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Afghanistan i tesori ritrovati
Una giornata di studi dedicata all’approfondimento di alcuni interrogativi posti dalla mostra sui tesori ritrovati. Intervengono alcuni tra i più importanti studiosi dell’archeologia di tale area geografica.
Comunicato stampa
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Crocevia di culture fra Medio Oriente, India e Cina, in un periodo coevo alle antiche civiltà mediterranee e a quelle delle lontane steppe, l’Afghanistan è stato il centro di un impero senza confini, aperto agli scambi culturali di tutto il mondo conosciuto. Oggi, dopo anni di guerra, il popolo afghano può parlare di “memoria ed identità ritrovate” e il pubblico europeo può ammirare i reperti, fortunosamente salvati, nella mostra progettata dal Musée Guimet ed esposta al Museo di Antichità di Torino. In questo contesto la Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo, con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, organizza una giornata di studi dedicata all’approfondimento di alcuni interrogativi posti dalla mostra sui tesori ritrovati. Al tale incontro intervengono alcuni tra i più importanti studiosi dell’archeologia di tale area geografica.
Viktor Sarianidi, lo studioso russo di origine greca che, in piena epoca sovietica, scoprì i tesori di Tilla Tepe, la “collina dell’oro”, è diventato l’icona dell’archeologia afghana. La storia delle sue scoperte cominciò nel 1978, e proseguì nel tempo in modo spesso avventuroso. Le foto dell’epoca mostrano un uomo dallo sguardo deciso e attento, un piglio austero e di grande fascino.
Protagonista francese dell’archeologia in Afghanistan è Paul Bernard, cui toccò di essere l’ultimo direttore della delegazione archeologica francese (DAFA) in quel Paese. Dal 1978, anno dello scoppio della guerra civile, Bernard dovette abbandonare lo scavo di Ai Kanoum, che aveva costantemente seguito fin dal 1964.
Il ruolo di aprire il convegno è stato però riservato a Pierre Cambon, direttore del Museo Nazionale di Arti Asiatiche Guimet di Parigi e ideatore della mostra in corso al Museo di Antichità di Torino.
Non meno significativo è il ruolo avuto dagli archeologi italiani. Si vuole ricordare infatti che già nel 1961, e proprio a Torino, la Galleria d’Arte Moderna ospitò la grande mostra “L’Afghanistan dalla Preistoria all’Islam”, che mostrava i preziosi materiali raccolti durante le campagne di scavo avviate fin dal 1957 dall’ISMEO (Istituto Italiano per il Medio e l’Estremo Oriente, oggi IsIAO), fondato da Giuseppe Tucci e Giovanni Gentile. Dopo l’abbandono forzoso alla fine degli anni ’70, a seguito delle note vicende politiche, nel 2002 la Missione Archeologica Italiana è stata la prima istituzione culturale straniera a tornare in Afghanistan. Dei cinquant’anni di ricerche e scoperte della Missione archeologica italiana in Afghanistan dell’IsIAO parlerà Anna Filigenzi. Tra gli altri studiosi italiani sarà presente Antonio Invernizzi, docente di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente presso l’Università di Torino e direttore di molte missioni di scavo italiane in varie località dell’Asia.
Giovanna De Palma, dell’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, vuole rendere noto l’impegno italiano dell’ente di restauro romano nella conservazione a Kabul e nella formazione di una nuova generazione di giovani restauratori in grado di preservare e mantenere il patrimonio artistico della loro patria. Un patrimonio ricchissimo che ha rischiato di essere in gran parte perduto per sempre. Se oggi, dopo anni di guerra, il popolo afghano può parlare di “memoria ed identità ritrovate” è anche grazie all’eroismo di alcuni e all’impegno costante e paziente di molti.
La testimonianza afgana è recata da Mohammed Daoud Lalee e Shairazuddin Saifi, del Museo Nazionale d’Afghanistan di Kabul.
Il convegno si terrà mercoledì 24 ottobre dalle ore 9,30 alle 18,30 a Palazzo Chiablese, piazza San Giovanni – Torino. È aperto al pubblico con ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per il programma completo, informazioni e iscrizioni: tel. 011 5118713; www.fondazionearte.it
Viktor Sarianidi, lo studioso russo di origine greca che, in piena epoca sovietica, scoprì i tesori di Tilla Tepe, la “collina dell’oro”, è diventato l’icona dell’archeologia afghana. La storia delle sue scoperte cominciò nel 1978, e proseguì nel tempo in modo spesso avventuroso. Le foto dell’epoca mostrano un uomo dallo sguardo deciso e attento, un piglio austero e di grande fascino.
Protagonista francese dell’archeologia in Afghanistan è Paul Bernard, cui toccò di essere l’ultimo direttore della delegazione archeologica francese (DAFA) in quel Paese. Dal 1978, anno dello scoppio della guerra civile, Bernard dovette abbandonare lo scavo di Ai Kanoum, che aveva costantemente seguito fin dal 1964.
Il ruolo di aprire il convegno è stato però riservato a Pierre Cambon, direttore del Museo Nazionale di Arti Asiatiche Guimet di Parigi e ideatore della mostra in corso al Museo di Antichità di Torino.
Non meno significativo è il ruolo avuto dagli archeologi italiani. Si vuole ricordare infatti che già nel 1961, e proprio a Torino, la Galleria d’Arte Moderna ospitò la grande mostra “L’Afghanistan dalla Preistoria all’Islam”, che mostrava i preziosi materiali raccolti durante le campagne di scavo avviate fin dal 1957 dall’ISMEO (Istituto Italiano per il Medio e l’Estremo Oriente, oggi IsIAO), fondato da Giuseppe Tucci e Giovanni Gentile. Dopo l’abbandono forzoso alla fine degli anni ’70, a seguito delle note vicende politiche, nel 2002 la Missione Archeologica Italiana è stata la prima istituzione culturale straniera a tornare in Afghanistan. Dei cinquant’anni di ricerche e scoperte della Missione archeologica italiana in Afghanistan dell’IsIAO parlerà Anna Filigenzi. Tra gli altri studiosi italiani sarà presente Antonio Invernizzi, docente di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente presso l’Università di Torino e direttore di molte missioni di scavo italiane in varie località dell’Asia.
Giovanna De Palma, dell’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, vuole rendere noto l’impegno italiano dell’ente di restauro romano nella conservazione a Kabul e nella formazione di una nuova generazione di giovani restauratori in grado di preservare e mantenere il patrimonio artistico della loro patria. Un patrimonio ricchissimo che ha rischiato di essere in gran parte perduto per sempre. Se oggi, dopo anni di guerra, il popolo afghano può parlare di “memoria ed identità ritrovate” è anche grazie all’eroismo di alcuni e all’impegno costante e paziente di molti.
La testimonianza afgana è recata da Mohammed Daoud Lalee e Shairazuddin Saifi, del Museo Nazionale d’Afghanistan di Kabul.
Il convegno si terrà mercoledì 24 ottobre dalle ore 9,30 alle 18,30 a Palazzo Chiablese, piazza San Giovanni – Torino. È aperto al pubblico con ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per il programma completo, informazioni e iscrizioni: tel. 011 5118713; www.fondazionearte.it
24
ottobre 2007
Afghanistan i tesori ritrovati
24 ottobre 2007
arte antica
incontro - conferenza
incontro - conferenza
Location
PALAZZO CHIABLESE
Torino, Piazza San Giovanni, (Torino)
Torino, Piazza San Giovanni, (Torino)
Orario di apertura
dalle ore 9. Chiusura alle 19,30 il martedì, mercoledì, venerdì e domenica, alle 23 il giovedì e sabato
Vernissage
24 Ottobre 2007, ore 9.30
Sito web
www.fondazionearte.it