce ex post facto: come inviati speciali nella realtà il materiale raccolto dovrebbe suggerire una riflessione dal contrasto che interpreta, dopo che si sono rotte le lenti d’ingrandimento delle ideologie. E un’attività precaria, problematica e complessa, quale deve essere quella intellettuale, che mette tutto in discussione, che ama il dubbio ed evita le certezze.
Le anime contrapposte vengono analizzate attraverso una tripartizione dell’ambiente espositivo. Le tre zone tematiche corrispondono a tre alimenti fondamentali della dieta del popolo Masai. Latte.carne.e sangue. Tre alimenti, tre visioni, tre luoghi danteschi. E' sembrato opportuno tripartire il reportage in queste tre aree tematiche in modo da distinguere le diverse e contrastanti, ma al contempo complementari, visioni raccolte durante il viaggio. Le differenze non sono appendici a sé stanti, ma al contrario sono parti di un tutto; fondamentale è capire queste differenze e circoscriverle per potersi avvicinare alla comprensione della totalità piena di contrasti e contraddizioni.
Latte è la zona visuale della purezza dello sguardo, del paesaggio incontaminato, delle lande estese d'Africa. L'immaginario collettivo del continente più vecchio del mondo sembra corrispondere al possesso di questa purezza, che non è del tutto falsa ma neanche l'unica ad essere presente. Le terre incontaminate e i paesaggi, paradisiaci e crudi allo stesso tempo, la forza della natura e la magia della Terra suggeriscono suggestive visioni di un mondo che non appartiene più alla vita occidentalmente intesa. Lungi dal parafrasare i luoghi comuni che accompagnano le visioni d'Africa, sembra quasi di ritrovare in queste percezioni visive ciò che il primo uomo sulla terra ha visto non appena imparato a guardarsi intorno. Ciò sembra essere il fondamento dell'approccio dell'area denominata "Latte". Ad uno sguardo più approfondito le rappresentazioni delle lande incontaminate sembrano suggerirci anche un qualcosa di critico e più profondo della semplice spensieratezza di fronte alla natura. Le due aree tematiche successive ma anche le singole rappresentazioni sembrano suggerirci dei paesaggi e delle vedute della madre terra piene di una presenza "altra", cariche di una contaminazione presente anche se non visibile al primo approccio. La singolarità di una visione non può essere scissa e separata totalmente da ciò che le appartiene e che la completa suo malgrado.
E' qui che la seconda area tematica si manifesta. "Carne". L'intervento animalesco raziocinante non può che apparire anche negli aspetti che non gli appartengono. E' l'invasione dei gesti e delle azioni. Una camapana di vetro, che ricostruisce il mondo perfetto, non è tale se non tenuta su un palmo di una mano. L'isolamento di una visione è un atto, e per sua natura è assimilabile come una forzatura. La costrizione, o meglio la canalizzazione di un approccio possono portare a confondere ciò che si desidera con ciò che esiste. Latte è una visione occidentale fittizia, una purezza mancata, ricostruibile come un non-luogo "d'aspetto". Carne è l'elegia del movimento umano, il cantico in onore della danza sessuale dell'Uomo. Il gesto animale. L'affaccendarsi nell'essere Uomo. Il movimento dell'uomo è minimale, impercettibile e ripetitivo. Per congelare e riprodurre un movimento che esiste, ma che all'apparenza sembra essere muto, occorre un'accuratezza semplice e paziente. La visione intitolata "Carne" tenta di cogliere tutto ciò che è assimilabile all'infinitesimale turbinio dell'uomo di fronte a se stesso e ai suoi simili.
La degenerazione entra però in gioco in questo semi-paradiso. L'equilibrio stabilitosi con delicata forza è destinato a rompersi, perchè non è ontologico per natura. La visione dell'ultimo alimento, il "Sangue", ben rappresenta ciò che l'Uomo con la Natura non sono mai riusciti ad ottenere. Con la più temibile delle punizioni dantesche, l'uomo partecipa al sangue da cui prende vita. Il movimento infinitesimale come riscatto del proprio esistere e valorizzazione della propria persona, viene castrato nel momento in cui la ripetizione diviene condanna perpetua. La visione di "e.Sangue" mostra un'intollerabile perpetuarsi all'infinito degli stessi movimenti vani ed illusori. L'Uomo condannato ad affaccendarsi ripete se stesso in un movimento che non lo condurrà ad alcun riscatto. Il dramma, se tale può essere definito, sta nella consapevolezza di dover comunque agire verso una risoluzione benché si sia coscienti dell'inesistenza e della falsità di un qualsiasi tipo di riscatto. E' proprio in questo momento, il più difficile, che l'uomo deve considerare se stesso come una macchina per sopravvivere. La sopravvivenza allo stato di "sangue" implica una biologica costrizione. Il desiderio e la pulsione sessuale dell'esistenza perdono ogni aspettativa, ed ogni ragion d'essere, di fronte all'incapacità di scelta. L'ossessiva ripetizione delle cose sembra essere la giusta punizione al solo pensiero/desiderio di cambiamento, determinato come peccato.
La "modernizzazione senza sviluppo" in atto in Kenya, ma in generale in tutta l'Africa ed in buona parte del pianeta, sembra volersi affermare senza riserve e senza dubbi. Ma il problema non è solo quello del “mito dello sviluppo moderno” poiché la modernità ha definito principalmente lo sviluppo dell'economia di mercato da un lato e lo stato nazionale, lo stato di diritto, l'amministrazione dello stato, dall'altro. Ora, il mercato e lo stato sono logiche funzionali alla nazionalizzazione dell'esistenza sociale. Ma gli uomini e le donne non vivono solo in rapporto al mercato e allo stato: viviamo anche in un altro mondo, quello della socialità primaria nel quale la personalità degli individui è più importante dell'efficacia funzionale delle loro azioni.
Latte.Carne.e Sangue vorrebbe mettere in discussione tutto ciò che di programmato e precostituito (altrove) c'è nella quotidianeità dei gesti, dei pensieri e delle pulsioni. L'analisi al fotogramma del reportage tenta di costituire un'epistemologia delle azioni umane, considerando la vita di tutti i giorni, ripetitiva e "loopabile", fondamento del vivere, dell'azione collettiva e del pensiero del singolo.
Le anime contrapposte vengono analizzate attraverso una tripartizione dell’ambiente espositivo. Le tre zone tematiche corrispondono a tre alimenti fondamentali della dieta del popolo Masai. Latte.carne.e sangue. Tre alimenti, tre visioni, tre luoghi danteschi. E' sembrato opportuno tripartire il reportage in queste tre aree tematiche in modo da distinguere le diverse e contrastanti, ma al contempo complementari, visioni raccolte durante il viaggio. Le differenze non sono appendici a sé stanti, ma al contrario sono parti di un tutto; fondamentale è capire queste differenze e circoscriverle per potersi avvicinare alla comprensione della totalità piena di contrasti e contraddizioni.
Latte è la zona visuale della purezza dello sguardo, del paesaggio incontaminato, delle lande estese d'Africa. L'immaginario collettivo del continente più vecchio del mondo sembra corrispondere al possesso di questa purezza, che non è del tutto falsa ma neanche l'unica ad essere presente. Le terre incontaminate e i paesaggi, paradisiaci e crudi allo stesso tempo, la forza della natura e la magia della Terra suggeriscono suggestive visioni di un mondo che non appartiene più alla vita occidentalmente intesa. Lungi dal parafrasare i luoghi comuni che accompagnano le visioni d'Africa, sembra quasi di ritrovare in queste percezioni visive ciò che il primo uomo sulla terra ha visto non appena imparato a guardarsi intorno. Ciò sembra essere il fondamento dell'approccio dell'area denominata "Latte". Ad uno sguardo più approfondito le rappresentazioni delle lande incontaminate sembrano suggerirci anche un qualcosa di critico e più profondo della semplice spensieratezza di fronte alla natura. Le due aree tematiche successive ma anche le singole rappresentazioni sembrano suggerirci dei paesaggi e delle vedute della madre terra piene di una presenza "altra", cariche di una contaminazione presente anche se non visibile al primo approccio. La singolarità di una visione non può essere scissa e separata totalmente da ciò che le appartiene e che la completa suo malgrado.
E' qui che la seconda area tematica si manifesta. "Carne". L'intervento animalesco raziocinante non può che apparire anche negli aspetti che non gli appartengono. E' l'invasione dei gesti e delle azioni. Una camapana di vetro, che ricostruisce il mondo perfetto, non è tale se non tenuta su un palmo di una mano. L'isolamento di una visione è un atto, e per sua natura è assimilabile come una forzatura. La costrizione, o meglio la canalizzazione di un approccio possono portare a confondere ciò che si desidera con ciò che esiste. Latte è una visione occidentale fittizia, una purezza mancata, ricostruibile come un non-luogo "d'aspetto". Carne è l'elegia del movimento umano, il cantico in onore della danza sessuale dell'Uomo. Il gesto animale. L'affaccendarsi nell'essere Uomo. Il movimento dell'uomo è minimale, impercettibile e ripetitivo. Per congelare e riprodurre un movimento che esiste, ma che all'apparenza sembra essere muto, occorre un'accuratezza semplice e paziente. La visione intitolata "Carne" tenta di cogliere tutto ciò che è assimilabile all'infinitesimale turbinio dell'uomo di fronte a se stesso e ai suoi simili.
La degenerazione entra però in gioco in questo semi-paradiso. L'equilibrio stabilitosi con delicata forza è destinato a rompersi, perchè non è ontologico per natura. La visione dell'ultimo alimento, il "Sangue", ben rappresenta ciò che l'Uomo con la Natura non sono mai riusciti ad ottenere. Con la più temibile delle punizioni dantesche, l'uomo partecipa al sangue da cui prende vita. Il movimento infinitesimale come riscatto del proprio esistere e valorizzazione della propria persona, viene castrato nel momento in cui la ripetizione diviene condanna perpetua. La visione di "e.Sangue" mostra un'intollerabile perpetuarsi all'infinito degli stessi movimenti vani ed illusori. L'Uomo condannato ad affaccendarsi ripete se stesso in un movimento che non lo condurrà ad alcun riscatto. Il dramma, se tale può essere definito, sta nella consapevolezza di dover comunque agire verso una risoluzione benché si sia coscienti dell'inesistenza e della falsità di un qualsiasi tipo di riscatto. E' proprio in questo momento, il più difficile, che l'uomo deve considerare se stesso come una macchina per sopravvivere. La sopravvivenza allo stato di "sangue" implica una biologica costrizione. Il desiderio e la pulsione sessuale dell'esistenza perdono ogni aspettativa, ed ogni ragion d'essere, di fronte all'incapacità di scelta. L'ossessiva ripetizione delle cose sembra essere la giusta punizione al solo pensiero/desiderio di cambiamento, determinato come peccato.
La "modernizzazione senza sviluppo" in atto in Kenya, ma in generale in tutta l'Africa ed in buona parte del pianeta, sembra volersi affermare senza riserve e senza dubbi. Ma il problema non è solo quello del “mito dello sviluppo moderno” poiché la modernità ha definito principalmente lo sviluppo dell'economia di mercato da un lato e lo stato nazionale, lo stato di diritto, l'amministrazione dello stato, dall'altro. Ora, il mercato e lo stato sono logiche funzionali alla nazionalizzazione dell'esistenza sociale. Ma gli uomini e le donne non vivono solo in rapporto al mercato e allo stato: viviamo anche in un altro mondo, quello della socialità primaria nel quale la personalità degli individui è più importante dell'efficacia funzionale delle loro azioni.
Latte.Carne.e Sangue vorrebbe mettere in discussione tutto ciò che di programmato e precostituito (altrove) c'è nella quotidianeità dei gesti, dei pensieri e delle pulsioni. L'analisi al fotogramma del reportage tenta di costituire un'epistemologia delle azioni umane, considerando la vita di tutti i giorni, ripetitiva e "loopabile", fondamento del vivere, dell'azione collettiva e del pensiero del singolo.
22
febbraio 2007
Latte.Carne.e Sangue
Dal 22 febbraio al 03 marzo 2007
fotografia
Location
GALLERIA DA.CO.
Terni, Via Del Tribunale, 9, (Terni)
Terni, Via Del Tribunale, 9, (Terni)
Vernissage
22 Febbraio 2007, ore 18
Sito web
www.assdowntown.altervista.org
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