Ė la prima volta che Luigi Ontani presenta le sue opere nelle sale della galleria, anche se,

per alterne vicende, avrebbe dovuto già esporre diversi anni fa.

Forse per questo impegno reciprocamente non ancora adempiuto, il tempo di gestazione è stato particolarmente denso e laborioso.

Il titolo che dà all’esposizione senso e significato si collega all’idea di cimentarsi con un materiale, il marmo appunto, che classicamente rappresenta l’elemento della scultura, da Michelangelo ad Arturo Martini.

La storia della Galleria Gian Ferrari, il rapporto con l’arte più alta del Novecento, ha ispirato ad Ontani tre sculture in marmi colorati, che rappresentano un sorprendente tributo, assolutamente personalizzato, alla cultura classica delle forme e delle immagini.

Come sempre nell’opera alta di questo straordinario artista, egli stesso è il protagonista, vestendo le vesti di Armonia, di Leda e del Cecov di Martini.

Nella visione postmoderna attraverso la quale l’artista interpreta nuovi ruoli rivisitando il passato, Ontani utilizza lo strumento della innovatio, costruisce cioè nuove icone partendo da elementi della cultura classica delle forme per giungere all’elaborazione, complessa e fantastica, di una nuova e dialettica manipolazione delle immagini.



La mostra si prefigge di presentare un percorso complesso e completo delle molte sfaccettature del lungo cammino creativo dell’artista, riunendo attorno alle tre sculture in marmi colorati, fotografie e fotografie lenticolari, maschere, ceramiche, vetri, bronzi e acquerelli.



Nella prima settimana di giugno verrà presentato il catalogo della mostra, a cura di Luca Massimo Barbero, con testi in italiano e in inglese, edito da Charta.