Il testo critico di Chiara Costa ne descrive cosi' la genesi: «Settimane di gestazione precedono la nascita di un dipinto, in cui linee dinamiche e colori aspri di agrumi e grotte marine turbinano e si placano in stesure a campiture ampie e armoniose, che non lasciano spazio ad alternative per la calibrata struttura. Un piccolo cosmo, dunque, nel quale non sono ammesse intrusioni, ma aperto esclusivamente a mondi paralleli e conchiusi che non disturbino l'ordine strappato al caos delle probabilità inespresse. Solo in Frammenti, opere su cartoncino, emerge un arrovellarsi non ancora giunto a sintesi e foriero di ulteriori sviluppi. Cosi' idee embrionali, sorte dal magma indistinto di queste superfici ridotte, si evolvono negli esseri individuali delle tele di grandi dimensioni che, d'altronde, non raggiungono mai il gigantismo dei capolavori informali di Franz Kline e Mark Rothko o la forza, anche violenta, di Vedova.

Il formato avverte, quindi, del legame persistente con la prima produzione dell'artista, dedicata alla rappresentazione figurativa dell'originaria terra di Sannio. Infatti, tra le maglie di una pittura estranea all'uso del disegno, non e' insolito intuire i moti decisi e fluenti di una ballerina o il ripetersi ossessivo di fiammeggianti biciclette, oggetti di un desiderio coltivato nell'infanzia e mai assopito. Su tali epifanie di percezioni, trasfigurate dal loro lento sedimentarsi nello spazio intimo dei ricordi, il tempo e l'esercizio caparbio della riflessione lavorano con instancabile pazienza, spogliandole dei valori incidentali e mimetici per regalare, infine, dei liberi racconti di se'.

Sedimentazioni continua, pertanto, il cammino intrapreso negli anni Novanta, rispettando i presupposti di un percorso scevro da ogni pretesa concettuale e concentrato su una ricerca innanzitutto pittorica, diretta alla creazione di un'arte accessibile attraverso il piacere della visione».