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Luca Pozzi – Set properties
Luca Pozzi studia gli equilibri, e produce un’arte descrittiva, che possiamo perturbare con la nostra azione, mentale e fisica
Comunicato stampa
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«La scienza senza epistemologia,
se pure si può concepirla,
è primitiva e informe».
A. Einstein
Nel Primo Manifesto Spaziale Lucio Fontana scrive: “Ci rifiutiamo di pensare che scienza ed arte siano due fatti distinti, che cioè i gesti compiuti da una delle due attività possano non appartenere anche all’altra. Gli artisti anticipano gesti scientifici, i gesti scientifici provocano sempre gesti artistici”. Questa fiducia nell’ intelligenza umana e quell’abbraccio indissolubile tra mani e mente, tra momento pratico e speculativo, così tipico di tutta l’opera di Fontana, la ritroviamo a moltissimi anni di distanza in Luca Pozzi. Sono diversi i materiali utilizzati, ma simile è la spinta a fare uscire la pittura “dalla sua cornice” e la scultura dalla sua “campana di vetro”. Pittura, disegno, scultura e installazione convivono nello stesso spazio mentale e fisico, creando cortocircuiti insoliti, tra un segno tracciato con la matita guardando un fiore e non il foglio, e un vaso che si rompe in mille pezzi prendendo la forma della vibrazione sonora provocata dallo schianto al suolo.
Il punto di partenza è una questione matematica, riguardante i sistemi vibranti a gradi di libertà variabili, ma ovviamente Luca Pozzi stravolge le leggi matematiche e le dinamiche dei sistemi meccanici, essendo interessato al “concetto” di base: il fatto che un insieme di elementi che compiono dei moti o che svolgono delle funzioni hanno la capacità di muoversi in direzioni più o meno prevedibili, pur mantenendo lo stesso aspetto apparente. Così un canotto ha la libertà di essere costruito in carta nel momento in cui non si trova nell'acqua, e un pavimento di alluminio mandorlato, solitamente collocato sotto i nostri piedi per non farci scivolare, si prende la “licenza poetica” di arrotolarsi e creare uno spazio curvo, compatto come un tubo.
Poi viene l’aspetto più interessante del lavoro di Luca Pozzi, quello che riguarda l’equilibrio: come concetto, come metafora, e come immagine visiva. In “Sistema vibrante”, (il canotto di carta) è la ventola al centro del tubo di plastica, che tiene sospeso un origami , a rappresentare il momento dell’equilibrio, e il punto di tensione del lavoro, sia visivo che fisico. Fermata la ventola, l’ origami cadrebbe, così come mettendo realmente il canotto nell’acqua si scioglierebbe e… niente più opera.
Nel caso di “Compression stages”, il pavimento arrotolato di alluminio, l’idea di equilibrio è minata dalla forma stessa dell’opera: all’interno del tubo creato forzatamente dall’artista, centinaia di palline da tennis si comprimono e vivono “compattandosi” dentro la pancia metallica. Qualcuna riesce a uscire fuori e rotolare sul pavimento, le altre restano incastrate, immobili: ancora una volta l’equilibrio precario e fragile, la compressione e l’espansione fuori dallo spazio adibito, fuori dalle regole. Ma è soprattutto “Anchor-point” a farci riflettere sull’idea di equilibrio, provocando una specie di vertigine visiva, dovuta al capovolgimento dell’immagine. Uno skate-board, oggetto che per la sua stessa natura “gioca” con l’equilibrio fisico, umano, è costruito con il solito alluminio antisdrucciolo, come per ancorare i piedi umani alla tavola. Ma tutto è all’incontrario e ribaltato, come un volo d’uccello. Gli unici elementi “ancorati” alle ruote sono le palline da tennis gialle, che esprimono ancora una volta un capovolgimento concettuale, in quanto sono trattenute e perdono per sempre la loro natura di rotondità e fuggevolezza, di rimbalzo e velocità.
Luca Pozzi studia gli equilibri, e produce un’arte descrittiva, che possiamo perturbare con la nostra azione, mentale e fisica. E’ una sfida alla scienza del nostro tempo, perché cerca di conoscere le condizioni della stabilità, pur sapendo bene che gli equilibri stabili del nostro sistema fisico possono essere trasformati in equilibri instabili, distrutti e totalmente rivoluzionati dalla nostra azione. L’importante è conoscere quali sono i limiti entro cui poterlo fare.
Maura Pozzati
se pure si può concepirla,
è primitiva e informe».
A. Einstein
Nel Primo Manifesto Spaziale Lucio Fontana scrive: “Ci rifiutiamo di pensare che scienza ed arte siano due fatti distinti, che cioè i gesti compiuti da una delle due attività possano non appartenere anche all’altra. Gli artisti anticipano gesti scientifici, i gesti scientifici provocano sempre gesti artistici”. Questa fiducia nell’ intelligenza umana e quell’abbraccio indissolubile tra mani e mente, tra momento pratico e speculativo, così tipico di tutta l’opera di Fontana, la ritroviamo a moltissimi anni di distanza in Luca Pozzi. Sono diversi i materiali utilizzati, ma simile è la spinta a fare uscire la pittura “dalla sua cornice” e la scultura dalla sua “campana di vetro”. Pittura, disegno, scultura e installazione convivono nello stesso spazio mentale e fisico, creando cortocircuiti insoliti, tra un segno tracciato con la matita guardando un fiore e non il foglio, e un vaso che si rompe in mille pezzi prendendo la forma della vibrazione sonora provocata dallo schianto al suolo.
Il punto di partenza è una questione matematica, riguardante i sistemi vibranti a gradi di libertà variabili, ma ovviamente Luca Pozzi stravolge le leggi matematiche e le dinamiche dei sistemi meccanici, essendo interessato al “concetto” di base: il fatto che un insieme di elementi che compiono dei moti o che svolgono delle funzioni hanno la capacità di muoversi in direzioni più o meno prevedibili, pur mantenendo lo stesso aspetto apparente. Così un canotto ha la libertà di essere costruito in carta nel momento in cui non si trova nell'acqua, e un pavimento di alluminio mandorlato, solitamente collocato sotto i nostri piedi per non farci scivolare, si prende la “licenza poetica” di arrotolarsi e creare uno spazio curvo, compatto come un tubo.
Poi viene l’aspetto più interessante del lavoro di Luca Pozzi, quello che riguarda l’equilibrio: come concetto, come metafora, e come immagine visiva. In “Sistema vibrante”, (il canotto di carta) è la ventola al centro del tubo di plastica, che tiene sospeso un origami , a rappresentare il momento dell’equilibrio, e il punto di tensione del lavoro, sia visivo che fisico. Fermata la ventola, l’ origami cadrebbe, così come mettendo realmente il canotto nell’acqua si scioglierebbe e… niente più opera.
Nel caso di “Compression stages”, il pavimento arrotolato di alluminio, l’idea di equilibrio è minata dalla forma stessa dell’opera: all’interno del tubo creato forzatamente dall’artista, centinaia di palline da tennis si comprimono e vivono “compattandosi” dentro la pancia metallica. Qualcuna riesce a uscire fuori e rotolare sul pavimento, le altre restano incastrate, immobili: ancora una volta l’equilibrio precario e fragile, la compressione e l’espansione fuori dallo spazio adibito, fuori dalle regole. Ma è soprattutto “Anchor-point” a farci riflettere sull’idea di equilibrio, provocando una specie di vertigine visiva, dovuta al capovolgimento dell’immagine. Uno skate-board, oggetto che per la sua stessa natura “gioca” con l’equilibrio fisico, umano, è costruito con il solito alluminio antisdrucciolo, come per ancorare i piedi umani alla tavola. Ma tutto è all’incontrario e ribaltato, come un volo d’uccello. Gli unici elementi “ancorati” alle ruote sono le palline da tennis gialle, che esprimono ancora una volta un capovolgimento concettuale, in quanto sono trattenute e perdono per sempre la loro natura di rotondità e fuggevolezza, di rimbalzo e velocità.
Luca Pozzi studia gli equilibri, e produce un’arte descrittiva, che possiamo perturbare con la nostra azione, mentale e fisica. E’ una sfida alla scienza del nostro tempo, perché cerca di conoscere le condizioni della stabilità, pur sapendo bene che gli equilibri stabili del nostro sistema fisico possono essere trasformati in equilibri instabili, distrutti e totalmente rivoluzionati dalla nostra azione. L’importante è conoscere quali sono i limiti entro cui poterlo fare.
Maura Pozzati
21
aprile 2007
Luca Pozzi – Set properties
Dal 21 aprile al 12 maggio 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA 42 CONTEMPORANEO
Modena, Via Carteria, 42, (Modena)
Modena, Via Carteria, 42, (Modena)
Orario di apertura
mercoledì, giovedì, venerdì e sabato dalle 16,30 alle 19,30; sabato anche 10.30-12.30
Vernissage
21 Aprile 2007, ore 18.30
Autore
Curatore