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Annalisa Giani – A-punti di colore
Questi lavori sulle trasparenze cromatiche, dai colori splendenti e definiti da regolarità geometriche e irregolarità gestuali, esprimono il passaggio “dal caos al cosmo”, l’interesse per il processo creativo e una dichiarazione di continuità tra figura-sfondo
Comunicato stampa
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L'ultimo appuntamento con l'arte presso il Circolo Pink di Verona prima della pausa estiva, all'interno della rassegna WekEnd in mostra, propone il primo venerdì di giugno -con inaugurazione alle 18.30- gli ultimi lavori di Annalisa Giani, fondatrice nel 1984 con Jacopo Benci e Silvia Stucky a Roma della rivista d'arte moderna e contemporanea "891" e con all'attivo numerose personali e collettive in Italia e all'estero. Al Pink Alisa esporrà alcuni dei suoi ultimi lavori sulle trasparenze cromatiche, A-punti di colore è il titolo della mostra. L'artista riconosce come costante ed intrinseca necessità dei suoi lavori un desiderio “di rendere omaggio alle leggi della natura”, a partire dall'abbandono avvenuto nell'82 della lezione figurativo-naturalistica per inoltrarsi nella scomposizione e ricomposizione del supporto, nell'utilizzo di forme geometriche primarie, nella pienezza fisica del colore. I suoi quadri emanano il fascino che viene dalla magia silenziosa di un “programma” che incessantemente compone e ricompone i pochi elementi costitutivi della materia, grazie ad un'azione leggera e spontanea, nei risultati altamente evocativa.
Alberto Veca individua nella modalità di dipingere di Alisa “un gioco che avviene all'interno del fare, in un concertato dialettico fra azione del dipingere e osservazione, tra segnare e correggere … che appartiene a un'idea della composizione plastica come coinvolgente implicazione delle facoltà conoscitive, come della stessa dimensione esistenziale”. I colori sono splendenti, potenti. Ci sono regolarità geometriche, ottangoli e quadrati che rientrano nella logica dei poligoni regolari e simmetrici e che rimandano più ad una idea che alla realtà vivente, e irregolarità gestuali. Il tutto ad esprimere il passaggio “dal caos al cosmo”, di matrice greco-antica, presupponendo l'importanza di dedicarsi non tanto “alla realtà, regno della necessità, quanto al regno della bellezza incorruttibile, ideale appunto”, dice la pittrice. Tuttavia ciò che più interessa ad Alisa Giani non è l'esito, come accade nei Bronzi di Riace per intenderci, quanto il processo, in un qui ed ora che non rimanda ad altri che a se stesso. È il caos ad essere rappresentato, per mezzo dei frammenti colorati che si pongono al centro, casuali nella disposizione e nelle forme. L'irregolarità della vita è presente nel gesto che dispone i colori che fanno da sfondo, un gesto legato alla potenzialità e al limite della manualità umana. L'irregolarità è presente nelle sbavature lasciate come imperfezioni e corruzioni, nell'uso della spatola, mezzo che evidenzia la grossolanità della materia. Il bordo del quadrato e le cornici interne che lo riprendono sono invece le forme regolari che armonizzano il caos iniziale.
Le forme nascono o seguendo la casualità della disposizione e del gesto, o la regolarità del quadrato, o utilizzando le trasparenze coloristiche nella disposizione dei colori di base, o i tre fondamentali, o due di essi. Proprio in questa disposizione dei colori che non viene mai interrotta dalle forme, che piuttosto vi si sovrappongono, si può leggere la continuità del gesto di Alisa Giani che genera degli “individui”, dati dalla regolarità geometrica assoluta o parziale, in dialogo con i colori primari stesi gestualmente sotto. L'interazione percettiva per Alisa vale a dire che “il tessuto dell'universo è lo stesso, caotico, informe all'origine, e che ciascuna individualità che prende corpo, ne porta all'interno gli stessi componenti, pur diversamente combinati. Le trasparenze cromatiche sono quindi “funzionali alla dichiarazione di continuità tra figura-sfondo” e il lavoro sulle forme geometriche si basa sul tentativo di infondervi la vitalità ed emozione del colore.
I lavori di Alisa si propongono come “un compendio unitario delle tre funzioni dell'uomo: mentale, emotiva, fisica”: la funzione mentale è rappresentata dal tentativo di portare a consapevolezza e giustificare ogni azione compositiva, di dichiararla nel titolo o nel dialogo con il pubblico; l'emotività è rappresentata dal colore e dal gesto; la fisicità, dalla stesura materica del colore, ottenuta con l'uso della spatola. Sebbene da un punto di vista visivo il risultato possa apparire alquanto semplice, assomigliando per certi versi a puzzle decorativi, leggibili come opere di arte popolare, questi lavori sono certamente “sostenuti da un pensiero forte e coerente al suo interno”. L'interrogazione del linguaggio registra un alto potenziale visivo, un porre questioni che attraversano tutta la tradizione moderna dell'arte (da Cézanne, a Seurat, a Matisse…), sollecitando echi e risonanze, portando la matrice pittorica ad essere elemento attivo della visione: non più semplice materia colorante, quanto invece parte vitalmente costitutiva del lavoro.
Alberto Veca individua nella modalità di dipingere di Alisa “un gioco che avviene all'interno del fare, in un concertato dialettico fra azione del dipingere e osservazione, tra segnare e correggere … che appartiene a un'idea della composizione plastica come coinvolgente implicazione delle facoltà conoscitive, come della stessa dimensione esistenziale”. I colori sono splendenti, potenti. Ci sono regolarità geometriche, ottangoli e quadrati che rientrano nella logica dei poligoni regolari e simmetrici e che rimandano più ad una idea che alla realtà vivente, e irregolarità gestuali. Il tutto ad esprimere il passaggio “dal caos al cosmo”, di matrice greco-antica, presupponendo l'importanza di dedicarsi non tanto “alla realtà, regno della necessità, quanto al regno della bellezza incorruttibile, ideale appunto”, dice la pittrice. Tuttavia ciò che più interessa ad Alisa Giani non è l'esito, come accade nei Bronzi di Riace per intenderci, quanto il processo, in un qui ed ora che non rimanda ad altri che a se stesso. È il caos ad essere rappresentato, per mezzo dei frammenti colorati che si pongono al centro, casuali nella disposizione e nelle forme. L'irregolarità della vita è presente nel gesto che dispone i colori che fanno da sfondo, un gesto legato alla potenzialità e al limite della manualità umana. L'irregolarità è presente nelle sbavature lasciate come imperfezioni e corruzioni, nell'uso della spatola, mezzo che evidenzia la grossolanità della materia. Il bordo del quadrato e le cornici interne che lo riprendono sono invece le forme regolari che armonizzano il caos iniziale.
Le forme nascono o seguendo la casualità della disposizione e del gesto, o la regolarità del quadrato, o utilizzando le trasparenze coloristiche nella disposizione dei colori di base, o i tre fondamentali, o due di essi. Proprio in questa disposizione dei colori che non viene mai interrotta dalle forme, che piuttosto vi si sovrappongono, si può leggere la continuità del gesto di Alisa Giani che genera degli “individui”, dati dalla regolarità geometrica assoluta o parziale, in dialogo con i colori primari stesi gestualmente sotto. L'interazione percettiva per Alisa vale a dire che “il tessuto dell'universo è lo stesso, caotico, informe all'origine, e che ciascuna individualità che prende corpo, ne porta all'interno gli stessi componenti, pur diversamente combinati. Le trasparenze cromatiche sono quindi “funzionali alla dichiarazione di continuità tra figura-sfondo” e il lavoro sulle forme geometriche si basa sul tentativo di infondervi la vitalità ed emozione del colore.
I lavori di Alisa si propongono come “un compendio unitario delle tre funzioni dell'uomo: mentale, emotiva, fisica”: la funzione mentale è rappresentata dal tentativo di portare a consapevolezza e giustificare ogni azione compositiva, di dichiararla nel titolo o nel dialogo con il pubblico; l'emotività è rappresentata dal colore e dal gesto; la fisicità, dalla stesura materica del colore, ottenuta con l'uso della spatola. Sebbene da un punto di vista visivo il risultato possa apparire alquanto semplice, assomigliando per certi versi a puzzle decorativi, leggibili come opere di arte popolare, questi lavori sono certamente “sostenuti da un pensiero forte e coerente al suo interno”. L'interrogazione del linguaggio registra un alto potenziale visivo, un porre questioni che attraversano tutta la tradizione moderna dell'arte (da Cézanne, a Seurat, a Matisse…), sollecitando echi e risonanze, portando la matrice pittorica ad essere elemento attivo della visione: non più semplice materia colorante, quanto invece parte vitalmente costitutiva del lavoro.
01
giugno 2007
Annalisa Giani – A-punti di colore
Dal primo al 03 giugno 2007
arte contemporanea
Location
CIRCOLO PINK
Verona, Via Scrimiari, 7a, (Verona)
Verona, Via Scrimiari, 7a, (Verona)
Orario di apertura
il 2 e 3 giugno dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20
Vernissage
1 Giugno 2007, dalle 18.30 alle 24
Autore
Curatore