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Raffaele Muscolo
Le tematiche proposte in questa personale sono il mare, l’uomo e la terra; studiate intimamente dall’occhio attento dell’artista che ama profondamente ciò che rappresenta
Comunicato stampa
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Le molteplici tematiche che Raffaele Muscolo affronta con una variegata padronanza dei mezzi espressivi sono strettamente collegate le une alle altre per una serie di comuni caratteristiche, che le fanno essere “documento” di un coerente ed unico linguaggio fluidamente articolato …
(Antonio ed Ettore Russo)
Le tematiche proposte in questa personale sono il mare, l’uomo e la terra; studiate intimamente dall’occhio attento dell’artista che ama profondamente ciò che rappresenta.
Note Biografiche
Raffaele Muscolo è nato a Reggio Calabria il 7.10.1934. E’ in Calabria che compie i suoi studi indirizzati al conseguimento della laurea in Architettura. Si dedica all’insegnamento e alla pittura, alternando all’attività pittorica esperienze grafiche pregevoli. Espone dal 1968, sia in mostre collettive che personali. Le più significative presso “I Templari” a San Felice Circeo nei primi anni ’70, presso la Galleria “Michelangelo” a Firenze nel 1978 e nel 1983 presso la Galleria “La Barcaccia” di Roma. I maggiori riconoscimenti li ottiene nel decennio 1980 – 90, periodo in cui partecipa a collettive con Annigoni, De Chirico, Guttuso, Pagliacci, Purificato, Sughi, ed altri importanti esponenti delle correnti di avanguardia, rimanendo in esposizione permanente presso la Barcaccia di Roma e Fiuggi. Dal 1996 al 1998 le sue opere sono state in esposizione permanente presso Galleria “Edizioni del Cappello” a Milano. Dal 1998 al 1999 le sue opere sono state in esposizione permanente presso la Galleria “Mediterranea” di Reggio Calabria e dal 1999 una delle sue opere è conservata all’interno della pinacoteca cittadina. Gli sono stati assegnati diversi premi per meriti artistici, fra cui il Leone d’oro a Firenze, la Medaglia del Sagrato a Milano e il S. Giorgino d’oro a Reggio Calabria. I suoi dipinti si trovano in pinacoteche nazionali ed estere e presso collezioni private.
Cenni critici
L’EMOZIONE, IL DIALETTO E IL “DISCORSO”
La pittura di Raffaele Muscolo non è tessuta di “problemi”. Colloquiale, distinta, discreta, essa si colloca in quello spazio mediano dell’espressione, quando questa si incarica di allontanare il discorso sull’arte, ricercando piuttosto il valore di un’arte del “discorso”, della annotazione visiva, della tranquilla cronaca dei movimenti della vita, e della vita dell’uomo nel suo ambiente naturale.
Una volta, ai tempi del “sano Ottocento”, si diceva “naturalismo”, oppure bozzetto. Un ciclo apparentemente chiuso e distanziato dalle correnti intellettuali, e dalle tensioni che hanno percorso gli avvitamenti dell’esperienza artistica contemporanea della pittura, (intesa, appunto, come “problema”). Non è impossibile, tuttavia, e neppure inaccettabile, oggi, riconoscere la convenienza di un simile modo di espressione per quel riflesso (persistente, non “attardato”) di non smarrita vocazione all’immediata, diretta, semplicità del ‘racconto’ per immagini, cui per l’appunto si dedicò il mestiere della pittura soprattutto sullo scorcio del secolo passato, qualificandosi con ben altri mezzi e temperamenti.
Oggi, questo atteggiamento è marginalizzato e locale. Regionalizzato, direi, ancorché diffuso. Ed è naturale che sia così, a metà fra l’elemento ingenuo e il diario privato, l’estemporaneo e il convenzionale. Raffaele Muscolo annota il suo quaderno di appunti visivi, parlandoci del paesaggio calabrese: e non è, il suo, un “discorso” sugli uomini e le case del Sud, ma l’occasione di rappresentare l’elemento emotivo medio, di paese, da cui prende le mosse l’immagine che gli stessi soggetti rappresentati hanno in sé. È un problema di piccole atmosfere, da restituire così come vengono raccolte, appena fresche, dallo sguardo: l’interno di un bar, dove uomini leggono e giocano alle carte, una anziana donna con il fuso in mano, sul gradino di un “basso”, il marinaio con la cassetta di pesce appena tratto dalla rete, le raccoglitrici delle olive, e su tutto le marine, osservate dall’interno di una casa, o in piena aria sulla sponda di un porticciolo, di una insenatura.
Chi ha esperienza sul suolo calabrese, e del rapporto sempre incerto, precario, dagli accenti scabri, che l’uomo stabilisce con la natura circostante, non potrà non ritrovare questa nota, ben colta, anche nelle tele di Raffaele Muscolo,: la forma è sempre un segno di cronaca, di improbabile persistenza, così come l’uomo, che vi appare penetrato, quasi sfatto d’aria, di salsedine azzurrina, di cobalti corrosivi, che mangiano perfino la luce del sole. Nn è la luce scontornata e ombrosa di Sicilia: ma la fluttuante ed arroccata terra dei paesi d’Aspromonte che si specchia diffidente verso il mare, e quasi ne paventa l’elemento caotico, primordiale. Tutti i fondi di Muscolo sono riflessi marini: anche la linea d’orizzonte è cancellata, e l’azzurro si vena di lontananze fredde, profondità definite dai viola, gli amaranto, piccole bucature di bianco, trasparenze che accennano all’immagine, e ne denunciano al tempo stesso le precarietà. C’è molta luce, nelle tele di Muscolo, che mescola assieme aria, mare, uomini e cose: come da un muro calcinato dove guizzano riflessi improvvisi, o dalla lampara di una barca (anche questa ‘mangiata’ dal celeste dell’aria e del mare), o da quel sorprendente scorcio di finestra illuminata che riverbera sul mazzo dei fiori un morbido abbaglio, come nella luce estiva mattinale, quella “distesa estate” del poeta, in cui “ci si risveglia come in un acquario”. Anche, l’uomo, qui, è presente come pretesto, la parte negativa di uno scenario di impressioni: visto di spalle, disattento, nel lavoro come nel gioco, non si accende di vita individuale, ma ripete le abitudini della sua vita, in un rituale d’affezione, ripiegato ma non intristito.
Così, in questo preciso diario di impressioni visive, compilato rapidamente a passate leggere di pennello, con buona professione, la tavolozza di Muscolo parla con semplicità: pochi colori – viola, azzurro, bianco, giallo cadmio chiaro, carminio, verde, bruno – sono sufficienti a dire molte cose. E tra queste, probabilmente. Ciò che più conta è il sentimentalismo dimesso che si esprime in modo diretto, valorizzando l’elemento ‘dialettale’ per quello che è. Una pittura sincera, dunque, che non si nasconde dietro ciò che fa vedere. E se una volta un critico scrisse che “la natura si incarica di dipingere la parte migliore di un quadro” si potrebbe in questo caso aggiungere che ciò è vero, a patto di sapere a quali uomini essa intende rivolgersi.
(Duccio Trombadori)
(Antonio ed Ettore Russo)
Le tematiche proposte in questa personale sono il mare, l’uomo e la terra; studiate intimamente dall’occhio attento dell’artista che ama profondamente ciò che rappresenta.
Note Biografiche
Raffaele Muscolo è nato a Reggio Calabria il 7.10.1934. E’ in Calabria che compie i suoi studi indirizzati al conseguimento della laurea in Architettura. Si dedica all’insegnamento e alla pittura, alternando all’attività pittorica esperienze grafiche pregevoli. Espone dal 1968, sia in mostre collettive che personali. Le più significative presso “I Templari” a San Felice Circeo nei primi anni ’70, presso la Galleria “Michelangelo” a Firenze nel 1978 e nel 1983 presso la Galleria “La Barcaccia” di Roma. I maggiori riconoscimenti li ottiene nel decennio 1980 – 90, periodo in cui partecipa a collettive con Annigoni, De Chirico, Guttuso, Pagliacci, Purificato, Sughi, ed altri importanti esponenti delle correnti di avanguardia, rimanendo in esposizione permanente presso la Barcaccia di Roma e Fiuggi. Dal 1996 al 1998 le sue opere sono state in esposizione permanente presso Galleria “Edizioni del Cappello” a Milano. Dal 1998 al 1999 le sue opere sono state in esposizione permanente presso la Galleria “Mediterranea” di Reggio Calabria e dal 1999 una delle sue opere è conservata all’interno della pinacoteca cittadina. Gli sono stati assegnati diversi premi per meriti artistici, fra cui il Leone d’oro a Firenze, la Medaglia del Sagrato a Milano e il S. Giorgino d’oro a Reggio Calabria. I suoi dipinti si trovano in pinacoteche nazionali ed estere e presso collezioni private.
Cenni critici
L’EMOZIONE, IL DIALETTO E IL “DISCORSO”
La pittura di Raffaele Muscolo non è tessuta di “problemi”. Colloquiale, distinta, discreta, essa si colloca in quello spazio mediano dell’espressione, quando questa si incarica di allontanare il discorso sull’arte, ricercando piuttosto il valore di un’arte del “discorso”, della annotazione visiva, della tranquilla cronaca dei movimenti della vita, e della vita dell’uomo nel suo ambiente naturale.
Una volta, ai tempi del “sano Ottocento”, si diceva “naturalismo”, oppure bozzetto. Un ciclo apparentemente chiuso e distanziato dalle correnti intellettuali, e dalle tensioni che hanno percorso gli avvitamenti dell’esperienza artistica contemporanea della pittura, (intesa, appunto, come “problema”). Non è impossibile, tuttavia, e neppure inaccettabile, oggi, riconoscere la convenienza di un simile modo di espressione per quel riflesso (persistente, non “attardato”) di non smarrita vocazione all’immediata, diretta, semplicità del ‘racconto’ per immagini, cui per l’appunto si dedicò il mestiere della pittura soprattutto sullo scorcio del secolo passato, qualificandosi con ben altri mezzi e temperamenti.
Oggi, questo atteggiamento è marginalizzato e locale. Regionalizzato, direi, ancorché diffuso. Ed è naturale che sia così, a metà fra l’elemento ingenuo e il diario privato, l’estemporaneo e il convenzionale. Raffaele Muscolo annota il suo quaderno di appunti visivi, parlandoci del paesaggio calabrese: e non è, il suo, un “discorso” sugli uomini e le case del Sud, ma l’occasione di rappresentare l’elemento emotivo medio, di paese, da cui prende le mosse l’immagine che gli stessi soggetti rappresentati hanno in sé. È un problema di piccole atmosfere, da restituire così come vengono raccolte, appena fresche, dallo sguardo: l’interno di un bar, dove uomini leggono e giocano alle carte, una anziana donna con il fuso in mano, sul gradino di un “basso”, il marinaio con la cassetta di pesce appena tratto dalla rete, le raccoglitrici delle olive, e su tutto le marine, osservate dall’interno di una casa, o in piena aria sulla sponda di un porticciolo, di una insenatura.
Chi ha esperienza sul suolo calabrese, e del rapporto sempre incerto, precario, dagli accenti scabri, che l’uomo stabilisce con la natura circostante, non potrà non ritrovare questa nota, ben colta, anche nelle tele di Raffaele Muscolo,: la forma è sempre un segno di cronaca, di improbabile persistenza, così come l’uomo, che vi appare penetrato, quasi sfatto d’aria, di salsedine azzurrina, di cobalti corrosivi, che mangiano perfino la luce del sole. Nn è la luce scontornata e ombrosa di Sicilia: ma la fluttuante ed arroccata terra dei paesi d’Aspromonte che si specchia diffidente verso il mare, e quasi ne paventa l’elemento caotico, primordiale. Tutti i fondi di Muscolo sono riflessi marini: anche la linea d’orizzonte è cancellata, e l’azzurro si vena di lontananze fredde, profondità definite dai viola, gli amaranto, piccole bucature di bianco, trasparenze che accennano all’immagine, e ne denunciano al tempo stesso le precarietà. C’è molta luce, nelle tele di Muscolo, che mescola assieme aria, mare, uomini e cose: come da un muro calcinato dove guizzano riflessi improvvisi, o dalla lampara di una barca (anche questa ‘mangiata’ dal celeste dell’aria e del mare), o da quel sorprendente scorcio di finestra illuminata che riverbera sul mazzo dei fiori un morbido abbaglio, come nella luce estiva mattinale, quella “distesa estate” del poeta, in cui “ci si risveglia come in un acquario”. Anche, l’uomo, qui, è presente come pretesto, la parte negativa di uno scenario di impressioni: visto di spalle, disattento, nel lavoro come nel gioco, non si accende di vita individuale, ma ripete le abitudini della sua vita, in un rituale d’affezione, ripiegato ma non intristito.
Così, in questo preciso diario di impressioni visive, compilato rapidamente a passate leggere di pennello, con buona professione, la tavolozza di Muscolo parla con semplicità: pochi colori – viola, azzurro, bianco, giallo cadmio chiaro, carminio, verde, bruno – sono sufficienti a dire molte cose. E tra queste, probabilmente. Ciò che più conta è il sentimentalismo dimesso che si esprime in modo diretto, valorizzando l’elemento ‘dialettale’ per quello che è. Una pittura sincera, dunque, che non si nasconde dietro ciò che fa vedere. E se una volta un critico scrisse che “la natura si incarica di dipingere la parte migliore di un quadro” si potrebbe in questo caso aggiungere che ciò è vero, a patto di sapere a quali uomini essa intende rivolgersi.
(Duccio Trombadori)
17
ottobre 2007
Raffaele Muscolo
Dal 17 al 31 ottobre 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA THE NEW ARS ITALICA
Milano, Via Edmondo De Amicis, 28, (Milano)
Milano, Via Edmondo De Amicis, 28, (Milano)
Orario di apertura
lun e sab 16-19; mar-ven 11-14 / 16-19. Oppure su appuntamento
Vernissage
17 Ottobre 2007, ore 19.00
Autore
Curatore