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Per filo e per segno
Mostra di libri di artista delle Edizioni della stamperia di Nola
Comunicato stampa
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L’espressione “per filo e per segno” si trova al termine delle due voci del vocabolario in cui viene citata. Se il suo significato è chiaro, la sua origine lo è molto meno, non tanto per il “filo”, che, in forza dell’autorità di Dante, sta per “fila” e significa quindi “in ordine”, quanto per “segno”, assunto in una accezione che il dizionario, ma è solo un’ipotesi, ritiene derivi dall’ambito della tessitura.
Certo è che nel caso dei libri d’artista presentati in questa mostra la suggestione del tessere funziona: richiama i fili che cuciono i fogli tra loro, le carte artigianali preziose e morbide come un ricco tessuto, il segno stampato, sulla carta come sulla stoffa; soprattutto i tempi lunghi e lenti della manualità, del prodotto artigianale, e il gusto che si prova a tenerlo in mano, a sentire nelle nostre il lavoro sapiente di altre mani…
“Per filo e per segno” allude quindi, in primis, al rigore del mestiere, al valore della competenza artigianale, all’ars che è necessario supporto all’inventio e solo strumento attraverso il quale l’immaginazione trova voce. Una sapienza del fare che, nel Laboratorio, è rappresentata da Vittorio Avella, possessore dei segreti dell’arte incisoria e fine interprete, insieme agli stampatori che con lui collaborano, dell’intenzione creativa degli artisti.
Ma il “tessuto” è anche metafora del racconto - e penso a quando, da bambina, volendo ascoltare una storia specificavo che fosse raccontata “per filo e per segno”, intendendo con dovizia di particolari e in bell’ordine, dall’inizio alla fine, senza saltare un passaggio.
Il titolo di questa mostra sta dunque a dire anche il piacere del racconto, il piacere del tempo che ci prendiamo per narrare o ascoltare – e immaginare. Un tempo che sembra avere un ritmo diverso dal quotidiano, che rallenta, frena e qualche volta addirittura si blocca, per lasciare irrompere in una manciata di minuti la dilatazione temporale dei secoli, di momenti vicini e lontani, di vite intere o di attimi lunghissimi…
Se questa esperienza è intrinseca al “leggere”, a qualsiasi tipo di lettura narrativa, è tanto più connaturata al libro d’artista. In questo tipo così particolare di libri sono le immagini a svolgersi come il filo di un racconto, e l’atto stesso di voltare pagina nega l’istantaneità della percezione che solitamente le accompagna.
Pensiamoci: il libro viene aperto – e già questo richiede un suo tempo, soprattutto se il libro è in un cofanetto di cartone, come nella collana I libri del merlo, e se questo cofanetto è chiuso da un fermaglio di rame, come negli Autoritratti -; poi si legge il testo, e accanto l’immagine. Oppure l’immagine, e poi il testo. E in ogni caso, sia che la componente verbale abbia il sopravvento, come nella collana Poesie della vendetta, dedicata a poeti italiani o stranieri, sia che sia ridotta quasi a zero, come nella già citata collana Autoritratti, in cui diversi artisti consegnano un’immagine di sé e dove la parola è pressoché inesistente, la peculiarità di questi libri è di costringere il riguardante a una percezione dilatata, protratta.
Il libro d’artista è un libro “lento”: richiede di sospendere la fretta e “darsi il tempo per” per assaporare la consistenza dei diversi materiali, la duttilità espressiva del segno inciso, l’intensità dei suoi neri, l’intensità di una parola, il witz di un’altra, il bianco caldo della carta, il silenzio… E in questo “slow reading” ritrovare nello scorrere delle pagine le “barbe” di un’emozione, la velatura di un sentimento, una traccia di umanità.
Chiara Tavella
La stamperia Il Laboratorio di Nola (Napoli) nasce nel 1978 ad opera di Vittorio Avella e Antonio Sgambati che, dopo le rispettive esperienze a Parigi e Bergamo, tornano nella terra d’origine con il proposito di sviluppare nell’area napoletana la sperimentazione dell’incisione e la produzione del libro e della stampa d’arte, intese anche come veicolo di una più ampia fruizione dell’arte.
Nel corso degli anni Il Laboratorio diviene centro di discussione sulle tecniche incisorie e sede di ricerca, di verifica e di produzione a livello nazionale e internazionale, coinvolgendo artisti, letterati e intellettuali non solo italiani (per esempio Clerici, Dalisi, Paladino, Persico tra gli artisti; Baino, Loi, Sanguineti o l’israeliano Someck tra i letterati). Le edizioni sono prodotte in tiratura limitata, stampate manualmente con torchi a stella e caratteri a piombo su carte pregiate, firmate e numerate dagli autori, e arricchite da particolari legature. Il logo del laboratorio, un ovale con due volti intrecciati nel segno del simbolo alchemico del “rebis”, rappresenta l’unione e la reciprocità tra matrice e stampa, tra stampatore e autore, ma allude anche a quell’affinità e intimità tra arte e poesia che nel libro d’artista trova la sua sede d’elezione.
Il Laboratorio si pone inoltre come punto di riferimento per la promozione culturale, attuando una collaborazione con le scuole e i centri di aggregazione sociale del territorio, come la Casa del Popolo di Ponticelli. Oltre alla sede originaria a Nola, recentemente è stato aperto un nuovo atelier nei quartieri spagnoli di Napoli, in rua Catalana. In questo contesto assume un ruolo centrale la collaborazione de Il Laboratorio con Riccardo Dalisi, che riscopre e rinnova l’attività, tradizionale nel quartiere, della lavorazione della latta.
Certo è che nel caso dei libri d’artista presentati in questa mostra la suggestione del tessere funziona: richiama i fili che cuciono i fogli tra loro, le carte artigianali preziose e morbide come un ricco tessuto, il segno stampato, sulla carta come sulla stoffa; soprattutto i tempi lunghi e lenti della manualità, del prodotto artigianale, e il gusto che si prova a tenerlo in mano, a sentire nelle nostre il lavoro sapiente di altre mani…
“Per filo e per segno” allude quindi, in primis, al rigore del mestiere, al valore della competenza artigianale, all’ars che è necessario supporto all’inventio e solo strumento attraverso il quale l’immaginazione trova voce. Una sapienza del fare che, nel Laboratorio, è rappresentata da Vittorio Avella, possessore dei segreti dell’arte incisoria e fine interprete, insieme agli stampatori che con lui collaborano, dell’intenzione creativa degli artisti.
Ma il “tessuto” è anche metafora del racconto - e penso a quando, da bambina, volendo ascoltare una storia specificavo che fosse raccontata “per filo e per segno”, intendendo con dovizia di particolari e in bell’ordine, dall’inizio alla fine, senza saltare un passaggio.
Il titolo di questa mostra sta dunque a dire anche il piacere del racconto, il piacere del tempo che ci prendiamo per narrare o ascoltare – e immaginare. Un tempo che sembra avere un ritmo diverso dal quotidiano, che rallenta, frena e qualche volta addirittura si blocca, per lasciare irrompere in una manciata di minuti la dilatazione temporale dei secoli, di momenti vicini e lontani, di vite intere o di attimi lunghissimi…
Se questa esperienza è intrinseca al “leggere”, a qualsiasi tipo di lettura narrativa, è tanto più connaturata al libro d’artista. In questo tipo così particolare di libri sono le immagini a svolgersi come il filo di un racconto, e l’atto stesso di voltare pagina nega l’istantaneità della percezione che solitamente le accompagna.
Pensiamoci: il libro viene aperto – e già questo richiede un suo tempo, soprattutto se il libro è in un cofanetto di cartone, come nella collana I libri del merlo, e se questo cofanetto è chiuso da un fermaglio di rame, come negli Autoritratti -; poi si legge il testo, e accanto l’immagine. Oppure l’immagine, e poi il testo. E in ogni caso, sia che la componente verbale abbia il sopravvento, come nella collana Poesie della vendetta, dedicata a poeti italiani o stranieri, sia che sia ridotta quasi a zero, come nella già citata collana Autoritratti, in cui diversi artisti consegnano un’immagine di sé e dove la parola è pressoché inesistente, la peculiarità di questi libri è di costringere il riguardante a una percezione dilatata, protratta.
Il libro d’artista è un libro “lento”: richiede di sospendere la fretta e “darsi il tempo per” per assaporare la consistenza dei diversi materiali, la duttilità espressiva del segno inciso, l’intensità dei suoi neri, l’intensità di una parola, il witz di un’altra, il bianco caldo della carta, il silenzio… E in questo “slow reading” ritrovare nello scorrere delle pagine le “barbe” di un’emozione, la velatura di un sentimento, una traccia di umanità.
Chiara Tavella
La stamperia Il Laboratorio di Nola (Napoli) nasce nel 1978 ad opera di Vittorio Avella e Antonio Sgambati che, dopo le rispettive esperienze a Parigi e Bergamo, tornano nella terra d’origine con il proposito di sviluppare nell’area napoletana la sperimentazione dell’incisione e la produzione del libro e della stampa d’arte, intese anche come veicolo di una più ampia fruizione dell’arte.
Nel corso degli anni Il Laboratorio diviene centro di discussione sulle tecniche incisorie e sede di ricerca, di verifica e di produzione a livello nazionale e internazionale, coinvolgendo artisti, letterati e intellettuali non solo italiani (per esempio Clerici, Dalisi, Paladino, Persico tra gli artisti; Baino, Loi, Sanguineti o l’israeliano Someck tra i letterati). Le edizioni sono prodotte in tiratura limitata, stampate manualmente con torchi a stella e caratteri a piombo su carte pregiate, firmate e numerate dagli autori, e arricchite da particolari legature. Il logo del laboratorio, un ovale con due volti intrecciati nel segno del simbolo alchemico del “rebis”, rappresenta l’unione e la reciprocità tra matrice e stampa, tra stampatore e autore, ma allude anche a quell’affinità e intimità tra arte e poesia che nel libro d’artista trova la sua sede d’elezione.
Il Laboratorio si pone inoltre come punto di riferimento per la promozione culturale, attuando una collaborazione con le scuole e i centri di aggregazione sociale del territorio, come la Casa del Popolo di Ponticelli. Oltre alla sede originaria a Nola, recentemente è stato aperto un nuovo atelier nei quartieri spagnoli di Napoli, in rua Catalana. In questo contesto assume un ruolo centrale la collaborazione de Il Laboratorio con Riccardo Dalisi, che riscopre e rinnova l’attività, tradizionale nel quartiere, della lavorazione della latta.
22
settembre 2007
Per filo e per segno
Dal 22 al 28 settembre 2007
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
LA ROGGIA
Pordenone, Viale Trieste, 19, (Pordenone)
Pordenone, Viale Trieste, 19, (Pordenone)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 16-19,30
Vernissage
22 Settembre 2007, ore 17.30