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3Diga Vajont
L’esposizione presenta una serie di foto sulla diga, sul torrente Vajont, sulla valle del Piave e sugli abitanti che ancora vi sono e che vivono in questa realtà
Comunicato stampa
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Il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino organizza, dal 22 settembre 2007 al 6 gennaio 2008 la mostra fotografica stereoscopica “3Diga Vajont”. Questo tipo di visione in stereoscopia serve a rendere il senso della tridimensionalità proiettando, con fasci di luce polarizzata, coppie di immagini diverse che, grazie a speciali occhiali con lenti polarizzate, vengono combinate in un’unica vista riuscendo così a far risaltare le immagini proposte con un approccio spettacolare, coinvolgente e a forte impatto emozionale.
L’esposizione presenta una serie di foto sulla diga, sul torrente Vajont, sulla valle del Piave e sugli abitanti che ancora vi sono e che vivono in questa realtà. La diga è indagata, proponendo punti di vista inediti, con fotografie aeree stereoscopiche e un raro filmato sulla diga in costruzione. Innovative tecnologie per il rilievo ambientale (laser scanner) hanno permesso di ottenere immagini che restituiscono chiaramente forma e proporzioni della diga, della frana e della valle, permettendo di cogliere, in una vista simultanea “in trasparenza”, elementi normalmente nascosti.
La mostra curata da Erminio Paolo Canavese e Marco Tonon si articola in cinque nuclei tematici:
Diga e cunicoli e gallerie, cemento, acqua e buio e luce; il senso di una macchina straordinaria che lungi da essere un alibi o semplice memoria è monito e occasione per riflettere.
Il Toc la montagna spezzata, la frana, le valli del Piave e Vajont, il tutto in stereoscopia e ripreso da un elicottero. In questo modo diventa più facile capire il paesaggio che si apre ai nostri occhi.
Alberi lembi del bosco vecchio, scesi con la frana e a questa sopravvissuti, si sono trovati abbattuti, prostrati, sghembi. Ora, dopo quarant’anni, hanno riportato le radici verso il centro della terra, forme nuove inattese: è la disperata volontà di vivere. Alberi come uomini: continuità di vita.
Erto e Casso paesi di sasso, case vuote anche se risparmiate dall’onda mortale. Pavimenti di case scomparse, persone che ancora ci sono vi si aggirano. Sono pochissimi, sono ancora al lavoro.
Rilievo con laser scanner. La diga che non può essere abbandonata visibile come nessuno l’ha vista, grazie alla scansione laser che ha permesso la realizzazione di un modello tridimensionale.
Vajont è il nome del torrente che scorre nella valle di Erto e Casso per confluire nel Piave, davanti a Longarone e a Castellavazzo, in provincia di Belluno.
La sera del 9 ottobre1963, anno del disastro, alle 22.39, dal Monte Toc si staccò una frana dalle dimensioni gigantesche che cadde nel lago artificiale. Una massa compatta di oltre 270 milioni di metri cubi di rocce e detriti furono trasportati a valle, in un attimo scese lungo la valle stretta, preceduta da un tremendo spostamento d’aria; tutta la costa dal Toc, larga quasi tre chilometri, costituita da boschi, campi coltivati ed abitazioni, affondò nel bacino sottostante, provocando una grande scossa di terremoto.Il lago sembrò sparire e al suo posto comparve un’ enorme nuvola bianca: una massa di acqua dinamica alta più di 100 metri, contenente massi dal peso di diverse tonnellate. La forza d’urto della massa franata creò due ondate. La prima a monte,dove l ’abitato di Erto fu risparmiato per pochi metri ma furono spazzate via altre frazioni tra cui Frasegn Le Spesse, Cristo, Pineta, Ceva, Prada e ancora altre. La seconda si riversò verso valle superando lo sbarramento artificiale precipitando nella vallata sottostante con una velocità impressionante. Il greto del Piave fu raschiato dall’onda che si abbattè con inaudita violenza su Longarone. Tutto fu sommerso dall’acqua e, quando l’onda perse il suo slancio andando ad infrangersi contro la montagna, iniziò un lento riflusso verso valle, un’azione non meno distruttiva, che scavò in senso opposto alla direzione di spinta. Casso fu investito solo parzialmente. La stima più attendibile è, a tutt’oggi, di 1910 vittime. Ora Longarone e i paesi colpiti sono stati ricostruiti ma la tragedia che si è consumata è tra le più grandi che l’umanità possa ricordare.
In questi ultimi anni sono stati girati dei film e performance teatrali, tra questi ricordiamo quello di Marco Paolini e di Renzo Martinelli.
L’esposizione presenta una serie di foto sulla diga, sul torrente Vajont, sulla valle del Piave e sugli abitanti che ancora vi sono e che vivono in questa realtà. La diga è indagata, proponendo punti di vista inediti, con fotografie aeree stereoscopiche e un raro filmato sulla diga in costruzione. Innovative tecnologie per il rilievo ambientale (laser scanner) hanno permesso di ottenere immagini che restituiscono chiaramente forma e proporzioni della diga, della frana e della valle, permettendo di cogliere, in una vista simultanea “in trasparenza”, elementi normalmente nascosti.
La mostra curata da Erminio Paolo Canavese e Marco Tonon si articola in cinque nuclei tematici:
Diga e cunicoli e gallerie, cemento, acqua e buio e luce; il senso di una macchina straordinaria che lungi da essere un alibi o semplice memoria è monito e occasione per riflettere.
Il Toc la montagna spezzata, la frana, le valli del Piave e Vajont, il tutto in stereoscopia e ripreso da un elicottero. In questo modo diventa più facile capire il paesaggio che si apre ai nostri occhi.
Alberi lembi del bosco vecchio, scesi con la frana e a questa sopravvissuti, si sono trovati abbattuti, prostrati, sghembi. Ora, dopo quarant’anni, hanno riportato le radici verso il centro della terra, forme nuove inattese: è la disperata volontà di vivere. Alberi come uomini: continuità di vita.
Erto e Casso paesi di sasso, case vuote anche se risparmiate dall’onda mortale. Pavimenti di case scomparse, persone che ancora ci sono vi si aggirano. Sono pochissimi, sono ancora al lavoro.
Rilievo con laser scanner. La diga che non può essere abbandonata visibile come nessuno l’ha vista, grazie alla scansione laser che ha permesso la realizzazione di un modello tridimensionale.
Vajont è il nome del torrente che scorre nella valle di Erto e Casso per confluire nel Piave, davanti a Longarone e a Castellavazzo, in provincia di Belluno.
La sera del 9 ottobre1963, anno del disastro, alle 22.39, dal Monte Toc si staccò una frana dalle dimensioni gigantesche che cadde nel lago artificiale. Una massa compatta di oltre 270 milioni di metri cubi di rocce e detriti furono trasportati a valle, in un attimo scese lungo la valle stretta, preceduta da un tremendo spostamento d’aria; tutta la costa dal Toc, larga quasi tre chilometri, costituita da boschi, campi coltivati ed abitazioni, affondò nel bacino sottostante, provocando una grande scossa di terremoto.Il lago sembrò sparire e al suo posto comparve un’ enorme nuvola bianca: una massa di acqua dinamica alta più di 100 metri, contenente massi dal peso di diverse tonnellate. La forza d’urto della massa franata creò due ondate. La prima a monte,dove l ’abitato di Erto fu risparmiato per pochi metri ma furono spazzate via altre frazioni tra cui Frasegn Le Spesse, Cristo, Pineta, Ceva, Prada e ancora altre. La seconda si riversò verso valle superando lo sbarramento artificiale precipitando nella vallata sottostante con una velocità impressionante. Il greto del Piave fu raschiato dall’onda che si abbattè con inaudita violenza su Longarone. Tutto fu sommerso dall’acqua e, quando l’onda perse il suo slancio andando ad infrangersi contro la montagna, iniziò un lento riflusso verso valle, un’azione non meno distruttiva, che scavò in senso opposto alla direzione di spinta. Casso fu investito solo parzialmente. La stima più attendibile è, a tutt’oggi, di 1910 vittime. Ora Longarone e i paesi colpiti sono stati ricostruiti ma la tragedia che si è consumata è tra le più grandi che l’umanità possa ricordare.
In questi ultimi anni sono stati girati dei film e performance teatrali, tra questi ricordiamo quello di Marco Paolini e di Renzo Martinelli.
21
settembre 2007
3Diga Vajont
Dal 21 settembre 2007 al 06 gennaio 2008
fotografia
Location
MUSEO REGIONALE DI SCIENZE NATURALI
Torino, Via Giovanni Giolitti, 36, (Torino)
Torino, Via Giovanni Giolitti, 36, (Torino)
Biglietti
€ 5.00 INTERO, € 2.50 RIDOTTO
Orario di apertura
10.00 – 19.00 - tutti i giorni, chiuso il Martedì
Vernissage
21 Settembre 2007, ore 17.00