L’occhio della mosca è composto da tanti omatidi cioè da una moltitudine di piccoli occhi che riproducono una visone a mosaico della realtà.

Tale percezione del mondo viene interpretata dalla fotografa con una lente addizionale montata davanti all’obbiettivo fotografico attraverso la quale l’immagine viene moltiplicata.

Marianna Bellorini utilizza questa tecnica per osservare il mondo quotidiano che la circonda con la capacità di trasformare attraverso la fotografia il vissuto di un volto o le particolarità di un oggetto comune e di fargli assumere una dimensione nuova, una connotazione astratta ed inconsueta.

La sua sperimentazione consiste in una sfida alla dimensione e alla materia dell’oggetto al fine di esprimere senso attraverso una forma.

Stupisce la potenzialità che oggetti così familiari, come le posate, hanno di stimolare la sua immaginazione che ne sa intuire sempre nuove letture e interpretazioni.

La particolarità delle sue fotografie sta nell’abilità con cui riesce a mantenere lo stesso punto di vista nel compiere questo passaggio che ci allontana dalla realtà e ci fa entrare nel mondo della sua fantasia.