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Emilio Isgrò – La giara di Shanghai
Metafora del viaggio e del continuo intrecciarsi e modificarsi delle culture, le istallazioni che Emilio Isgrò ha realizzato negli ultimi anni utilizzando come segno la formica sono una ulteriore tappa di quell’opera di cancellazione e riscrittura che da oltre quarant’anni identifica il lavoro dell’artista
Comunicato stampa
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Si inaugura il giorno 14 aprile 2007 presso i locali di via siracusa 9 della Galleria dell’Arco di Palermo la mostra personale di Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto 1937) dal titolo “La Giara di Shanghai”, a cura di Sergio Troisi.
“La Giara di Shanghai” è una installazione ideata e realizzata dall’artista appositamente per la Galleria dell'Arco.
Metafora del viaggio e del continuo intrecciarsi e modificarsi delle culture, le istallazioni che Emilio Isgrò ha realizzato negli ultimi anni utilizzando come segno la formica sono una ulteriore tappa di quell’opera di cancellazione e riscrittura che da oltre quarant’anni identifica il lavoro dell’artista. Da “La rotta dei Catalani” (2000) al “Padrenostro delle formiche” (2004) sino alla nuova “Giara di Shangai”, il movimento degli insetti che invade lo spazio – ambiente dell’esposizione diventa la cifra di una nuova geografia storica e intellettuale: un insieme di percorsi dinamici che non a caso ricorda i tracciati curvilinei delle cancellature apposte dagli anni Settanta alle carte geografiche riconfigurando un territorio insieme fisico e mentale.
Ne “La giara di Shangai” il riferimento è doppio, incrociato: da un lato la memoria e la rappresentazione della Sicilia, utilizzando come testo la novella di Pirandello le cui pagine cancellate occhieggiano dalle pareti della galleria; dall’altra l’immensa circolazione di uomini e di merci che caratterizza la storia recente del paese asiatico. Una operazione sulla memoria, sulla sua persistenza ma soprattutto sul suo ininterrotto, ineluttabile mutare.
Il percorso espositivo pensato da Emilio Isgrò muove dalla installazione ambientale che da il titolo alla mostra ed articolandosi attraverso alcuni aspetti fondamentali delle ricerche storiche dell’artista, come le cancellature dei libri e delle mappe geografiche, instaura un inedito dialogo con il classico pirandelliano.
Dal testo di Sergio Troisi “ …. anche nella “Giara di Shangai” il tema del viaggio coincide così inevitabilmente con una riscrittura dell’identità. Il grande vaso (contenitore, caverna, grembo) da cui si irradia il moto formicolare è certamente adoperato in funzione di emblema. Ma nello sviluppo della narrazione di Pirandello intorno alla giara issata al centro della masseria si coagulano altri significati, di volta in volta diversi e persino antagonisti nel mimo che oppone Zi’ Dima e Don Lollò: sapienza artigiana e orgoglio padronale, prigione e strumento di conflitto e riscatto sociale, così che la cancellazione del testo letterario finisce con accentuare (come spesso avvenuto negli analoghi interventi di Isgrò) il carattere ambivalente dei simboli e la liberazione della polisemia del linguaggio altrimenti irrigidita e neutralizzata dalle incrostazioni dell’uso e delle convenzioni.
E’ l’idea consolatoria della tradizione ad essere quindi svelata e denunciata come pratica ideologica: l’ipotesi del nostos, la prospettiva del ritorno a ciò che si era (o si crede di essere stati) non vale a occultare le traiettorie zigzaganti che hanno disegnato le direzioni di allontanamento, né la possibilità di individuare con certezza l’origine fisica di quel moto eruttivo da cui muovono le formiche permette di pensare il viaggio come reversibile.
Aldilà di quell’agitarsi in apparenza oscuro, anonimo e compulsivo che associamo subito al formicolare, le due installazioni sono allora altrettante metafore delle culture, del loro destino di mutamento e ibridazione, della loro vocazione al mutamento. Che si tratti della Sicilia antica o della Cina contemporanea, ogni civiltà si nutre delle migrazioni che essa stessa alimenta, circolarmente, e ugualmente intercetta nello spazio e nel tempo altri suoni e altri fonemi: una molteplicità di accenti che Isgrò ha orchestrato facendo parlare Agamennone, Clitennestra e Oreste nella lingua siciliana, all’epoca della sua “Orestea” tratta da Eschilo per Gibellina.
“La Giara di Shanghai” è una installazione ideata e realizzata dall’artista appositamente per la Galleria dell'Arco.
Metafora del viaggio e del continuo intrecciarsi e modificarsi delle culture, le istallazioni che Emilio Isgrò ha realizzato negli ultimi anni utilizzando come segno la formica sono una ulteriore tappa di quell’opera di cancellazione e riscrittura che da oltre quarant’anni identifica il lavoro dell’artista. Da “La rotta dei Catalani” (2000) al “Padrenostro delle formiche” (2004) sino alla nuova “Giara di Shangai”, il movimento degli insetti che invade lo spazio – ambiente dell’esposizione diventa la cifra di una nuova geografia storica e intellettuale: un insieme di percorsi dinamici che non a caso ricorda i tracciati curvilinei delle cancellature apposte dagli anni Settanta alle carte geografiche riconfigurando un territorio insieme fisico e mentale.
Ne “La giara di Shangai” il riferimento è doppio, incrociato: da un lato la memoria e la rappresentazione della Sicilia, utilizzando come testo la novella di Pirandello le cui pagine cancellate occhieggiano dalle pareti della galleria; dall’altra l’immensa circolazione di uomini e di merci che caratterizza la storia recente del paese asiatico. Una operazione sulla memoria, sulla sua persistenza ma soprattutto sul suo ininterrotto, ineluttabile mutare.
Il percorso espositivo pensato da Emilio Isgrò muove dalla installazione ambientale che da il titolo alla mostra ed articolandosi attraverso alcuni aspetti fondamentali delle ricerche storiche dell’artista, come le cancellature dei libri e delle mappe geografiche, instaura un inedito dialogo con il classico pirandelliano.
Dal testo di Sergio Troisi “ …. anche nella “Giara di Shangai” il tema del viaggio coincide così inevitabilmente con una riscrittura dell’identità. Il grande vaso (contenitore, caverna, grembo) da cui si irradia il moto formicolare è certamente adoperato in funzione di emblema. Ma nello sviluppo della narrazione di Pirandello intorno alla giara issata al centro della masseria si coagulano altri significati, di volta in volta diversi e persino antagonisti nel mimo che oppone Zi’ Dima e Don Lollò: sapienza artigiana e orgoglio padronale, prigione e strumento di conflitto e riscatto sociale, così che la cancellazione del testo letterario finisce con accentuare (come spesso avvenuto negli analoghi interventi di Isgrò) il carattere ambivalente dei simboli e la liberazione della polisemia del linguaggio altrimenti irrigidita e neutralizzata dalle incrostazioni dell’uso e delle convenzioni.
E’ l’idea consolatoria della tradizione ad essere quindi svelata e denunciata come pratica ideologica: l’ipotesi del nostos, la prospettiva del ritorno a ciò che si era (o si crede di essere stati) non vale a occultare le traiettorie zigzaganti che hanno disegnato le direzioni di allontanamento, né la possibilità di individuare con certezza l’origine fisica di quel moto eruttivo da cui muovono le formiche permette di pensare il viaggio come reversibile.
Aldilà di quell’agitarsi in apparenza oscuro, anonimo e compulsivo che associamo subito al formicolare, le due installazioni sono allora altrettante metafore delle culture, del loro destino di mutamento e ibridazione, della loro vocazione al mutamento. Che si tratti della Sicilia antica o della Cina contemporanea, ogni civiltà si nutre delle migrazioni che essa stessa alimenta, circolarmente, e ugualmente intercetta nello spazio e nel tempo altri suoni e altri fonemi: una molteplicità di accenti che Isgrò ha orchestrato facendo parlare Agamennone, Clitennestra e Oreste nella lingua siciliana, all’epoca della sua “Orestea” tratta da Eschilo per Gibellina.
14
aprile 2007
Emilio Isgrò – La giara di Shanghai
Dal 14 aprile al 15 giugno 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA DELL’ARCO
Palermo, Via Siracusa, 9, (Palermo)
Palermo, Via Siracusa, 9, (Palermo)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16,30 alle 19,30;
la domenica solo la mattina, il lunedì solo il pomeriggio
Vernissage
14 Aprile 2007, ore 18.30
Autore
Curatore