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Biagio Altomare – Atman
Personale di Biagio Altomare
Comunicato stampa
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Nato a Luzzi (Italia), nel 1957 ha conseguito la maturità nella sezione architettura delLiceo artistico di Cosenza e il diploma in scultura presso l’Accademia di Belle Arti diBologna.Nel 1984 si trasferisce in Ticino ove inizia la sua ricerca artistica. Dopo un periodo dilavoro con il legno, il suo bisogno di silenzio e di essenzialità si concretizzerà in interventi materici sempre più rarefatti fino ad arrivare alle « strutture pittoriche » cheoggi lo caratterizzano: opere in cui, scavalcato il limite del vincolo figurativo, “l'oggettoestetico va oltre la propria, stessa bellezza formale per proporsi anche come strumento diallineamento interiore” (M. Beltrani, 1999).Biagio Altomare è noto anche per la sua pregiata produzione grafica e per diverseinstallazioni. Dal 1999 vive e lavora a Losone.Principali esposizioni2006 Dazio Grande, Rodi Fiesso2005 Oratorio San Rocco, Losone2003 Galleria Ammann, Locarno2002 Galleria La Casa, Vaglio2001 Installazione Pangea, Monte Verità, Ascona1999 Casa Cavalier Pellanda, Biasca1993 Spazio XXI, Bellinzona1992 Biblioteca Cantonale, Palazzo Morettini, Locarno 1990Galleria Cà dal Portic, Locarno1987 Galleria Cà dal Portic, LocarnoA T M A NÈ stato scritto, giustamente, che il lavoro artistico di Biagio Altomare si svolge al confinetra la sfera visiva della pittura e quella tattile della scultura. Il linguaggio è quello delleforme e dei colori ma anche quello delle masse, dei volumi, del rapporto tra la materia e lo spazio. In questa visione, l’oggetto non è una figura da rappresentare, ma l’energia prodottada torsioni, posture, vortici, gesti. L’atto dell’artista non mira quindi a un rispecchiamento visivo del mondo, e neppure all’espressione di una visione puramente interiore, ma a porre
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in risonanza le sensazioni soggettive della mano che spalma il colore sulla superficie e lequalità oggettive della materia trattata (la tela, la carta, il legno) che di volta in volta risponde al movimento e lo orienta nella costruzione di uno schema energetico. E questo dialogo non tollera la mediazione di uno strumento (il pennello, la spatola o lo scalpello):avviene nella forma più diretta, attraverso la sensibilità immediata delle dita, il movimentodella mano che organizza la materia e insieme se ne lascia guidare quasi ascoltandone lepulsazioni sotterranee. Si può dire perciò che al centro di tutto sta il linguaggio delle vibra-zioni, e che nella visione artistica di Altomare la più profonda verità del reale è l’energia vibratoria delle cose.Questo linguaggio artistico non è il risultato di un’operazione intellettuale, ma anzi un sentimento quasi primitivo, un modo innocente di sentire la vita che scorre nelle vene dell’uomo, nella linfa delle piante, nell’anima degli oggetti. Non si tratta però di un movimento irriflesso, di un sentire puramente immediato. Piuttosto, la mente retrocedefino a raggiungere quel punto di osservazione privilegiato in cui la sensibilità del soggettoe la verità profonda dell’oggetto si abbracciano. Si tratta a volte di un sentimento di solen-nità rituale (come nella forma tabulare statica del quadrilatero), a volte di un’esplosione divitalità potente. In certe torsioni si avverte quel tipo di virtualità dinamica che era uno deisegreti che davano tanta energia a certe sculture etrusche, egizie o greche: una immobilità vigile, una tensione controllata. Sono composizioni fatte di equilibri: l’ energia delle lineemarcate,delle curvature nervose, degli angoli - e la serenità di un incantevole blu o delledelicatissime sfumature cangianti; la solidità severa della pala e lo squarcio enigmatico chel’incrina.Soprattutto la coesistenza di attività e silenzio. Al centro di molte di queste opere diAltomare appare (oppure si nasconde) una sorta di occhio segreto verso cui conver-gono le forme raffigurate in cui si origina (o si estingue) il movimento: il centro diequilibrio in cui l’azione riposa in uno stato di quiete dinamica. È come il punto centraledi un mandala o il cuore vuoto della ruota di un carro da cui si diramano i raggi e che neattiva e riassorbe la spinta.Nella terminologia della spiritualità indiana, questo punto cosmico di coscienza inalterata èchiamato l’atman, lo spirito puro che siede immobile in mezzo alla danza della creazioneche si esprime nell’infinito gioco della natura di cui è parte la stessa attività dell’artista.Se il fine dell’arte è quello, in apparenza paradossale, di forzare il carattere convenzionaledella comunicazione per far passare tra gli uomini non solo segni ma lo stessosapore delle esperienze vissute e delle visioni interiori, l’opera di Altomare tende a trasmettere appunto la percezione diretta di questo rapporto tra il ritmo e la forma spirituale della vita e il silenzio dello sguardo interiore dell’atman che ne scandaglia legeometrie e le segrete linee di forza.
Martino Beltrani
Locarno, 2007
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in risonanza le sensazioni soggettive della mano che spalma il colore sulla superficie e lequalità oggettive della materia trattata (la tela, la carta, il legno) che di volta in volta risponde al movimento e lo orienta nella costruzione di uno schema energetico. E questo dialogo non tollera la mediazione di uno strumento (il pennello, la spatola o lo scalpello):avviene nella forma più diretta, attraverso la sensibilità immediata delle dita, il movimentodella mano che organizza la materia e insieme se ne lascia guidare quasi ascoltandone lepulsazioni sotterranee. Si può dire perciò che al centro di tutto sta il linguaggio delle vibra-zioni, e che nella visione artistica di Altomare la più profonda verità del reale è l’energia vibratoria delle cose.Questo linguaggio artistico non è il risultato di un’operazione intellettuale, ma anzi un sentimento quasi primitivo, un modo innocente di sentire la vita che scorre nelle vene dell’uomo, nella linfa delle piante, nell’anima degli oggetti. Non si tratta però di un movimento irriflesso, di un sentire puramente immediato. Piuttosto, la mente retrocedefino a raggiungere quel punto di osservazione privilegiato in cui la sensibilità del soggettoe la verità profonda dell’oggetto si abbracciano. Si tratta a volte di un sentimento di solen-nità rituale (come nella forma tabulare statica del quadrilatero), a volte di un’esplosione divitalità potente. In certe torsioni si avverte quel tipo di virtualità dinamica che era uno deisegreti che davano tanta energia a certe sculture etrusche, egizie o greche: una immobilità vigile, una tensione controllata. Sono composizioni fatte di equilibri: l’ energia delle lineemarcate,delle curvature nervose, degli angoli - e la serenità di un incantevole blu o delledelicatissime sfumature cangianti; la solidità severa della pala e lo squarcio enigmatico chel’incrina.Soprattutto la coesistenza di attività e silenzio. Al centro di molte di queste opere diAltomare appare (oppure si nasconde) una sorta di occhio segreto verso cui conver-gono le forme raffigurate in cui si origina (o si estingue) il movimento: il centro diequilibrio in cui l’azione riposa in uno stato di quiete dinamica. È come il punto centraledi un mandala o il cuore vuoto della ruota di un carro da cui si diramano i raggi e che neattiva e riassorbe la spinta.Nella terminologia della spiritualità indiana, questo punto cosmico di coscienza inalterata èchiamato l’atman, lo spirito puro che siede immobile in mezzo alla danza della creazioneche si esprime nell’infinito gioco della natura di cui è parte la stessa attività dell’artista.Se il fine dell’arte è quello, in apparenza paradossale, di forzare il carattere convenzionaledella comunicazione per far passare tra gli uomini non solo segni ma lo stessosapore delle esperienze vissute e delle visioni interiori, l’opera di Altomare tende a trasmettere appunto la percezione diretta di questo rapporto tra il ritmo e la forma spirituale della vita e il silenzio dello sguardo interiore dell’atman che ne scandaglia legeometrie e le segrete linee di forza.
Martino Beltrani
Locarno, 2007
13
ottobre 2007
Biagio Altomare – Atman
Dal 13 ottobre all'undici novembre 2007
arte contemporanea
Location
OFFICINAARTE
Magliaso, Via Cantonale, 57, (Lugano)
Magliaso, Via Cantonale, 57, (Lugano)
Orario di apertura
sa e do 14-17 mer 19-21 e su appuntamento
Vernissage
13 Ottobre 2007, ore 16
Autore