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Dario Neira – John 1,14 Project
Il progetto prevede l’espianto di un frammento di cute dell’artista ed attraverso la coltivazione in vitro di tale tessuto cellulare, procedura comunemente impiegata nella pratica medica per il trattamento dei grandi ustionati, mira ad ottenere una neodermo-epidermide dalla quale – come in uno scampolo di stoffa – verranno ritagliate delle lettere successivamente utilizzate per comporre le parole di una frase
Comunicato stampa
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The word became flesh - John 1,14 Speak so I can see you - G.C. Lichtemberg
E’ possibile accostare l’apparato fisico a quello psichico? Il corpo alla parola?
La pelle, interfaccia fra l’interno e l’esterno del corpo, confine e passaggio, è il punto in cui il biologico ed il mentale si giustappongono: della stessa derivazione embriologica ectodermica del tessuto nervoso, la pelle è responsabile di molti dei processi nervosi e psicologici dell’uomo ed è pertanto in grado di veicolare nella vita, come nella sua dimensione metonimica, le emozioni, le suggestioni e le paure.
JOHN 1,14 ProjectÓ parte da tale presupposto e attraverso l’utilizzo dell’ingegneria tessutale e delle biotecnologie ha l’obiettivo di scrivere un testo con la pelle dell’artista.
Il progetto prevede l’espianto di un frammento di cute dell’artista ed attraverso la coltivazione in vitro di tale tessuto cellulare, procedura comunemente impiegata nella pratica medica per il trattamento dei grandi ustionati, mira ad ottenere una neodermo-epidermide dalla quale – come in uno scampolo di stoffa - verranno ritagliate delle lettere successivamente utilizzate per comporre le parole di una frase.
Con la proliferazione del tessuto cellulare cutaneo (from Genesis) si viene a realizzare un testo esplicativo (to Revelation) e non a caso tessuto e testo condividono la stessa radice etimologica latina. Genesi e Rivelazione si succedono come nel più antico dei testi mistici e danno vita alla celebre frase evangelica giovannea: il verbo si è fatto carne.
L’artista utilizza la propria pelle per scrivere non un testo ma il testo ed ottenere quindi una definizione sensibile di se stesso che pertanto diventa autoritratto, come per primo intuì G.C.Lichtemberg nel tardo ‘700, integrando il tratto somatico con il linguaggio (resta celebre il suo aforisma: Parla affinchè io possa vederti).
Il lavoro di Dario NEIRA solleva problematiche di ordine epistemologico, etico, economico, culturale: cosa verrà scritto con tali lettere? Quale sarà il destino di questo scritto? E‘ lecito l’utilizzo di tecnologie così sofisticate e costose per scopi non-medici? Gli ingenti costi di produzione della pelle coltivata potranno influenzare la lunghezza del testo e quindi la più libera attuazione dell’autoritratto? La creazione di nuove forme di vita, benchè di vita parziale, ci porta a ridefinire culturalmente e biologicamente la percezione ed i confini di cosa intendiamo per vivente?
E’ possibile accostare l’apparato fisico a quello psichico? Il corpo alla parola?
La pelle, interfaccia fra l’interno e l’esterno del corpo, confine e passaggio, è il punto in cui il biologico ed il mentale si giustappongono: della stessa derivazione embriologica ectodermica del tessuto nervoso, la pelle è responsabile di molti dei processi nervosi e psicologici dell’uomo ed è pertanto in grado di veicolare nella vita, come nella sua dimensione metonimica, le emozioni, le suggestioni e le paure.
JOHN 1,14 ProjectÓ parte da tale presupposto e attraverso l’utilizzo dell’ingegneria tessutale e delle biotecnologie ha l’obiettivo di scrivere un testo con la pelle dell’artista.
Il progetto prevede l’espianto di un frammento di cute dell’artista ed attraverso la coltivazione in vitro di tale tessuto cellulare, procedura comunemente impiegata nella pratica medica per il trattamento dei grandi ustionati, mira ad ottenere una neodermo-epidermide dalla quale – come in uno scampolo di stoffa - verranno ritagliate delle lettere successivamente utilizzate per comporre le parole di una frase.
Con la proliferazione del tessuto cellulare cutaneo (from Genesis) si viene a realizzare un testo esplicativo (to Revelation) e non a caso tessuto e testo condividono la stessa radice etimologica latina. Genesi e Rivelazione si succedono come nel più antico dei testi mistici e danno vita alla celebre frase evangelica giovannea: il verbo si è fatto carne.
L’artista utilizza la propria pelle per scrivere non un testo ma il testo ed ottenere quindi una definizione sensibile di se stesso che pertanto diventa autoritratto, come per primo intuì G.C.Lichtemberg nel tardo ‘700, integrando il tratto somatico con il linguaggio (resta celebre il suo aforisma: Parla affinchè io possa vederti).
Il lavoro di Dario NEIRA solleva problematiche di ordine epistemologico, etico, economico, culturale: cosa verrà scritto con tali lettere? Quale sarà il destino di questo scritto? E‘ lecito l’utilizzo di tecnologie così sofisticate e costose per scopi non-medici? Gli ingenti costi di produzione della pelle coltivata potranno influenzare la lunghezza del testo e quindi la più libera attuazione dell’autoritratto? La creazione di nuove forme di vita, benchè di vita parziale, ci porta a ridefinire culturalmente e biologicamente la percezione ed i confini di cosa intendiamo per vivente?
13
ottobre 2007
Dario Neira – John 1,14 Project
Dal 13 ottobre al 13 novembre 2007
arte contemporanea
Location
CRAC – CENTRO RICERCA ARTE CONTEMPORANEA
Cremona, Via Carlo Vittori, 8, (Cremona)
Cremona, Via Carlo Vittori, 8, (Cremona)
Orario di apertura
da Lun a Ven ore 10.00 – 16.00, Sab ore 10.00 – 13.00 e su appunt.
Vernissage
13 Ottobre 2007, ore 18
Autore
Curatore