Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Sergio Lombardino
Torino e l’auto: un binomio che si rinnova nei quadri di Sergio Lombardino
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Biografia
Sergio Lombardino nasce a Roma nel pieno centro a Campo de Fiori. Riceve all’età di 12 anni un regalo da sua madre: una valigetta di colori fornita di tutto il necessario per dipingere.
Comincia così la sua lunga carriera pittorica. Sceglie come scuola superiore l’Istituto statele d’arte di Roma, dove consegue il diploma con il massimo dei voti. Contemporaneamente si iscrive alla scuola d’arte ornamentali del comune di Roma conseguendo il diploma quinquennale nel corso di pittura e affresco. Dopo la scuola lavora come grafico pubblicitario offrendo la sua collaborazione ad un importante studio grafico della capitale.
Comincia a creare scenografie televisive per le tv locali della sua città. Frequenta il mondo del network comincia anche ad appassionarsi alla tecnica televisiva che servirà a completare il proprio bagagli artistico. Tutte queste esperienze lo porteranno ad operare come regista del network televisivo La 7.
Ricoprendo questa carica, Lombardino giunge a coniugare il mestiere di regista con quello di dipingere alla ricerca della propria identità espressiva. Fortemente condizionato dall’immagine mediatica e pubblicitaria associata alla tecnica televisiva arriva all’obiettivo da lui cercato.
La critica
“Se ieri l’arte significava sentire e fare, oggi significa forse concepire e far fare. Se in passato la durabilità dell’opera si basava sull’ottima qualità dei materiali, sulla perfezione tecnica e sulla abilità manuale, oggi risiede nella conoscenza di una possibilità di ricreare, moltiplicare e diffondere…. Non bisogna temere i nuovi mezzi che la tecnica ci ha dato, non possiamo vivere che nella nostra epoca”
(V. Vasarely, Opere d’arte animate e moltiplicate, 1960)
La produzione artistica di Sergio Lombardino, pur restando legata al genere figurativo, privilegia le esperienze di regista televisivo, manipolando in chiave pittorica le immagini che lo circondano. Veicola direttamente o indirettamente ciò che vede in fotografie, riviste, giornali, film, televisioni, rendendosi conto di poter svolgere, per vocazione naturale, il suo discorso creativo tra rappresentazioni artificiali che sono, nello stesso tempo, la sostanza, ossia l’aspetto più importante della società occidentale moderna e la sua apparenza, sempre fuggevole.
Lo specchio della vita fa i conti con una realtà soppiantata dall’immagine, quasi in presa diretta, consumata dalla nostra memoria, dalla nostra assuefazione, che riduce a niente i miti politici e sociali.
Le moto, le auto storiche come la 500, la Vespa, sono le chiavi che permettono di entrare nelle frames, le percezioni del suo mondo. I temi diventano una sorta di “Platea dell’umanità”, un luogo da dove, se si sale si è guardati e si guarda, un luogo di incontro tra artista, opera e osservatore, quasi uno stile, o un fermo immagine da video, per rappresentare un frammento di realtà.
La tecnica usa materiali come resine, carboncino, colle, ecoline, smalti ad acqua e nitro. E’ una sperimentazione continua, memorie della lezione del padre restauratore. Si varia dai colori più vivi a quelli più scuri, che indicano svuotamento, estinzione, passaggio dell’immagine dal protagonismo visivo alla morte pittorica, sperando in un re-make, un rifacimento che soltanto l’artista può tentare di realizzare, ma segna solo una pausa, seppur gradevole, nel lungo, itinerario di inevitabile dissoluzione dei miti proposti.
L’Action Painting è la tecnica che gli permette di completare il suo percorso e di rendere leggibili e scorporati dall’accademismo pittorico, come ci ricorda lo stesso artista, il frames, ma le traiettorie, le scie, i filamenti non sono altro che la puntuale registrazione dei gesti e dei movimenti nello spazio, compiuti dal pittore durante le sue performance creative. E’ una composizione all-over, a tutto campo, nella quale ogni più piccola parte condivide la stessa intensità dell’insieme, teatro psicofisico, emotivo, gestuale, guidato dall’intuito, ma governato dalla conoscenza del mestiere, come avviene nella musica jazz, e sempre attento alla costruzione dell’immagine, alle colorate icone della nuova religione del consumo.
(Alessandra Passamai Vita)
Scrivono di lui
…un artista italiano che sceglie di tornare a dipingere le cose che si riconoscono. L’arte è trasformare la realtà minuta in un’immagine universale. Sergio Lombardino crea pittura guardandosi dietro le spalle, pensando a pochi maestri diventa se stesso, un se stesso originale che vola con le sue ali. La pittura è immagine, un segno un sorriso, un ricordo e lui questo fa; ma il suo lavoro va, veloce, come in fuga di passaggio. Lì lascia il suo modo di vedere poesia anche in una 500 o in una caffettiera…
Alain Elkan
Impressionato da un impressione di un impressionista moderno.
Il segno di Lombardino è come me: veloce anche da fermo.
Il suo stile è avvolgente come le cose, gli oggetti, gli umani che disegna. La forza dell’artista sta nel saper scegliere soggetti emotivi, forti, espressivi, carichi di valori antichi addormentati nella nostra memoria.
Il tratto inconfondibile di Lombardino li risveglia; da loro una linfa nuova che tramortisce chi guarda. Che meraviglia capire cosa l’artista trasmette. Di molti si dice “O piace, o non piace, spacca il gusto” a Sergio Lombardino questo non può succedere: il suo stile apparentemente semplice racchiude più chiavi di gusto di cui si può fare indigestione.
Piero Chiambretti
Tutte le città hanno un’anima e anche un odore. New York ha il suo, inconfondibile, e Sergio Lombardino riesce a dipingerlo…se vi avvicinate ad un quadro lo potete annusare. L’odore di una città calpestata, parlata, urlata, mangiata, vissuta e consumata su tutti i marciapiedi ed in ogni ora del giorno e della notte, come un paio di vecchi jeans, come i vetri ed il cemento dei mille grattacieli o il piccolo “deli” all’angolo sempre aperto anche quando alle quattro del mattino, hai voglia di una fetta di torta o di broccoli saltati in padella. Sergio Lombardino è romano fino al midollo, ma ha dentro un pezzo di quell’anima anima newyorchese, che con tanta disarmante semplicità cattura ogni volta che appoggia il pennello alla sua tela. Anima che, senza saperlo, lo accomuna a quell’uomo che, a notte fonda, attraversa la strada piena di neve verso la luce del negozio all’angolo, dove c’è sempre qualcuno che lo aspetta con la sua fetta di torta e quattro chiacchiere fra amici che non si sono mai visti prima.
Damiano Ficoneri
Sergio Lombrdino lavora con le immagini. Su schermi, tele o qualunque superficie dove si possa trasferire una realtà interpretata da un artista. Evocativo quando dipinge (definizione insufficiente) e ripropone ciò che vede ed esprime senza i mezzi meccanici della Tv. Trasmette scegliendo soggetti che risultano significativi del suo tempo, della sua sensibilità.
Auto, treni, scooter: mezzi per viaggiare, non lontano dalla realtà, ma all’interno di essa. E scene e segni grafici altrettanto allusivi, suggerimenti per entrare in un suo mondo che è anche il nostro, anche noi passeggeri in viaggio verso….Lombardino coinvolge con la sua tecnica l’osservatore più sensibile al fascino del figurativo che non suggerisce però contemplazione, ma partecipazione emotiva e dinamica. L’artista non cerca testimoni, ma compagni d’avventura.
Passeggeri per il suo treno per Lipsia. E non solo.
Enrico Vaime
Sergio Lombardino nasce a Roma nel pieno centro a Campo de Fiori. Riceve all’età di 12 anni un regalo da sua madre: una valigetta di colori fornita di tutto il necessario per dipingere.
Comincia così la sua lunga carriera pittorica. Sceglie come scuola superiore l’Istituto statele d’arte di Roma, dove consegue il diploma con il massimo dei voti. Contemporaneamente si iscrive alla scuola d’arte ornamentali del comune di Roma conseguendo il diploma quinquennale nel corso di pittura e affresco. Dopo la scuola lavora come grafico pubblicitario offrendo la sua collaborazione ad un importante studio grafico della capitale.
Comincia a creare scenografie televisive per le tv locali della sua città. Frequenta il mondo del network comincia anche ad appassionarsi alla tecnica televisiva che servirà a completare il proprio bagagli artistico. Tutte queste esperienze lo porteranno ad operare come regista del network televisivo La 7.
Ricoprendo questa carica, Lombardino giunge a coniugare il mestiere di regista con quello di dipingere alla ricerca della propria identità espressiva. Fortemente condizionato dall’immagine mediatica e pubblicitaria associata alla tecnica televisiva arriva all’obiettivo da lui cercato.
La critica
“Se ieri l’arte significava sentire e fare, oggi significa forse concepire e far fare. Se in passato la durabilità dell’opera si basava sull’ottima qualità dei materiali, sulla perfezione tecnica e sulla abilità manuale, oggi risiede nella conoscenza di una possibilità di ricreare, moltiplicare e diffondere…. Non bisogna temere i nuovi mezzi che la tecnica ci ha dato, non possiamo vivere che nella nostra epoca”
(V. Vasarely, Opere d’arte animate e moltiplicate, 1960)
La produzione artistica di Sergio Lombardino, pur restando legata al genere figurativo, privilegia le esperienze di regista televisivo, manipolando in chiave pittorica le immagini che lo circondano. Veicola direttamente o indirettamente ciò che vede in fotografie, riviste, giornali, film, televisioni, rendendosi conto di poter svolgere, per vocazione naturale, il suo discorso creativo tra rappresentazioni artificiali che sono, nello stesso tempo, la sostanza, ossia l’aspetto più importante della società occidentale moderna e la sua apparenza, sempre fuggevole.
Lo specchio della vita fa i conti con una realtà soppiantata dall’immagine, quasi in presa diretta, consumata dalla nostra memoria, dalla nostra assuefazione, che riduce a niente i miti politici e sociali.
Le moto, le auto storiche come la 500, la Vespa, sono le chiavi che permettono di entrare nelle frames, le percezioni del suo mondo. I temi diventano una sorta di “Platea dell’umanità”, un luogo da dove, se si sale si è guardati e si guarda, un luogo di incontro tra artista, opera e osservatore, quasi uno stile, o un fermo immagine da video, per rappresentare un frammento di realtà.
La tecnica usa materiali come resine, carboncino, colle, ecoline, smalti ad acqua e nitro. E’ una sperimentazione continua, memorie della lezione del padre restauratore. Si varia dai colori più vivi a quelli più scuri, che indicano svuotamento, estinzione, passaggio dell’immagine dal protagonismo visivo alla morte pittorica, sperando in un re-make, un rifacimento che soltanto l’artista può tentare di realizzare, ma segna solo una pausa, seppur gradevole, nel lungo, itinerario di inevitabile dissoluzione dei miti proposti.
L’Action Painting è la tecnica che gli permette di completare il suo percorso e di rendere leggibili e scorporati dall’accademismo pittorico, come ci ricorda lo stesso artista, il frames, ma le traiettorie, le scie, i filamenti non sono altro che la puntuale registrazione dei gesti e dei movimenti nello spazio, compiuti dal pittore durante le sue performance creative. E’ una composizione all-over, a tutto campo, nella quale ogni più piccola parte condivide la stessa intensità dell’insieme, teatro psicofisico, emotivo, gestuale, guidato dall’intuito, ma governato dalla conoscenza del mestiere, come avviene nella musica jazz, e sempre attento alla costruzione dell’immagine, alle colorate icone della nuova religione del consumo.
(Alessandra Passamai Vita)
Scrivono di lui
…un artista italiano che sceglie di tornare a dipingere le cose che si riconoscono. L’arte è trasformare la realtà minuta in un’immagine universale. Sergio Lombardino crea pittura guardandosi dietro le spalle, pensando a pochi maestri diventa se stesso, un se stesso originale che vola con le sue ali. La pittura è immagine, un segno un sorriso, un ricordo e lui questo fa; ma il suo lavoro va, veloce, come in fuga di passaggio. Lì lascia il suo modo di vedere poesia anche in una 500 o in una caffettiera…
Alain Elkan
Impressionato da un impressione di un impressionista moderno.
Il segno di Lombardino è come me: veloce anche da fermo.
Il suo stile è avvolgente come le cose, gli oggetti, gli umani che disegna. La forza dell’artista sta nel saper scegliere soggetti emotivi, forti, espressivi, carichi di valori antichi addormentati nella nostra memoria.
Il tratto inconfondibile di Lombardino li risveglia; da loro una linfa nuova che tramortisce chi guarda. Che meraviglia capire cosa l’artista trasmette. Di molti si dice “O piace, o non piace, spacca il gusto” a Sergio Lombardino questo non può succedere: il suo stile apparentemente semplice racchiude più chiavi di gusto di cui si può fare indigestione.
Piero Chiambretti
Tutte le città hanno un’anima e anche un odore. New York ha il suo, inconfondibile, e Sergio Lombardino riesce a dipingerlo…se vi avvicinate ad un quadro lo potete annusare. L’odore di una città calpestata, parlata, urlata, mangiata, vissuta e consumata su tutti i marciapiedi ed in ogni ora del giorno e della notte, come un paio di vecchi jeans, come i vetri ed il cemento dei mille grattacieli o il piccolo “deli” all’angolo sempre aperto anche quando alle quattro del mattino, hai voglia di una fetta di torta o di broccoli saltati in padella. Sergio Lombardino è romano fino al midollo, ma ha dentro un pezzo di quell’anima anima newyorchese, che con tanta disarmante semplicità cattura ogni volta che appoggia il pennello alla sua tela. Anima che, senza saperlo, lo accomuna a quell’uomo che, a notte fonda, attraversa la strada piena di neve verso la luce del negozio all’angolo, dove c’è sempre qualcuno che lo aspetta con la sua fetta di torta e quattro chiacchiere fra amici che non si sono mai visti prima.
Damiano Ficoneri
Sergio Lombrdino lavora con le immagini. Su schermi, tele o qualunque superficie dove si possa trasferire una realtà interpretata da un artista. Evocativo quando dipinge (definizione insufficiente) e ripropone ciò che vede ed esprime senza i mezzi meccanici della Tv. Trasmette scegliendo soggetti che risultano significativi del suo tempo, della sua sensibilità.
Auto, treni, scooter: mezzi per viaggiare, non lontano dalla realtà, ma all’interno di essa. E scene e segni grafici altrettanto allusivi, suggerimenti per entrare in un suo mondo che è anche il nostro, anche noi passeggeri in viaggio verso….Lombardino coinvolge con la sua tecnica l’osservatore più sensibile al fascino del figurativo che non suggerisce però contemplazione, ma partecipazione emotiva e dinamica. L’artista non cerca testimoni, ma compagni d’avventura.
Passeggeri per il suo treno per Lipsia. E non solo.
Enrico Vaime
17
novembre 2007
Sergio Lombardino
Dal 17 al 30 novembre 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA LA ROCCA
Torino, Via Della Rocca, 4, (Torino)
Torino, Via Della Rocca, 4, (Torino)
Orario di apertura
10,00 12,30 - 16,00 19,30; Domenica e Lunedì mattina chiuso
Vernissage
17 Novembre 2007, ore 17.00
Autore