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Hermann Nitsch
Hermann Nitsch, fondatore dell’Azionismo viennese insieme a Günter Brus, Otto Muehl e Rudolf Schwarzkogler, espone per la prima volta in Veneto, terra che lo lega a sé da oltre 35 anni
Comunicato stampa
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Hermann Nitsch, fondatore dell’Azionismo viennese insieme a Günter Brus, Otto Muehl e Rudolf Schwarzkogler, espone per la prima volta in Veneto, terra che lo lega a sé da oltre 35 anni.
In Veneto Nitsch realizza la Stanza di Asolo – oggi esposta al Museo Hermann Nitsch di Mistelbach - dal luogo della residenza per artisti frequentata da Günter Brus, Otto Muehl, Nam June Paik, Joe Jones e lo stesso Nitsch.
Nella quiete di Asolo, dove Hermann Nitsch ha stabilito la sua seconda casa tre decenni fa, l’artista ha realizzato una delle sue opere più significative: il disegno di architettura sotterranea denominato l’Ultima cena, studio anatomico in cui le parti del corpo sono a loro volta sezioni di un mondo sotterraneo, dove l’artista profetizza che l’umanità futura troverà rifugio.
LA MOSTRA
Il percorso si apre poi con le stampe fotografiche scattate dal fotografo Mario Parolin al castello di Prinzerdorf, residenza dell’artista dal 1971. Gli scatti riportano lo spettatore nel 1975, anno della 50.Aktion, durata 24 ore consecutive.
Ma è solo l’inizio della grande retrospettiva alla Galleria Boxart.
La mostra, presentata dal direttore del Macro di Roma, il professor Danilo Eccher, ha infatti l’obiettivo di partire da Vienna e arrivare in tutto il mondo, dove oggi sono celebrate le opere di Nitsch. Passando per Asolo, la cittadina trevigiana decantata dai letterati di ogni epoca.
A catalizzare per primi l’occhio dello spettatore gli straordinari Schüttbilder, “dipinti versati” su tele di varie dimensioni, che trasudano di violenza e sacralità: due opposti compresenti tanto nella mitologia greca che nella tradizione cristiana, alle quali si ispira gran parte della filosofia e dell’opera di Nitsch.
Si tratta di lavori realizzati in periodi differenti, che testimoniano la continuità della poetica di Nitsch. L’intento suggestivo è infatti il fine ultimo di queste opere, rispetto alla riconoscibilità di elementi figurativi o all’originalità del tema.
A prevalere le tonalità con cui Hermann Nitsch si esprime nei primi due decenni della sua attività, ovvero i cromatismi ematici nelle varie sfumature: rosso, viola, nero.
Le tele più recenti grondano invece di verde, blu e giallo, come dalla fine degli anni ’80 l’artista si concede di variare. La palette si allontana dunque sempre più dalla realtà, su cui prevale il simbolo.
In mostra anche cosiddetti “relitti”, teli intrisi di sangue essiccato, documenti di cui le opere sono trasposizioni creative, nate dalla medesima impellenza rituale.
Simulacro dell’artista – presenza di cui ogni singolo lavoro non è mai privo - campeggia sospesa nel vuoto una tunica impregnata di colore. L’indumento è infatti uno di quelli indossato da Nitsch durante la sua espressione artistica, in una continuità ideale con i kimono di un altro viennese illustre: Gustav Klimt. La tunica si ammanta di religiosità, e diviene una veste rituale, al pari dei paramenti sacerdotali. L’artista è infatti il celebrante della cerimonia da cui nasce l’opera d’arte.
A completare il grande Teatro delle Orge e dei Misteri, la Galleria Boxart espone un inedito Armadio, della collezione Francesco Conz, editore e collezionista veronese, legato da stima reciproca al Maestro dal 1972. Al pari di una bacheca da sagrestia, il mobile contiene un ostensorio, paramenti sacri, relitti e provette: elementi indispensabili durante le performances sinestetiche e teatrali di Nitsch.
Infine, la rassegna è impreziosita dalla proiezione di video documenti delle azioni, che duravano anche sei giorni consecutivi. Tra i filmati, anche le recentissime riprese della 122.Aktion al Burgtheater di Vienna.
In Veneto Nitsch realizza la Stanza di Asolo – oggi esposta al Museo Hermann Nitsch di Mistelbach - dal luogo della residenza per artisti frequentata da Günter Brus, Otto Muehl, Nam June Paik, Joe Jones e lo stesso Nitsch.
Nella quiete di Asolo, dove Hermann Nitsch ha stabilito la sua seconda casa tre decenni fa, l’artista ha realizzato una delle sue opere più significative: il disegno di architettura sotterranea denominato l’Ultima cena, studio anatomico in cui le parti del corpo sono a loro volta sezioni di un mondo sotterraneo, dove l’artista profetizza che l’umanità futura troverà rifugio.
LA MOSTRA
Il percorso si apre poi con le stampe fotografiche scattate dal fotografo Mario Parolin al castello di Prinzerdorf, residenza dell’artista dal 1971. Gli scatti riportano lo spettatore nel 1975, anno della 50.Aktion, durata 24 ore consecutive.
Ma è solo l’inizio della grande retrospettiva alla Galleria Boxart.
La mostra, presentata dal direttore del Macro di Roma, il professor Danilo Eccher, ha infatti l’obiettivo di partire da Vienna e arrivare in tutto il mondo, dove oggi sono celebrate le opere di Nitsch. Passando per Asolo, la cittadina trevigiana decantata dai letterati di ogni epoca.
A catalizzare per primi l’occhio dello spettatore gli straordinari Schüttbilder, “dipinti versati” su tele di varie dimensioni, che trasudano di violenza e sacralità: due opposti compresenti tanto nella mitologia greca che nella tradizione cristiana, alle quali si ispira gran parte della filosofia e dell’opera di Nitsch.
Si tratta di lavori realizzati in periodi differenti, che testimoniano la continuità della poetica di Nitsch. L’intento suggestivo è infatti il fine ultimo di queste opere, rispetto alla riconoscibilità di elementi figurativi o all’originalità del tema.
A prevalere le tonalità con cui Hermann Nitsch si esprime nei primi due decenni della sua attività, ovvero i cromatismi ematici nelle varie sfumature: rosso, viola, nero.
Le tele più recenti grondano invece di verde, blu e giallo, come dalla fine degli anni ’80 l’artista si concede di variare. La palette si allontana dunque sempre più dalla realtà, su cui prevale il simbolo.
In mostra anche cosiddetti “relitti”, teli intrisi di sangue essiccato, documenti di cui le opere sono trasposizioni creative, nate dalla medesima impellenza rituale.
Simulacro dell’artista – presenza di cui ogni singolo lavoro non è mai privo - campeggia sospesa nel vuoto una tunica impregnata di colore. L’indumento è infatti uno di quelli indossato da Nitsch durante la sua espressione artistica, in una continuità ideale con i kimono di un altro viennese illustre: Gustav Klimt. La tunica si ammanta di religiosità, e diviene una veste rituale, al pari dei paramenti sacerdotali. L’artista è infatti il celebrante della cerimonia da cui nasce l’opera d’arte.
A completare il grande Teatro delle Orge e dei Misteri, la Galleria Boxart espone un inedito Armadio, della collezione Francesco Conz, editore e collezionista veronese, legato da stima reciproca al Maestro dal 1972. Al pari di una bacheca da sagrestia, il mobile contiene un ostensorio, paramenti sacri, relitti e provette: elementi indispensabili durante le performances sinestetiche e teatrali di Nitsch.
Infine, la rassegna è impreziosita dalla proiezione di video documenti delle azioni, che duravano anche sei giorni consecutivi. Tra i filmati, anche le recentissime riprese della 122.Aktion al Burgtheater di Vienna.
06
ottobre 2007
Hermann Nitsch
Dal 06 ottobre al 07 dicembre 2007
arte contemporanea
Location
BOXART GALLERY
Verona, Via Dei Mutilati, 7a, (Verona)
Verona, Via Dei Mutilati, 7a, (Verona)
Orario di apertura
10.00-12.30 / 15.30-19.30 (giorni di chiusura: domenica e lunedì)
Vernissage
6 Ottobre 2007, ore 18.30
Autore
Curatore