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Candida Ferrari – Una stanza
Candida Ferrari può definirsi un’artista che lavora con la luce
Comunicato stampa
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Candida Ferrari può definirsi un'artista che lavora con la luce.
Una luce, certamente, naturale, quale quella del sole o quella elettrica, ma soprattutto si tratta di una luce concettuale, strettamente legata alla trasparenza.
Così al di là dei materiali prescelti, sempre dopo una lunga e sapiente ricerca, quali carte speciali, plexiglas, fogli trasparenti, ecc., quello che risulta sempre dalle sue opere - siano complesse installazioni, semplici assemblaggi, elaborati libri d'artista - è proprio la trasparenza e la luce.
Le superfici sono dipinte, i colori si avviluppano sulla liscia "pelle" delle opere, così la luce assume colori molteplici e, non essendo quelle irrigidite in strutture immutabili, abbiamo dei lievi e lirici mutamenti di colore al primo movimento dell'aria circostante o semplicemente se si cambia angolo di visuale. Quindi una volontà costruttiva non dimentica della responsabilità etica del fare che, appunto, deve essere limpida e trasparente.
Da alcuni anni l'artista si è confrontata anche con le tecnologie, dal proiettore al video, all'immissione del suono nell'installazione: soggetto principale è sempre la luce e le sue qualità di trasparenza.
Qui a Spello l'artista presenta un'installazione, realizzata con i suoi materiali, dai fogli di plexiglas trasparenti e colorati alle colonne ugualmente colorate, così che l'insieme risulti una sorta di vivace fantasmagoria in cui forme, colori, luci, suoni (non a caso la "colonna sonora" è costituita dall'opera di J. Cage "A Room") si alternano e si susseguono, pur essendo tutti contemporaneamente presenti.
L'artista titola questo lavoro, visibile tanto dall'interno nella sua totalità quanto dalla "fenestella" in una autonoma e totale parzialità, STANZA. Il termine, originariamente, significa "fermata", "riposo" oppure locale di una casa, ed ancora la strofa di una canzone o di una ballata: ebbene qui il titolo può appartenere a tutti e tre i significati, letteralmente o metaforicamente, in seguito si può prevedere che tale titolazione, proseguendo questa fase della vita artistica di Candida Ferrari, si servirà di specificazioni, con termini sempre presi in quel grande magazzino che è il suo patrimonio linguistico e poetico, quali "stanza bianca", "stanza di luce", "stanza trasparente", e così via. In attesa il pubblico può godersi questa prima "stanza" spellana.
Giorgio Bonomi
Una luce, certamente, naturale, quale quella del sole o quella elettrica, ma soprattutto si tratta di una luce concettuale, strettamente legata alla trasparenza.
Così al di là dei materiali prescelti, sempre dopo una lunga e sapiente ricerca, quali carte speciali, plexiglas, fogli trasparenti, ecc., quello che risulta sempre dalle sue opere - siano complesse installazioni, semplici assemblaggi, elaborati libri d'artista - è proprio la trasparenza e la luce.
Le superfici sono dipinte, i colori si avviluppano sulla liscia "pelle" delle opere, così la luce assume colori molteplici e, non essendo quelle irrigidite in strutture immutabili, abbiamo dei lievi e lirici mutamenti di colore al primo movimento dell'aria circostante o semplicemente se si cambia angolo di visuale. Quindi una volontà costruttiva non dimentica della responsabilità etica del fare che, appunto, deve essere limpida e trasparente.
Da alcuni anni l'artista si è confrontata anche con le tecnologie, dal proiettore al video, all'immissione del suono nell'installazione: soggetto principale è sempre la luce e le sue qualità di trasparenza.
Qui a Spello l'artista presenta un'installazione, realizzata con i suoi materiali, dai fogli di plexiglas trasparenti e colorati alle colonne ugualmente colorate, così che l'insieme risulti una sorta di vivace fantasmagoria in cui forme, colori, luci, suoni (non a caso la "colonna sonora" è costituita dall'opera di J. Cage "A Room") si alternano e si susseguono, pur essendo tutti contemporaneamente presenti.
L'artista titola questo lavoro, visibile tanto dall'interno nella sua totalità quanto dalla "fenestella" in una autonoma e totale parzialità, STANZA. Il termine, originariamente, significa "fermata", "riposo" oppure locale di una casa, ed ancora la strofa di una canzone o di una ballata: ebbene qui il titolo può appartenere a tutti e tre i significati, letteralmente o metaforicamente, in seguito si può prevedere che tale titolazione, proseguendo questa fase della vita artistica di Candida Ferrari, si servirà di specificazioni, con termini sempre presi in quel grande magazzino che è il suo patrimonio linguistico e poetico, quali "stanza bianca", "stanza di luce", "stanza trasparente", e così via. In attesa il pubblico può godersi questa prima "stanza" spellana.
Giorgio Bonomi
28
aprile 2007
Candida Ferrari – Una stanza
Dal 28 aprile al 20 maggio 2007
arte contemporanea
Location
WUNDERKAMMERN [Spello]
Spello, Piazza Delle Foglie III, 2, (Perugia)
Spello, Piazza Delle Foglie III, 2, (Perugia)
Orario di apertura
Visibilità esterna tutti i giorni dall'imbrunire alle ore piccole
Vernissage
28 Aprile 2007, ore 18.30
Autore
Curatore