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Anna Madia – Aspettando la donna
In mostra una serie di ritratti di personaggi femminili appartenenti al mondo letterario e storico che Anna Madia indaga spogliandoli di ogni riferimento spazio-temporale per metterne a nudo la passione esasperandola fino all’abnegazione
Comunicato stampa
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Aspettando la donna*
Esangui fanciulle e personaggi mitologici, sante e cubiste, aspiranti martiri e giovani punk. Cosa unisce queste figure femminili (quasi sempre), dipinte con accuratezza ma un certo grado di estenuazione che le porta talvolta a trascolorare in certe atmosfere flou degne dell’ultimo Balla, quello, per intenderci, degli affetti familiari e di una ritrattistica persino sdolcinata, “in odore” di kitsch ? la passione, taglia corto Anna Madia, giovane pittrice torinese che ha deciso di interpretare drammi e sentimenti della sua generazione servendosi rigorosamente soltanto di un mezzo tradizionale trattato nel pieno senso e con la piena consapevolezza della sua tradizionalità: la pittura a olio, eccezionalmente ad acrilico, di preferenza su tavola e sensibile a un soggetto soltanto, il ritratto a distanza ravvicinata, fra circostanze domestiche.
Lo strumento pittorico è tornato prepotentemente alla ribalta in questi ultimi anni, anche se pochi sanno adoperarlo con proprietà e tecnica adeguata. Anna Madia è fra questi. Il suo amore e la sua competenza nell’uso del linguaggio sono fuori discussione; i suoi lavori hanno una certa aria soffice, intima, familiare. Sono storie di famiglia, raccontate per frammenti significativi, nel chiuso delle stanze e con ammiccante taglio fotografico. In realtà i volti che ci guardano, e in primo luogo il suo, sono tutti un po’ straniati, gli occhi spalancati in una specie di vuoto d’espressione, o di senso.
Ecco che la rassicurante dimensione dell’intimità subisce una prima incrinatura sostanziale: oltre alle apparenze più superficiali, Anna Madia dipinge la mancanza di prospettive di una generazione che in realtà non sa dove guardare, che futuro desiderare: la generazione dell’immaturità. In un bel saggio di alcuni anni fa Francesco Cataluccio (Immaturità, Einaudi) mette a fuoco questa problematica molto attuale, esplorandola specialmente sotto il profilo letterario e artistico e segnalandone l’emergenza in quanto fenomeno caratteristico del nostro presente. <
Anna Madia si è accorta in fondo della stessa emergenza e, come le compete, non ne parla ma la fa vedere. Il versante della sua ricognizione è quello esistenziale: l’artista dipinge se stessa o persone che conosce bene, i suoi amici e compagni di studio, le sue coetanee. Il risvolto autobiografico sembra evidente, scontato, anche se in realtà queste figure si specchiano e si risolvono l’una nell’altra, sono quasi intercambiabili perché vivono le stesse insicurezze, gli stessi vuoti, le stesse mancanze. Simpatia, partecipazione, comprensione: nella palustre opacità di questi sguardi, emerge un silenzio sospeso fra noia e disperazione. Silenzio tanto più ottuso perché in contrasto con la “passione” cui Anna Madia rivendica diritto di cittadinanza nell’animo e nel carattere e nelle aspettative delle sue “eroine”. Non a caso fra i loro, e i suoi, modelli ideali e punti di riferimento si annoverano Santa Lucia, Giovanna d’Arco, Ofelia. Creature appassionate e naturalmente immature, che risolvono l’esistenza in un istante supremo del sacrificio o del suicidio, esseri troppo fragili e puri per tollerare troppo a lungo il contatto col mondo; protette temporaneamente dalla loro adolescenza, poi dalla loro morte e racchiuse in un’iconografia celebrativa e idealizzante.
Nei quadri di Anna Madia queste figure sono trasposte nel presente, e diventano prototipi e custodi mitologiche di un’angoscia esistenziale assolutamente contemporanea. Che fare ? vorrebbero, forse, l’assoluto e non ce n’è traccia in giro. Resta intorno una specie di vuoto di aspettative del tempo, dell’esistenza, qualcosa che rende banale persino la disperazione colta alla luce di una quotidianità priva di passato e rispetto a cui anche il futuro sembra soltanto un miraggio lontano.
Vero è che, sognando Ofelia, queste ragazze talvolta si tagliano le vene e il loro sangue tinge di rosso l’acqua di una comunissima vasca da bagno rivestita di piastrelle. Oppure sembra emergere una questione di droga: parla chiaro il ricordo di Christiane F. e dei ragazzi dello zoo di Berlino, un classico della cinematografia che agli inizi degli anni ’80 si propone di esplorare le nuove forme di alienazione e di disagio giovanile al tramonto della lotta politica. C’era, allora, una specie di fascino delle vite bruciate protese alla ricerca dei propri prototipi, dei propri mitici precursori. Ma oggi, dopo tutto, finita anche l’era dell’eroina (siamo ottimisti) e imperversando quella dell’ecstasy, in città e quartieri che tendono ad assomigliarsi sempre di più e ad essere, nel complesso, sempre più brutti, questi ideali sono diventati incongrui e appaiono spietatamente fuori luogo nel taglio fotografico che Anna Madia assume sempre, un taglio ravvicinato, “ordinario”, perfetto per la fotocamera del cellulare. Il gesto è inevitabilmente quotidiano, inelegante, sbagliato, rubato: un ragazzino si mette le dita nel naso, sua sorella avverte l’adolescenza in arrivo, non sa cosa fare, guarda altrove. Più tardi c’è la vasca da bagno, un bicchiere di vino, il lavandino e il tubetto di dentifricio mezzo usato. Esistenze sprecate all’inseguimento di fantasmi da sognare e di sostanze da consumare, queste appassionate dei nostri giorni non hanno gloria cui andare incontro. Lucia di Siracusa destinava la luce dei suoi occhi al tiranno, per mettergli così in bella evidenza l’irriducibilità del suo spirito, illuminato sempre da una luce più alta. Oggi, in nome di Dio, si toglie la luce agli altri e si compiono, in un altrove in fondo non così lontano, sempre più spesso sacrifici umani. Appannate dall’inerzia e tuttavia stravolte dalla latenza della passione, queste figure abitano con disagio lo spazio che le avvolge, nei suoi toni soffusi e flou: Anna Madia ci consegna un ritratto della sua generazione impietoso ma partecipe, più efficace e straniante di qualsiasi fotografia perché non coglie semplicemente una contingenza ma la riveste di valore simbolico e paradigmatico: un valore che soltanto la pittura più conferire.
Finché forse, un giorno, la donna arriverà.
Martina Corgnati
05
giugno 2007
Anna Madia – Aspettando la donna
Dal 05 giugno al 28 luglio 2007
arte contemporanea
Location
DIMA ART&DESIGN
Vimercate, Via Crocefisso, 2A/B, (Monza E Brianza)
Vimercate, Via Crocefisso, 2A/B, (Monza E Brianza)
Orario di apertura
da martedì a sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 19.30
Vernissage
5 Giugno 2007, ore 18-21
Autore
Curatore