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Maura Banfo
Maura Banfo ci racconta, attraverso un video e due immagini fotografiche di grande formato, del luogo secondo Aristotele … il primo limite immobile che abbraccia un corpo (Physicorum Libri, IV); in altre parole, il luogo come realtà altra e distinta rispetto al corpo e, di conseguenza, all’individuo
Comunicato stampa
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Il tempo scorre lungo un cerchio, movimento circolare dalle varie velocità, innestato su circonferenze dai diversi diametri. Ogni cerchio col suo metronomo.
Tutti i tempi esistenti, esistiti e che esisteranno, assomigliano a un infinito agglomerato di bolle di sapone, tante, vicine, piccole e grandi, gemelle, cangianti, preziose e fragili. Tempi apparenti, risonanze d’orologio che si propagano con effetti ottici. Il tempo scorre e la ruota gira.
Se si ascolta in silenzio si può sentire il ronzio della propria, un mulino che fila le giornate della vita come granelli in una clessidra.
La ruota va e l’occhio che la osserva scivola in un meccanismo ipnotico, un vortice che si avvita e allontana dalla dimensione spazio-temporale. Un risucchio che porta nel cuore della tempesta, dove cessa ogni azione, e anche il tempo si ferma. È l’orologio del Bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie, una favola per raccontare l’esistenza umana come un gioco surreale e onirico. Un tempo relativo, per un luogo insieme reale e non. Risuona una musica da luna-park, ricordi d’infanzia e malinconia, mentre parte il prossimo giro di una giostra. Cerchi su cerchi, circonferenze che si sdoppiano, figure sciolte in astrazione geometrica, per una visione cinetica che diventa un viaggio dentro a se stessi.
Olga Gambari
Maura Banfo ci racconta, attraverso un video e due immagini fotografiche di grande formato, del luogo secondo Aristotele … il primo limite immobile che abbraccia un corpo (Physicorum Libri, IV); in altre parole, il luogo come realtà altra e distinta rispetto al corpo e, di conseguenza, all’individuo.
“Nel ripetersi incessante e abitudinario (quell’abitudine, esperta arredatrice, tanto cara a Proust) delle nostre gestualità spaziali, e nel nostro rapporto con le cose, si spiega il modo in cui cerchiamo costantemente nel mondo quella “suite di fissazioni” che garantiscono la stabilità esteriore al nostro interiore essere inquieto; quell’ordine che rende possibile un autentico rapporto fra noi e le cose.
Questa profonda unione che lega indissolubilmente la memoria con il ricordo visivo dei luoghi, spiega lo sgomento che proviamo ad esempio quando scompare un edificio: con esso infatti svanisce la nostra storia. L’inattesa scomparsa, l’assenza di un punto di riferimento, genera quell’impressione di vertigine del vuoto. All’improvviso guardando in alto c’è un pezzo di cielo in più dove prima c’era qualcosa: e una parte di noi stessi si disperde nella frustrazione di un’aspettativa proiettata su un luogo che c’è sempre stato ma che all’improvviso manca”.
La perdita della sensibilità spaziale, la dinamica del tempo, “la ciclicità della giostra della vita” – individuale e storica-, sono tutti elementi annunciati in “Round trip”.
Dino Ferruzzi/Maura Banfo
Tutti i tempi esistenti, esistiti e che esisteranno, assomigliano a un infinito agglomerato di bolle di sapone, tante, vicine, piccole e grandi, gemelle, cangianti, preziose e fragili. Tempi apparenti, risonanze d’orologio che si propagano con effetti ottici. Il tempo scorre e la ruota gira.
Se si ascolta in silenzio si può sentire il ronzio della propria, un mulino che fila le giornate della vita come granelli in una clessidra.
La ruota va e l’occhio che la osserva scivola in un meccanismo ipnotico, un vortice che si avvita e allontana dalla dimensione spazio-temporale. Un risucchio che porta nel cuore della tempesta, dove cessa ogni azione, e anche il tempo si ferma. È l’orologio del Bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie, una favola per raccontare l’esistenza umana come un gioco surreale e onirico. Un tempo relativo, per un luogo insieme reale e non. Risuona una musica da luna-park, ricordi d’infanzia e malinconia, mentre parte il prossimo giro di una giostra. Cerchi su cerchi, circonferenze che si sdoppiano, figure sciolte in astrazione geometrica, per una visione cinetica che diventa un viaggio dentro a se stessi.
Olga Gambari
Maura Banfo ci racconta, attraverso un video e due immagini fotografiche di grande formato, del luogo secondo Aristotele … il primo limite immobile che abbraccia un corpo (Physicorum Libri, IV); in altre parole, il luogo come realtà altra e distinta rispetto al corpo e, di conseguenza, all’individuo.
“Nel ripetersi incessante e abitudinario (quell’abitudine, esperta arredatrice, tanto cara a Proust) delle nostre gestualità spaziali, e nel nostro rapporto con le cose, si spiega il modo in cui cerchiamo costantemente nel mondo quella “suite di fissazioni” che garantiscono la stabilità esteriore al nostro interiore essere inquieto; quell’ordine che rende possibile un autentico rapporto fra noi e le cose.
Questa profonda unione che lega indissolubilmente la memoria con il ricordo visivo dei luoghi, spiega lo sgomento che proviamo ad esempio quando scompare un edificio: con esso infatti svanisce la nostra storia. L’inattesa scomparsa, l’assenza di un punto di riferimento, genera quell’impressione di vertigine del vuoto. All’improvviso guardando in alto c’è un pezzo di cielo in più dove prima c’era qualcosa: e una parte di noi stessi si disperde nella frustrazione di un’aspettativa proiettata su un luogo che c’è sempre stato ma che all’improvviso manca”.
La perdita della sensibilità spaziale, la dinamica del tempo, “la ciclicità della giostra della vita” – individuale e storica-, sono tutti elementi annunciati in “Round trip”.
Dino Ferruzzi/Maura Banfo
26
marzo 2007
Maura Banfo
Dal 26 marzo al 26 aprile 2007
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
CRAC – CENTRO RICERCA ARTE CONTEMPORANEA
Cremona, Via Carlo Vittori, 8, (Cremona)
Cremona, Via Carlo Vittori, 8, (Cremona)
Orario di apertura
da Lun. a Ven. 10 - 16 - Sab. 10 - 13 e su appuntamento, festivi chiuso
Vernissage
26 Marzo 2007, ore 18
Autore
Curatore