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Anne e Patrick Poirier – Pagine del labirinto
Mostra di libri d’artista
Comunicato stampa
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La grande installazione di specchio progettata da Anne e Patrick Poirier per il festivalfilosofia e l’Atrio del Palazzo dei Musei sviluppa la linea di lavoro di opere recenti come La casa della memoria (2005) e La fabbrica della memoria (2006).
La base della costruzione architettonica riprende nella sua geometria ellittica la forma del cervello e si sviluppa in altezza con otto pannelli specchianti verso l’interno e verso l’esterno a formare una stanza dell’interiorità .
Parole e frasi incise sulle pareti a specchio articolano le azioni e reazioni della mente – pensieri significati sogni immaginazioni – e il continuo lavoro della memoria che cancella e conserva, imita e ricostruisce.
I pannelli esterni, soglia riflettente della coscienza, includono nel paesaggio mentale gli immobili frammenti archeologici sistemati nell’Atrio – sarcofagi statue steli colonne – e le figure passanti del presente, facendole convergere come citazioni sparse verso la stanza interiore dove ricompaiono articolate come tracce incise di una biblioteca mentale e qui si riconfigurano e rimbalzano lungo le inesauribili traiettorie della riflessione.
La stanza, accessibile al visitatore, è aperta verso l’alto e riflette sulla base specchiante le volte antiche dell’Atrio che vengono così a costituire il fondamento per l’identità individuale, in un gioco proiettivo che mette magistralmente in scena il lavoro della memoria culturale e la sua labirintica interiorizzazione.
Allestimento a cura di: Federico Zanfi
Se il il sapere è un labirinto dove le parole e i concetti si intrecciano l'uno con l'altro e da cui è impossibile scindere il soggetto dall'oggetto nel loro reciproco sguardo, la biblioteca è il luogo della memoria, quello in cui la civiltà occidentale cerca di conservare la propria cultura.
Ma se la biblioteca è la fortezza in cui il sapere si dà un ordine e la conoscenza diventa potere, è anche però la cittadella continuamente assediata: la prima ad essere sacrificata, quando l’oblio avanza, quando la guerra si scatena con le sue distruzioni. Il sapere è, allo stesso tempo, potente e fragile.
Anne e Patrick Poirer, due importanti artisti francesi nati entrambi nel 1942, di formazione la prima architetto e il secondo archeologo, hanno conosciuto durante la loro prima infanzia l'esperienza della violenza bellica e, successivamente, quella del più atroce lutto famigliare con la perdita del loro unico figlio trentatreenne. Dagli anni settanta il tema costante del loro lavoro artistico (espresso in sculture, installazioni, fotografie, libri d'artista) è la memoria, le rovine, la fragilità delle cose e delle persone, la violenza del tempo e degli eventi.
In questo contesto, anche i loro libri d'artista diventano ricerche sulla fragilità delle cose e delle esperienze: spesso sono taccuini d'appunti per opere che verranno sviluppate successivamente, oppure sono diari di viaggio, ma possono essere anche erbari o assemblaggi in cui si fondono scrittura e frammenti di cose o di organismi. Da essi emerge comunque il tentativo di salvare - in modo poetico, non filologico o scientifico - il ricordo, la testimonianza o di un passato storico o di effimeri esseri vegetali o di un momento di vita personale che altrimenti potrebbe essere dimenticato; libri come memento mori, nei quali già il supporto cartaceo, talvolta accompagnato da materiali audiovisivi, è di per sé elemento tangibile di fragilità. È un'utopia rivolta al passato, quella dei Poirier, secondo la quale, come emerge da uno dei loro ultimi volumi, la dangerzone è il presente, il presente tecnologico soprattutto, e le sue ancora non ben comprese conseguenze sul nostro futuro anche immediato.
Anne e Patrick Poirier, formatisi all’Ecole Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi, lavorano insieme dagli anni Sessanta. Artisti interdisciplinari di rilievo internazionale, veri e propri viaggiatori della memoria, hanno posto al centro del loro lavoro la riflessione sulla violenza della storia, la fragilità delle culture umane e le forme della loro trasmissione attraverso la rovina e il frammento. Vicini alle scienze umane, operano con tutti i media espressivi: erbari, rilievi topografici, fotografie, ex-voto, disegni e soprattutto con installazioni – minime o imponenti – che reinventano paesaggi di rovine, vere e proprie utopie ribaltate, come modelli del lavoro della memoria culturale. Da quindici anni lavorano al tema della casa-cervello, luogo dove la memoria collettiva interseca la psiche individuale.
Hanno viaggiato e lavorato in tutto il mondo, con mostre personali nei musei più prestigiosi: al Neuer Berliner Kunstverein (1977), al Centre Georges Pompidou di Parigi (1978), al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles (1978), al MOMA (1978), al P.S.1 (1980) e al The Brooklyn Museum (1984) di New York, al Museum Moderner Kunst di Vienna (1993), allo Schirn Kunsthalle di Francoforte (2000).
Hanno partecipato a tutte le più significative manifestazioni internazionali:, fra le quali la Biennale des Jeunes di Parigi (1973), la Biennale di Venezia (1976, 1980, 1984), Documenta di Kassel (1977), la Biennale di Lione (2000).
Loro opere sono conservate nelle più importanti collezioni pubbliche e in particolare al Centre National d'Art Contemporain di Parigi, al Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris, al Museum Ludwig (Aachen, Coblenza, Colonia, Vienna), alla Nationalgalerie di Berlino,al Solomon R. Guggenheim Museum di New York, alla Tate Gallery di Londra e, in Italia, al Museo Pecci di Prato e alla Fattoria di Celle a Pistoia.
Vivono tra la Provenza e Parigi.
La base della costruzione architettonica riprende nella sua geometria ellittica la forma del cervello e si sviluppa in altezza con otto pannelli specchianti verso l’interno e verso l’esterno a formare una stanza dell’interiorità .
Parole e frasi incise sulle pareti a specchio articolano le azioni e reazioni della mente – pensieri significati sogni immaginazioni – e il continuo lavoro della memoria che cancella e conserva, imita e ricostruisce.
I pannelli esterni, soglia riflettente della coscienza, includono nel paesaggio mentale gli immobili frammenti archeologici sistemati nell’Atrio – sarcofagi statue steli colonne – e le figure passanti del presente, facendole convergere come citazioni sparse verso la stanza interiore dove ricompaiono articolate come tracce incise di una biblioteca mentale e qui si riconfigurano e rimbalzano lungo le inesauribili traiettorie della riflessione.
La stanza, accessibile al visitatore, è aperta verso l’alto e riflette sulla base specchiante le volte antiche dell’Atrio che vengono così a costituire il fondamento per l’identità individuale, in un gioco proiettivo che mette magistralmente in scena il lavoro della memoria culturale e la sua labirintica interiorizzazione.
Allestimento a cura di: Federico Zanfi
Se il il sapere è un labirinto dove le parole e i concetti si intrecciano l'uno con l'altro e da cui è impossibile scindere il soggetto dall'oggetto nel loro reciproco sguardo, la biblioteca è il luogo della memoria, quello in cui la civiltà occidentale cerca di conservare la propria cultura.
Ma se la biblioteca è la fortezza in cui il sapere si dà un ordine e la conoscenza diventa potere, è anche però la cittadella continuamente assediata: la prima ad essere sacrificata, quando l’oblio avanza, quando la guerra si scatena con le sue distruzioni. Il sapere è, allo stesso tempo, potente e fragile.
Anne e Patrick Poirer, due importanti artisti francesi nati entrambi nel 1942, di formazione la prima architetto e il secondo archeologo, hanno conosciuto durante la loro prima infanzia l'esperienza della violenza bellica e, successivamente, quella del più atroce lutto famigliare con la perdita del loro unico figlio trentatreenne. Dagli anni settanta il tema costante del loro lavoro artistico (espresso in sculture, installazioni, fotografie, libri d'artista) è la memoria, le rovine, la fragilità delle cose e delle persone, la violenza del tempo e degli eventi.
In questo contesto, anche i loro libri d'artista diventano ricerche sulla fragilità delle cose e delle esperienze: spesso sono taccuini d'appunti per opere che verranno sviluppate successivamente, oppure sono diari di viaggio, ma possono essere anche erbari o assemblaggi in cui si fondono scrittura e frammenti di cose o di organismi. Da essi emerge comunque il tentativo di salvare - in modo poetico, non filologico o scientifico - il ricordo, la testimonianza o di un passato storico o di effimeri esseri vegetali o di un momento di vita personale che altrimenti potrebbe essere dimenticato; libri come memento mori, nei quali già il supporto cartaceo, talvolta accompagnato da materiali audiovisivi, è di per sé elemento tangibile di fragilità. È un'utopia rivolta al passato, quella dei Poirier, secondo la quale, come emerge da uno dei loro ultimi volumi, la dangerzone è il presente, il presente tecnologico soprattutto, e le sue ancora non ben comprese conseguenze sul nostro futuro anche immediato.
Anne e Patrick Poirier, formatisi all’Ecole Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi, lavorano insieme dagli anni Sessanta. Artisti interdisciplinari di rilievo internazionale, veri e propri viaggiatori della memoria, hanno posto al centro del loro lavoro la riflessione sulla violenza della storia, la fragilità delle culture umane e le forme della loro trasmissione attraverso la rovina e il frammento. Vicini alle scienze umane, operano con tutti i media espressivi: erbari, rilievi topografici, fotografie, ex-voto, disegni e soprattutto con installazioni – minime o imponenti – che reinventano paesaggi di rovine, vere e proprie utopie ribaltate, come modelli del lavoro della memoria culturale. Da quindici anni lavorano al tema della casa-cervello, luogo dove la memoria collettiva interseca la psiche individuale.
Hanno viaggiato e lavorato in tutto il mondo, con mostre personali nei musei più prestigiosi: al Neuer Berliner Kunstverein (1977), al Centre Georges Pompidou di Parigi (1978), al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles (1978), al MOMA (1978), al P.S.1 (1980) e al The Brooklyn Museum (1984) di New York, al Museum Moderner Kunst di Vienna (1993), allo Schirn Kunsthalle di Francoforte (2000).
Hanno partecipato a tutte le più significative manifestazioni internazionali:, fra le quali la Biennale des Jeunes di Parigi (1973), la Biennale di Venezia (1976, 1980, 1984), Documenta di Kassel (1977), la Biennale di Lione (2000).
Loro opere sono conservate nelle più importanti collezioni pubbliche e in particolare al Centre National d'Art Contemporain di Parigi, al Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris, al Museum Ludwig (Aachen, Coblenza, Colonia, Vienna), alla Nationalgalerie di Berlino,al Solomon R. Guggenheim Museum di New York, alla Tate Gallery di Londra e, in Italia, al Museo Pecci di Prato e alla Fattoria di Celle a Pistoia.
Vivono tra la Provenza e Parigi.
14
settembre 2007
Anne e Patrick Poirier – Pagine del labirinto
Dal 14 settembre al 10 novembre 2007
arte contemporanea
Location
BIBLIOTECA CIVICA D’ARTE LUIGI POLETTI
Modena, Viale Vittorio Veneto, 5, (Modena)
Modena, Viale Vittorio Veneto, 5, (Modena)
Orario di apertura
14 settembre : 9, 00 - 23,00
15 settembre : 9, 00 - 2,00
16 settembre: 9,00 - 20,00
Dal 17 al 10 novembre 2007: Lunedì 14.30-19,00
dal martedì al venerdì 8,30-13,00/14,30-19,00
sabato 8,30-13,00
Vernissage
14 Settembre 2007, ore 18,30
Autore