Le linee che guidano la più recente fatica di Salvatore Anelli si inquadrano sotto il segno dell’enciclopedismo e della trasparenza. Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo voluto essere diversi. Attraverso l’arte, per Salvatore Anelli, ciò finalmente è possibile. La sua operatività, mescolata a quella dei più importanti artisti italiani viventi, realizza opere in cui questo desiderio si dispiega attraverso l’accostamento, la sovrapposizione, l’incastro. Nel nostro caso l’operazione appare completamente riuscita e, come in una sovrapposizione fotografica, possiamo leggere questi segni duplici e ondeggianti, che ci affidano tutto il loro desiderio di un abbraccio che coinvolga anche lo spettatore. Ma dietro queste movenze appare una più segreta tentazione: realizzare un’enciclopedia dei segni contemporanei. In questa ideale galleria, ciò che si legge è il desiderio di collezionare e assorbire le caratteristiche maggiormente identificative di artisti che, proprio per la loro prepotente individualità, mai si immaginerebbero accostabili ad altro. Antonio Baglivo, Cesare Berlingeri, Lucilla Catania, Elvio Chiricozzi, Vittorio Corsini, Franco Dionesalvi, Salvatore Dominelli, Marilù Eustachio, Franco Flaccavento, Andrea Fogli, Giuseppe Gallo, Franco Gordano, Felice Levini, Serafino Maiorano, Rocco Pangaro, Salvatore Pepe, Tarcisio Pingitore, Antonio Pujia Veneziano, Fiorella Rizzo, Alfredo Romano, Giuseppe Salvatore, Antonio Violetta e Salvatore Anelli compongono opere in cui il nostro sguardo vaga continuamente alla ricerca delle modalità compositive. Cerchiamo infatti il gesto di incontro, in cui, ciò che di più segreto e riposto c’è nella nostra personalità, la creatività appunto, sia sbocciata assieme a quella di un altro, accettando la contaminazione, il subbuglio, la critica. L’infantile desiderio di essere un altro, ormai completamente maturo, dispiega le sue caratteristiche di accoglienza. Non c’è quindi né emulazione, né sopraffazione, si leggono piuttosto i contorni di una sperimentazione di nuovo tipo, in cui il proprio e l’altrui possano finalmente coesistere.