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Alessandro Di Giugno / Stefania Romano
Una lettura dei cicli fotografici di Alessandro Di Giugno e Stefania Romano come una continua, nonché violenta, lotta teogonica finalizzata all’ineluttabile successione padre-figlio è forse eccessivamente autoconclusiva, eppure se è la signoria di Zeus ad interrompere la successione sostituendo tatticamente l’ordine alla violenza, tale conclusione appare accettabile
Comunicato stampa
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Notte o Nyx è un personaggio della mitologia greca, figlia di Caos.
Secondo la "Teogonia" di Esiodo, Nyx era la personificazione della notte terrestre, balzata fuori dal caos primordiale assieme ai fratelli, Tartaro - l'abisso inferiore ed Erebo - la tenebra infera.
Nyx generò con suo fratello Tartaro una lunga serie di oscure divinità: Gera - la vecchiaia, Momo - il sarcasmo, Apate - l'inganno, Tanato - la morte, Ipno - il sonno, Moro - la sorte, Nemesi - la vendetta, Eris - la discordia, Filote - la tenerezza, Ate - l'errore, le Chere - i destini.
Dal figlio Ipno generò Oniroi - i sogni, dal fratello Erebo nacquero invece Emera - la luce del giorno ed Etere - lo spazio superiore, l'aria.
Una lettura dei cicli fotografici di Alessandro Di Giugno e Stefania Romano come una continua, nonché violenta, lotta teogonica finalizzata all'ineluttabile successione padre-figlio è forse eccessivamente autoconclusiva, eppure se è la signoria di Zeus ad interrompere la successione sostituendo tatticamente l'ordine alla violenza, tale conclusione appare accettabile.
Lì dove, al di là dell' "ingenua" lettura teogonica, è possibile leggere la creazione come causa diretta di "un evento sonoro efficace, una Parola che vince il nulla e crea l'essere", le figure descritte da Stefania Romano sembrano non aver parole capaci di vincere il nulla, bensì "ingenuamente" vivono silenti l'eterna "lotta".
Figure che albergano in bozzoli appena schiusi per indefiniti frammenti di tempo, ore compresse in pochi secondi, o pochi secondi eccessivamente diluiti.
Sia chiaro, nessuna delle lotte qui teorizzate è così evidente da leggerne i dettagli, da coglierne umori o brandelli organici, non è questo che le interessa, le lotte qui sono bagagli a mano, e i personaggi costruiti in complessi kit di montaggio se ne fanno carico. Sono le paure, gli errori, gli inganni, i destini. Quei figli che Esiodo elenca con perizia e che appaiono dirigere i mondi registrati sapientemente da Stefania Romano, in cui l'afflato vitale è così lieve da non scomodare la polvere che ne offusca i contorni.
Si distanzia per una maggiore tensione all'analisi, la ricerca di Alessandro Di Giugno, che muovendo da un uso drammatico della luce, gestisce i parametri d'indagine tracciando diagrammi, raccogliendo sguardi, corpi, sagome o estratti naturalistici, alterandone la percezione o sottolineandone i caratteri sempre in bilico tra dramma e ironia. Anche qui inevitabilmente ogni sguardo tiene traccia delle lotte, gli alberi, eterni testimoni, ne mostrano l'andamento, le vittorie e le sconfitte, fedeli mappe dendrocronologiche sulle quali appuntare spostamenti, giocando a ricostruirne o ad occultarne le tappe.
Se Stefania Romano sembra allearsi spiritualmente con la notte e i suoi derivati, Alessandro Di Giugno li convoglia in un'ardua partita a scacchi, destinato a perdere ne sconvolgerà le mosse.
Secondo la "Teogonia" di Esiodo, Nyx era la personificazione della notte terrestre, balzata fuori dal caos primordiale assieme ai fratelli, Tartaro - l'abisso inferiore ed Erebo - la tenebra infera.
Nyx generò con suo fratello Tartaro una lunga serie di oscure divinità: Gera - la vecchiaia, Momo - il sarcasmo, Apate - l'inganno, Tanato - la morte, Ipno - il sonno, Moro - la sorte, Nemesi - la vendetta, Eris - la discordia, Filote - la tenerezza, Ate - l'errore, le Chere - i destini.
Dal figlio Ipno generò Oniroi - i sogni, dal fratello Erebo nacquero invece Emera - la luce del giorno ed Etere - lo spazio superiore, l'aria.
Una lettura dei cicli fotografici di Alessandro Di Giugno e Stefania Romano come una continua, nonché violenta, lotta teogonica finalizzata all'ineluttabile successione padre-figlio è forse eccessivamente autoconclusiva, eppure se è la signoria di Zeus ad interrompere la successione sostituendo tatticamente l'ordine alla violenza, tale conclusione appare accettabile.
Lì dove, al di là dell' "ingenua" lettura teogonica, è possibile leggere la creazione come causa diretta di "un evento sonoro efficace, una Parola che vince il nulla e crea l'essere", le figure descritte da Stefania Romano sembrano non aver parole capaci di vincere il nulla, bensì "ingenuamente" vivono silenti l'eterna "lotta".
Figure che albergano in bozzoli appena schiusi per indefiniti frammenti di tempo, ore compresse in pochi secondi, o pochi secondi eccessivamente diluiti.
Sia chiaro, nessuna delle lotte qui teorizzate è così evidente da leggerne i dettagli, da coglierne umori o brandelli organici, non è questo che le interessa, le lotte qui sono bagagli a mano, e i personaggi costruiti in complessi kit di montaggio se ne fanno carico. Sono le paure, gli errori, gli inganni, i destini. Quei figli che Esiodo elenca con perizia e che appaiono dirigere i mondi registrati sapientemente da Stefania Romano, in cui l'afflato vitale è così lieve da non scomodare la polvere che ne offusca i contorni.
Si distanzia per una maggiore tensione all'analisi, la ricerca di Alessandro Di Giugno, che muovendo da un uso drammatico della luce, gestisce i parametri d'indagine tracciando diagrammi, raccogliendo sguardi, corpi, sagome o estratti naturalistici, alterandone la percezione o sottolineandone i caratteri sempre in bilico tra dramma e ironia. Anche qui inevitabilmente ogni sguardo tiene traccia delle lotte, gli alberi, eterni testimoni, ne mostrano l'andamento, le vittorie e le sconfitte, fedeli mappe dendrocronologiche sulle quali appuntare spostamenti, giocando a ricostruirne o ad occultarne le tappe.
Se Stefania Romano sembra allearsi spiritualmente con la notte e i suoi derivati, Alessandro Di Giugno li convoglia in un'ardua partita a scacchi, destinato a perdere ne sconvolgerà le mosse.
18
maggio 2007
Alessandro Di Giugno / Stefania Romano
Dal 18 maggio al 23 giugno 2007
fotografia
Location
ZELLE ARTE CONTEMPORANEA
Palermo, Via Matteo Bonello, 19, (Palermo)
Palermo, Via Matteo Bonello, 19, (Palermo)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 17-20
Vernissage
18 Maggio 2007, ore 19
Autore