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Collezione Caproni
Dopo cinquant’anni dalla morte di Gianni Caproni la città di Arco dedica un omaggio alla famiglia Caproni attraverso una raccolta selezionata di opere della loro collezione.
Comunicato stampa
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Dopo cinquant’anni dalla morte di Gianni Caproni (1886 - 1957) la città di Arco dedica un doveroso omaggio alla famiglia Caproni attraverso una raccolta selezionata di opere della loro collezione. Nelle arti visive è possibile tracciare un percorso parallelo alla ricerca sulla tecnologia del volo espressa nelle opere di pittura e di scultura di alcuni dei protagonisti che, nei primi anni del Novecento, hanno descritto il sentimento di avanguardia e di sperimentazione caratteristiche del XX secolo. Maestri del futurismo, del vorticismo, ma anche della resa della prospettiva aerea danno dimostrazione di una attenzione per il paesaggio che segna nuovi confini.
***
Verrà inaugurata domani, al Palazzo dei Panni di Arco, la mostra “La collezione Caproni”. Anche la Galleria Civica “G. Segantini” di Arco rende così omaggio a Gianni Caproni a cinquant’anni dalla morte. Lo farà, fino al 13 gennaio 2008, con una mostra che propone una raccolta selezionata di opere provenienti dalla collezione della famiglia. Oggi, presso la sala stampa della Provincia la presentazione della mostra con Margherita Cogo, assessore provinciale alla cultura; Ruggero Morandi, assessore alla cultura del Comune di Arco; Giovanna Nicoletti, direttore Galleria Civica "G. Segantini" di Arco e Giuliano Castelli, presidente del Museo Tridentino di Scienze Naturali.
Quella di Arco, è stato detto, sarà un’occasione per ammirare una serie di opere, alcune anche inedite, messe a disposizione grazie alla sensibilità della figlia di Gianni Caproni, Maria Fede. Proprio lei ricorda come il padre fosse fortemente attratto dalle atmosfere e dalle immagini degli artisti che hanno condiviso nei primi decenni del Novecento la fiducia nel progresso e nel cambiamento. Il rinnovamento delle Secessioni prima, e il linguaggio delle avanguardie storiche dei primi decenni del XX secolo in un secondo tempo, rappresentano, dunque, i riferimenti culturali e artistici di Gianni Caproni. Non è inoltre trascurabile il fatto che Gianni Caproni studia ingegneria, prima a Monaco e poi a Parigi, assorbendo l’effervescente clima culturale delle avanguardie storiche. Condivisa la passione per la pittura diventa amico e sostenitore di artisti, iniziando a raccogliere opere che negli anni andranno a comporre una collezione ricca e articolata sui temi e i motivi del volo, esprimendo anche la familiarità condivisa con i pittori e gli scultori che dedicheranno la propria attenzione a realizzare ritratti e momenti di vita della famiglia Caproni. Gianni Caproni non era solo in questa passione. Anche moglie Timina, come avveniva per altre famiglie della borghesia, sente il desiderio di valorizzare la ricerca italiana anche nel campo delle arti, commissionando opere agli artisti, acquistandole direttamente o in occasione di ritrovamenti successivi, come avviene per la tela di Benedetta ritrovata, in maniera quasi casuale, a Porta Portese.
Nella collezione che sarà esposta ad Arco troviamo opere di Luigi Bonazza, pure arcense, legato alla famiglia Caproni per parte di una zia, di Fortunato Depero, di Giacomo Balla, di Mario Sironi, di Bruno Munari, tanto per citare i nomi più altisonanti. In queste opere la rappresentazione pittorica esprime le sensazioni dinamiche del volo. Sono gli anni in cui si va affermando l’aviazione italiana, sviluppando una attenzione documentaristica nel rappresentare gli eventi bellici in maniera realistica. In questo periodo l’Aeronautica commissiona agli artisti opere che possano fissare sulla carta o sulla tela le impressioni di volo, riprendendo le azioni più spettacolari delle battaglie. La matrice futurista da una parte e quella tecnicista dall’altra evidenziano l’affermarsi di una sensibilità che oltrepassa la definizione più propriamente artistica, innestandosi anche nella poesia e nella musica, nelle discipline delle arti.
Entrando nel dettaglio delle opere in rassegna troviamo un corposo nucleo di lavori di Luigi Bonazza realizzati nei primi anni Dieci per la famiglia Caproni. Sul suo tavolo da disegnatore, l’artista trentino descrive i velivoli nel loro librarsi nel cielo al culmine dell’acrobazia, nella mirabolante sequenza del volo, e, negli acquerelli come nelle incisioni, le luci degli aerei e i bagliori dei cieli sembrano scomporre la luce come lame taglienti. Pubblicati anche come manifesti, questi lavori, oltre a rappresentare importanti documenti relativi ai modelli degli apparecchi progettati da Caproni, mostrano uno sguardo inatteso sulla complessità delle atmosfere che si aprono negli spazi celesti, sfiorano la natura e la attraversano, inondandola di sottili e preziosi tagli di luce esplosa. È la luce con le sue possibilità simboliche ad essere ripresa come motivo di ispirazione da artisti come Zini e Contini che, nella trasparenza della materia pittorica, descrivono il paesaggio nella sua dimensione naturale, quasi fotografica.
Degli anni Dieci, del 1908 per la precisione, è anche l’olio di Luigi Ratini, dedicato Elodie Mayr, moglie di Guido Moncher, promotore dello sviluppo aeronautico in Italia. Il naturalismo sembra essere il punto di avvio rispetto alla collezione che annovera molti protagonisti che hanno legato il proprio nome ai Caproni, descrivendo la famiglia, le persone, i luoghi, come l’olio di Mazza, nel quale è abbozzata la figura della moglie di Caproni morbidamente seduta all’ombra di un grande albero o le medaglie realizzate da Monti con l’effige di Gianni Caproni. Di fatto il legame tra il committente e l’artista diventa un legame affettivo destinato, generalmente, a durare negli anni.
Il vitalismo, l’energia, il progresso, il futuro sono alla base dei dettami di questa avanguardia storica di matrice italiana che dal 1909 coinvolge ogni parte del panorama culturale. La nuova ispirazione è così travolgente che gran parte delle opere della collezione Caproni sono realizzate da artisti legati in varia misura al futurismo, si veda il Teatro aereo futurista di Fedele Azari, che sembra disegnare una coreografia aerea, riconducibile alle evoluzioni dei velivoli sulle città.
Dopo la prima Guerra Mondiale il dinamismo futurista muove verso l’aeropittura. Si tratta di una rappresentazione pittorica destinata ad esprimere le sensazioni dinamiche del volo e quindi legata all’affermarsi dell’aviazione italiana, sviluppando una attenzione documentaristica nel rappresentare gli eventi bellici in maniera realistica. La dimensione del cosmo come proiezione di esperienza e di immaginario rappresenta una nuova “scienza”. Il volo appare agli occhi degli artisti come uno strumento per leggere l’infinito, e quindi è abbastanza evidente che al “Re del cielo tricolore” la lettura dell’arte non passi inosservata. Il corpus di opere si arricchisce ulteriormente per rappresentare l’universo fisico e spirituale, una nuova geografia del reale descritta nella dimensione espansiva della sensibilità.
Uno degli artisti maggiormente legati alla famiglia Caproni è senz’altro Alfredo Gauro Ambrosi che, a partire dalla celebre Maternità aeronautica fino ai ritratti di Gianni Caproni, descrive con particolare delicatezza cromatica vedute aeree moltiplicate del paesaggio. Il volo degli aerei trascina con se la natura fino a rappresentare un punto di collegamento tra la tradizione e il presente con l’opera Passatismo e Futurismo. Sculture antiche e contemporanee architetture urbane dialogano anche negli intensi disegni di Sironi, trattenendo sospeso il tema della modernità.
Attenti alle osservazioni sulle ricerche delle avanguardie, i coniugi Caproni investono sensibilmente anche sui giovani e promettenti artisti. È il caso di Bruno Munari che, negli anni Trenta, ventiduenne e sostenuto da Marinetti, che ne ha già colto l’intelligenza, si accosta al futurismo pur non condividendone totalmente la poetica ma cogliendone con umorismo le declinazioni.
L’esposizione della Galleria Civica “G. Segantini” rappresenta idealmente una prosecuzione dell’opera di Caproni: rendere fruibili al pubblico le opere per capire, vedere, osservare e lasciarsi emozionare da una visione che mostra una prospettiva moltiplicata e “verticalmente penetrante, sfuggevole ed elastica” per usare le parole di Fortunato Depero. Le opere presentate in mostra sono una prima attenta selezione di una ricca collezione. Come detto, è stato possibile realizzare l'esposizione grazie alla generosa sensibilità della figlia Maria Fede Caproni che ha evidenziato le tracce più importanti delle raccolte di famiglia attraverso le opere donate al Museo dell’Aeronautica Caproni di Trento e mettendo a disposizione parte delle sue collezioni personali.
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Verrà inaugurata domani, al Palazzo dei Panni di Arco, la mostra “La collezione Caproni”. Anche la Galleria Civica “G. Segantini” di Arco rende così omaggio a Gianni Caproni a cinquant’anni dalla morte. Lo farà, fino al 13 gennaio 2008, con una mostra che propone una raccolta selezionata di opere provenienti dalla collezione della famiglia. Oggi, presso la sala stampa della Provincia la presentazione della mostra con Margherita Cogo, assessore provinciale alla cultura; Ruggero Morandi, assessore alla cultura del Comune di Arco; Giovanna Nicoletti, direttore Galleria Civica "G. Segantini" di Arco e Giuliano Castelli, presidente del Museo Tridentino di Scienze Naturali.
Quella di Arco, è stato detto, sarà un’occasione per ammirare una serie di opere, alcune anche inedite, messe a disposizione grazie alla sensibilità della figlia di Gianni Caproni, Maria Fede. Proprio lei ricorda come il padre fosse fortemente attratto dalle atmosfere e dalle immagini degli artisti che hanno condiviso nei primi decenni del Novecento la fiducia nel progresso e nel cambiamento. Il rinnovamento delle Secessioni prima, e il linguaggio delle avanguardie storiche dei primi decenni del XX secolo in un secondo tempo, rappresentano, dunque, i riferimenti culturali e artistici di Gianni Caproni. Non è inoltre trascurabile il fatto che Gianni Caproni studia ingegneria, prima a Monaco e poi a Parigi, assorbendo l’effervescente clima culturale delle avanguardie storiche. Condivisa la passione per la pittura diventa amico e sostenitore di artisti, iniziando a raccogliere opere che negli anni andranno a comporre una collezione ricca e articolata sui temi e i motivi del volo, esprimendo anche la familiarità condivisa con i pittori e gli scultori che dedicheranno la propria attenzione a realizzare ritratti e momenti di vita della famiglia Caproni. Gianni Caproni non era solo in questa passione. Anche moglie Timina, come avveniva per altre famiglie della borghesia, sente il desiderio di valorizzare la ricerca italiana anche nel campo delle arti, commissionando opere agli artisti, acquistandole direttamente o in occasione di ritrovamenti successivi, come avviene per la tela di Benedetta ritrovata, in maniera quasi casuale, a Porta Portese.
Nella collezione che sarà esposta ad Arco troviamo opere di Luigi Bonazza, pure arcense, legato alla famiglia Caproni per parte di una zia, di Fortunato Depero, di Giacomo Balla, di Mario Sironi, di Bruno Munari, tanto per citare i nomi più altisonanti. In queste opere la rappresentazione pittorica esprime le sensazioni dinamiche del volo. Sono gli anni in cui si va affermando l’aviazione italiana, sviluppando una attenzione documentaristica nel rappresentare gli eventi bellici in maniera realistica. In questo periodo l’Aeronautica commissiona agli artisti opere che possano fissare sulla carta o sulla tela le impressioni di volo, riprendendo le azioni più spettacolari delle battaglie. La matrice futurista da una parte e quella tecnicista dall’altra evidenziano l’affermarsi di una sensibilità che oltrepassa la definizione più propriamente artistica, innestandosi anche nella poesia e nella musica, nelle discipline delle arti.
Entrando nel dettaglio delle opere in rassegna troviamo un corposo nucleo di lavori di Luigi Bonazza realizzati nei primi anni Dieci per la famiglia Caproni. Sul suo tavolo da disegnatore, l’artista trentino descrive i velivoli nel loro librarsi nel cielo al culmine dell’acrobazia, nella mirabolante sequenza del volo, e, negli acquerelli come nelle incisioni, le luci degli aerei e i bagliori dei cieli sembrano scomporre la luce come lame taglienti. Pubblicati anche come manifesti, questi lavori, oltre a rappresentare importanti documenti relativi ai modelli degli apparecchi progettati da Caproni, mostrano uno sguardo inatteso sulla complessità delle atmosfere che si aprono negli spazi celesti, sfiorano la natura e la attraversano, inondandola di sottili e preziosi tagli di luce esplosa. È la luce con le sue possibilità simboliche ad essere ripresa come motivo di ispirazione da artisti come Zini e Contini che, nella trasparenza della materia pittorica, descrivono il paesaggio nella sua dimensione naturale, quasi fotografica.
Degli anni Dieci, del 1908 per la precisione, è anche l’olio di Luigi Ratini, dedicato Elodie Mayr, moglie di Guido Moncher, promotore dello sviluppo aeronautico in Italia. Il naturalismo sembra essere il punto di avvio rispetto alla collezione che annovera molti protagonisti che hanno legato il proprio nome ai Caproni, descrivendo la famiglia, le persone, i luoghi, come l’olio di Mazza, nel quale è abbozzata la figura della moglie di Caproni morbidamente seduta all’ombra di un grande albero o le medaglie realizzate da Monti con l’effige di Gianni Caproni. Di fatto il legame tra il committente e l’artista diventa un legame affettivo destinato, generalmente, a durare negli anni.
Il vitalismo, l’energia, il progresso, il futuro sono alla base dei dettami di questa avanguardia storica di matrice italiana che dal 1909 coinvolge ogni parte del panorama culturale. La nuova ispirazione è così travolgente che gran parte delle opere della collezione Caproni sono realizzate da artisti legati in varia misura al futurismo, si veda il Teatro aereo futurista di Fedele Azari, che sembra disegnare una coreografia aerea, riconducibile alle evoluzioni dei velivoli sulle città.
Dopo la prima Guerra Mondiale il dinamismo futurista muove verso l’aeropittura. Si tratta di una rappresentazione pittorica destinata ad esprimere le sensazioni dinamiche del volo e quindi legata all’affermarsi dell’aviazione italiana, sviluppando una attenzione documentaristica nel rappresentare gli eventi bellici in maniera realistica. La dimensione del cosmo come proiezione di esperienza e di immaginario rappresenta una nuova “scienza”. Il volo appare agli occhi degli artisti come uno strumento per leggere l’infinito, e quindi è abbastanza evidente che al “Re del cielo tricolore” la lettura dell’arte non passi inosservata. Il corpus di opere si arricchisce ulteriormente per rappresentare l’universo fisico e spirituale, una nuova geografia del reale descritta nella dimensione espansiva della sensibilità.
Uno degli artisti maggiormente legati alla famiglia Caproni è senz’altro Alfredo Gauro Ambrosi che, a partire dalla celebre Maternità aeronautica fino ai ritratti di Gianni Caproni, descrive con particolare delicatezza cromatica vedute aeree moltiplicate del paesaggio. Il volo degli aerei trascina con se la natura fino a rappresentare un punto di collegamento tra la tradizione e il presente con l’opera Passatismo e Futurismo. Sculture antiche e contemporanee architetture urbane dialogano anche negli intensi disegni di Sironi, trattenendo sospeso il tema della modernità.
Attenti alle osservazioni sulle ricerche delle avanguardie, i coniugi Caproni investono sensibilmente anche sui giovani e promettenti artisti. È il caso di Bruno Munari che, negli anni Trenta, ventiduenne e sostenuto da Marinetti, che ne ha già colto l’intelligenza, si accosta al futurismo pur non condividendone totalmente la poetica ma cogliendone con umorismo le declinazioni.
L’esposizione della Galleria Civica “G. Segantini” rappresenta idealmente una prosecuzione dell’opera di Caproni: rendere fruibili al pubblico le opere per capire, vedere, osservare e lasciarsi emozionare da una visione che mostra una prospettiva moltiplicata e “verticalmente penetrante, sfuggevole ed elastica” per usare le parole di Fortunato Depero. Le opere presentate in mostra sono una prima attenta selezione di una ricca collezione. Come detto, è stato possibile realizzare l'esposizione grazie alla generosa sensibilità della figlia Maria Fede Caproni che ha evidenziato le tracce più importanti delle raccolte di famiglia attraverso le opere donate al Museo dell’Aeronautica Caproni di Trento e mettendo a disposizione parte delle sue collezioni personali.
24
novembre 2007
Collezione Caproni
Dal 24 novembre 2007 al 13 gennaio 2008
arte contemporanea
Location
MAG MUSEO ALTO GARDA – GALLERIA CIVICA G. SEGANTINI
Arco, Via Giovanni Segantini, 9, (Trento)
Arco, Via Giovanni Segantini, 9, (Trento)
Orario di apertura
10– 18, lunedì chiuso
Curatore