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Tributo a Renato Salvatori
Duplice omaggio all’attore
Comunicato stampa
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Ore 16 Proiezione del film “I soliti ignoti” di Mario Monicelli (Italia 1958), con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Carla Gravina, Claudia Cardinale, Totò, Tiberio Murgia, Capannelle, Memmo Carotenuto.
Ore 18 Presentazione del libro “Renato Salvatori – Il povero ma bello che volle farsi attore” di Lodovico Gierut, Umberto Guidi, Anselmo Santucci. Bulzoni Editore, Roma 2007. Con un contributo critico di Matilde Hochkofler.
Intervengono gli autori. Coordina il professor Orio Caldiron.
Il ‘caso’ Salvatori
Nel marzo del 1988 moriva a Roma, pochi giorni dopo aver compiuto 54 anni, Renato Salvatori. Da sette anni aveva lasciato la professione di attore, deluso della piega che il cinema italiano aveva preso, in particolare dopo il 1975. Era nato a Querceta, frazione del piccolo Comune di Seravezza. Una minuscola comunità di cavatori e operai, in seconda fila rispetto alla Versilia mondana e vacanziera.
Figlio di una famiglia operaia non certo benestante, era stato un ‘caso’ nel panorama cinematografico degli anni Cinquanta. Bel ragazzo già avviato a una serie di lavori manuali, faceva l’aiuto bagnino sulle ‘spiagge nobili’ del Forte quando venne catapultato davanti alla macchina da presa per decisione del regista Luciano Emmer, che aveva intravisto nel diciassettenne già scafato un soggetto disinvolto e fotogenico.
Poteva essere il solito attore preso dalla strada, buono per un solo film. Divenne invece una figura di rilievo nel panorama cinematografico. Superate le difficoltà degli inizi, l’incontro decisivo con Dino Risi e la saga dei Poveri ma belli ne fece dapprima un attore di successo del neorealismo rosa. Poi, con un’ardita capriola artistica, il giovane versiliese si trasformò in interprete del cinema d’autore, con Rosi, De Sica, Rossellini, Visconti, Vancini, Monicelli e più avanti, agli ordini di Montaldo, Ferreri, Blasetti, Costa-Gavras, Pontecorvo, Zurlini, Maselli.
Il fatto è che Giuseppe (questo il suo vero nome, cambiato in Renato sin dal suo esordio del 1951) sapeva scegliersi le compagnie. Ricercava, per dirla con Tullio Kezich, la frequentazione di ‘gente di penna e di pensiero’: eccolo nei camerini e nei dopocena della Compagnia dei Giovani con Romolo Valli, Giorgio De Lullo, Rossella Falk, Anna Maria Guarnieri, attento ascoltatore di Francesco Rosi, devoto ammiratore di Visconti, ammesso nell’entourage del nobile ‘rosso’. E ancora vicino a Ugo Gregoretti, Francesco Maselli, Marco Ferreri, Franco Solinas. Tutte persone dalle quali avrebbe potuto imparare qualcosa, restando – come diceva lui stesso – come un “cagnone”, con le “orecchie dritte” per ascoltare meglio. Certo, Renato non frequentava esclusivamente intellettuali: ricercava anche l’amicizia di persone a lui più simili. Come Alain Delon, conosciuto sul set di Rocco e i suoi fratelli e al quale Salvatori rimase legato per tutta la vita.
Un altro aspetto del ‘caso Salvatori’ è il declino professionale che si manifesta alla fine degli anni Sessanta, quando i ruoli da protagonista si rarefanno, fino ad eclissarsi completamente. Renato ‘passa di moda’, proprio mentre si fa più sentita la sua esigenza di frequentare solo cinema di qualità.
Il libro Renato Salvatori – Il povero ma bello che volle farsi attore ricostruisce la parabola dell’interprete versiliese avvalendosi di una nutrita messe di testimonianze, informazioni sui film, fotografie private e di scena.
Ore 18 Presentazione del libro “Renato Salvatori – Il povero ma bello che volle farsi attore” di Lodovico Gierut, Umberto Guidi, Anselmo Santucci. Bulzoni Editore, Roma 2007. Con un contributo critico di Matilde Hochkofler.
Intervengono gli autori. Coordina il professor Orio Caldiron.
Il ‘caso’ Salvatori
Nel marzo del 1988 moriva a Roma, pochi giorni dopo aver compiuto 54 anni, Renato Salvatori. Da sette anni aveva lasciato la professione di attore, deluso della piega che il cinema italiano aveva preso, in particolare dopo il 1975. Era nato a Querceta, frazione del piccolo Comune di Seravezza. Una minuscola comunità di cavatori e operai, in seconda fila rispetto alla Versilia mondana e vacanziera.
Figlio di una famiglia operaia non certo benestante, era stato un ‘caso’ nel panorama cinematografico degli anni Cinquanta. Bel ragazzo già avviato a una serie di lavori manuali, faceva l’aiuto bagnino sulle ‘spiagge nobili’ del Forte quando venne catapultato davanti alla macchina da presa per decisione del regista Luciano Emmer, che aveva intravisto nel diciassettenne già scafato un soggetto disinvolto e fotogenico.
Poteva essere il solito attore preso dalla strada, buono per un solo film. Divenne invece una figura di rilievo nel panorama cinematografico. Superate le difficoltà degli inizi, l’incontro decisivo con Dino Risi e la saga dei Poveri ma belli ne fece dapprima un attore di successo del neorealismo rosa. Poi, con un’ardita capriola artistica, il giovane versiliese si trasformò in interprete del cinema d’autore, con Rosi, De Sica, Rossellini, Visconti, Vancini, Monicelli e più avanti, agli ordini di Montaldo, Ferreri, Blasetti, Costa-Gavras, Pontecorvo, Zurlini, Maselli.
Il fatto è che Giuseppe (questo il suo vero nome, cambiato in Renato sin dal suo esordio del 1951) sapeva scegliersi le compagnie. Ricercava, per dirla con Tullio Kezich, la frequentazione di ‘gente di penna e di pensiero’: eccolo nei camerini e nei dopocena della Compagnia dei Giovani con Romolo Valli, Giorgio De Lullo, Rossella Falk, Anna Maria Guarnieri, attento ascoltatore di Francesco Rosi, devoto ammiratore di Visconti, ammesso nell’entourage del nobile ‘rosso’. E ancora vicino a Ugo Gregoretti, Francesco Maselli, Marco Ferreri, Franco Solinas. Tutte persone dalle quali avrebbe potuto imparare qualcosa, restando – come diceva lui stesso – come un “cagnone”, con le “orecchie dritte” per ascoltare meglio. Certo, Renato non frequentava esclusivamente intellettuali: ricercava anche l’amicizia di persone a lui più simili. Come Alain Delon, conosciuto sul set di Rocco e i suoi fratelli e al quale Salvatori rimase legato per tutta la vita.
Un altro aspetto del ‘caso Salvatori’ è il declino professionale che si manifesta alla fine degli anni Sessanta, quando i ruoli da protagonista si rarefanno, fino ad eclissarsi completamente. Renato ‘passa di moda’, proprio mentre si fa più sentita la sua esigenza di frequentare solo cinema di qualità.
Il libro Renato Salvatori – Il povero ma bello che volle farsi attore ricostruisce la parabola dell’interprete versiliese avvalendosi di una nutrita messe di testimonianze, informazioni sui film, fotografie private e di scena.
12
ottobre 2007
Tributo a Renato Salvatori
12 ottobre 2007
incontro - conferenza
Location
CASA DEL CINEMA
Roma, Via Marcello Mastroianni, 1, (Roma)
Roma, Via Marcello Mastroianni, 1, (Roma)
Orario di apertura
ore 16
Vernissage
12 Ottobre 2007, ore 16