La mostra di Marcello Bertini, ambientata al Centro per l’Arte Otello Cirri del Comune di Pontedera, segue di qualche mese i suggestivi paesaggi della valle del Serchio dedicati alla poesia di Giovanni Pascoli che l’artista ha presentato a Castelvecchio e a Barga. Muta il soggetto ispiratore, ma qui come in tutto il linguaggio dell’artista, si ritrova il medesimo lirismo poetico che tramuta la visione del reale con colori caldi e avvolgenti. La toscanità di Bertini è una caratteristica genetica, storica, strettamente connessa con la sua arte che va ben oltre il richiamo ai maestri rinascimentali. Manca infatti nelle sue opere la sostanza rinascimentale, il rigoroso controllo della realtà attraverso la legge prospettica, legge geometrica e dunque razionale cha fa dell’uomo il padrone del mondo che lo circonda e che gli permette di cogliere le cose non nella loro apparenza, ma di capirle intellettualmente. I soggetti che Bertini rappresenta non sono perciò quelli umanistici. Sono paesaggi, nature morte, interni colmi di luminosità, solarità in cui il sapore antico della terra toscana da memoria diviene segno.