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Gianluca Capozzi – Relazione di viaggio
I dipinti di Gianluca Capozzi, il cui nucleo emotivo è costituito dal tema del viaggio, si rivelano essi stessi come strumenti di indagine e scoperta
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Mercoledì 23 maggio la Galleria Artra riprende la stagione espositiva in
via Burlamacchi 1 con la mostra di Gianluca Capozzi alla sua prima
esposizione milanese
I dipinti di Gianluca Capozzi, il cui nucleo emotivo è costituito dal
tema del viaggio, si rivelano essi stessi come strumenti di indagine e
scoperta. Come soggetto hanno angoli di mondo che si manifestano in una
moltiplicazione di sprazzi e respiri, evidenziati da una luce che
sfaccetta la sostanza delle cose e le reimpasta in aureole cromatiche,
come se l’artista volesse pigmentarle nel succo fermentato di una
re-visione luministica, svelando un tessuto di aure, un arazzo di
emanazioni energetiche.
Lo spunto di partenza è fornito da una foto, una delle tante che
documentano i momenti dei suoi viaggi e le ansie del suo sguardo:
reportage di un frammento temporale e di un atomo geografico, come un
appunto mnemonico essa è sottoposta a una rielaborazione analiticamente
consapevole ma anche sentimentale, e riletta al ritmo della percussione
scompositiva del ricordo.
Attraverso la spedita lentezza dell’esecuzione si attua una
consapevolezza dell’altro e dell’altrove che porta a una degustazione
della superficie delle cose, a una pittura quasi alimentare, olfattiva,
che frammenta la crosta del reale, per macinarla e digerirla con
l’appetito dello sguardo. Allo stesso tempo la pittura di Capozzi si pone
come prolungamento della dimensione del viaggio in vista di una
consonanza fra momento sperduto nel reale e attimo esecutivo. Tende a
identificarsi come simpatia che si instaura fra gesto e frammento di
cosa, in uno sfiorarsi di molecole, accarezzando il mondo attraverso i
terminali nervosi delle sue particole, fino a far vibrare la pelliccia
del reale, la sua corteccia fenomenica, di un fremito percettivo e
conoscitivo che ne svela la sua orditura nascosta.
Un blocco unico e monoattimale di realtà è così sfrangiato, atomizzato,
ripercorso dai brividi di un tempo altro, mentre il viaggio continua
all’infinito, come in un’inarrestabile efflorescenza della sensibilità,
in una fermentazione in cui si incontrano l’unilateralità e la
fuggitiva monadicità del tempo reale e la plurivalenza di un tempo
rallentato, proustiano, screziato come la grana di una madeleine.
Dipingere comporta infatti uno sgranarsi e reingranarsi di atomi in una
pastosità percettiva che offre ai sensi una reiterazione dell’attimo, una
sorta di “dilettazione morosa” in cui vista, ricordo ed emozione si
consaldano e si amalgamano in una texture di palpiti e pulsazioni, in una
screziatura di tocchi e barbagli, nel raggiungimento di una
corporeità croccante di quella stessa luce che la scorpora, la
diffrange e la spiritualizza. Si potrebbe parlare di una qualità
onomatopeica di questa pittura, che riecheggia contemporaneamente suoni e
silenzi, che fa sentire gli intervalli nella continuità e la
continuità negli intervalli; una pittura sempre in cammino, sempre in
esplorazione, sempre in viaggio lungo gli interstizi dello spazio e del
tempo.
via Burlamacchi 1 con la mostra di Gianluca Capozzi alla sua prima
esposizione milanese
I dipinti di Gianluca Capozzi, il cui nucleo emotivo è costituito dal
tema del viaggio, si rivelano essi stessi come strumenti di indagine e
scoperta. Come soggetto hanno angoli di mondo che si manifestano in una
moltiplicazione di sprazzi e respiri, evidenziati da una luce che
sfaccetta la sostanza delle cose e le reimpasta in aureole cromatiche,
come se l’artista volesse pigmentarle nel succo fermentato di una
re-visione luministica, svelando un tessuto di aure, un arazzo di
emanazioni energetiche.
Lo spunto di partenza è fornito da una foto, una delle tante che
documentano i momenti dei suoi viaggi e le ansie del suo sguardo:
reportage di un frammento temporale e di un atomo geografico, come un
appunto mnemonico essa è sottoposta a una rielaborazione analiticamente
consapevole ma anche sentimentale, e riletta al ritmo della percussione
scompositiva del ricordo.
Attraverso la spedita lentezza dell’esecuzione si attua una
consapevolezza dell’altro e dell’altrove che porta a una degustazione
della superficie delle cose, a una pittura quasi alimentare, olfattiva,
che frammenta la crosta del reale, per macinarla e digerirla con
l’appetito dello sguardo. Allo stesso tempo la pittura di Capozzi si pone
come prolungamento della dimensione del viaggio in vista di una
consonanza fra momento sperduto nel reale e attimo esecutivo. Tende a
identificarsi come simpatia che si instaura fra gesto e frammento di
cosa, in uno sfiorarsi di molecole, accarezzando il mondo attraverso i
terminali nervosi delle sue particole, fino a far vibrare la pelliccia
del reale, la sua corteccia fenomenica, di un fremito percettivo e
conoscitivo che ne svela la sua orditura nascosta.
Un blocco unico e monoattimale di realtà è così sfrangiato, atomizzato,
ripercorso dai brividi di un tempo altro, mentre il viaggio continua
all’infinito, come in un’inarrestabile efflorescenza della sensibilità,
in una fermentazione in cui si incontrano l’unilateralità e la
fuggitiva monadicità del tempo reale e la plurivalenza di un tempo
rallentato, proustiano, screziato come la grana di una madeleine.
Dipingere comporta infatti uno sgranarsi e reingranarsi di atomi in una
pastosità percettiva che offre ai sensi una reiterazione dell’attimo, una
sorta di “dilettazione morosa” in cui vista, ricordo ed emozione si
consaldano e si amalgamano in una texture di palpiti e pulsazioni, in una
screziatura di tocchi e barbagli, nel raggiungimento di una
corporeità croccante di quella stessa luce che la scorpora, la
diffrange e la spiritualizza. Si potrebbe parlare di una qualità
onomatopeica di questa pittura, che riecheggia contemporaneamente suoni e
silenzi, che fa sentire gli intervalli nella continuità e la
continuità negli intervalli; una pittura sempre in cammino, sempre in
esplorazione, sempre in viaggio lungo gli interstizi dello spazio e del
tempo.
23
maggio 2007
Gianluca Capozzi – Relazione di viaggio
Dal 23 maggio al 23 giugno 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARTRA
Milano, Via Francesco Burlamacchi, 1, (Milano)
Milano, Via Francesco Burlamacchi, 1, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al sabato dalle 16 alle 19.30
Vernissage
23 Maggio 2007, ore 18.30
Autore
Curatore