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Margherita Benetti – Simulacri di un tempo di pietra. Incisioni, 1956 – 2007
130 opere grafiche per ripercorrere tutta la carriera di Margherita Benetti, artista schiva, che ha lavorato in solitudine per cinquant’anni
Comunicato stampa
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L’esposizione, promossa dalla Provincia di Reggio Emilia e dal Comune di Correggio, con il contributo di Fondazione Manodori e CCPL, e curata da Sandro Parmiggiani, s’inaugura sabato 10 novembre, alle ore 17.00 a Palazzo Magnani e alle ore 18.30 al Palazzo dei Principi di Correggio, alla presenza dell’artista, di Sonia Masini, Presidente della Provincia di Reggio Emilia, e di Marzio Iotti, Sindaco di Correggio.
La Benetti esordisce con la personale alla Galleria Hollar di Praga nel 1967, presentata in catalogo da Carlo Levi, e successivamente, tiene numerose esposizioni in spazi pubblici (al Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1974 e a Reggio Emilia nel 1975 e nel 1983) e in gallerie private, e partecipa a mostre di gruppo in Italia e all’estero (tra le quali, nel 1959, la Biennale del Bianco e Nero a Reggio Emilia). La sua antologia critica, oltre a quelli di Carlo Levi, vanta contributi di Attilio Bertolucci, Guido Giuffré, Antonello Trombadori, Giacomo Torelli, Umberto Galeano, Sandra Giannattasio, Claudia Terenzi, Adele Cola, Duccio Trombadori.
Margherita Benetti (Guastalla, 1928) lavora da cinquant’anni all’incisione, tecnica cui comincia a dedicarsi in giovane età nella cittadina natale, compiendo le prime esperienze sulla base dei suggerimenti di un pittore della Bassa reggiana, Arnaldo Bartoli. Successivamente, Alberto Manfredi la indirizza alla stamperia-laboratorio di Carlo e Mario Leoni a Bologna, che la Benetti frequenta assiduamente per alcuni mesi. Resasi “indipendente” con la disponibilità di un torchio a stella costruito per lei da Giovanni Miglioli, pittore e scenografo, Margherita Benetti, che negli anni Sessanta si trasferisce a Roma, si cimenta con tutte le tecniche incisorie (acquaforte, acquatinta, puntasecca, ceramolle), sperimentando varie soluzioni ottenute anche attraverso acidature speciali. Dopo le prime prove figurative (fiori, giardini, boschi e pioppeti lungo il Po), l’artista s’inoltra nel territorio delle esperienze dell’incisione informale e astratta. Importanti, per comprendere il suo percorso, sono: l’ammirazione e la devozione che Margherita Benetti nutre per l’opera di Hercules Seghers, straordinario innovatore dell’incisione olandese nel Seicento; i viaggi compiuti negli anni Ottanta nell’Africa settentrionale e negli anni Novanta in Persia, sulle orme di un libro, La via per l’Oxiana di Robert Byron, che dal suo primo apparire lei sente come del tutto affine al suo modo di sentire, formatosi sulla cultura greca, cui nel tempo si sono aggiunti il sentimento della forza espressiva dell’architettura romana e, infine, il fascino delle costruzioni e delle decorazioni dell’Islam (“lo splendore vertiginoso del disegno astratto” di cui parla Byron).
La Benetti esordisce con la personale alla Galleria Hollar di Praga nel 1967, presentata in catalogo da Carlo Levi, e successivamente, tiene numerose esposizioni in spazi pubblici (al Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1974 e a Reggio Emilia nel 1975 e nel 1983) e in gallerie private, e partecipa a mostre di gruppo in Italia e all’estero (tra le quali, nel 1959, la Biennale del Bianco e Nero a Reggio Emilia). La sua antologia critica, oltre a quelli di Carlo Levi, vanta contributi di Attilio Bertolucci, Guido Giuffré, Antonello Trombadori, Giacomo Torelli, Umberto Galeano, Sandra Giannattasio, Claudia Terenzi, Adele Cola, Duccio Trombadori.
Margherita Benetti (Guastalla, 1928) lavora da cinquant’anni all’incisione, tecnica cui comincia a dedicarsi in giovane età nella cittadina natale, compiendo le prime esperienze sulla base dei suggerimenti di un pittore della Bassa reggiana, Arnaldo Bartoli. Successivamente, Alberto Manfredi la indirizza alla stamperia-laboratorio di Carlo e Mario Leoni a Bologna, che la Benetti frequenta assiduamente per alcuni mesi. Resasi “indipendente” con la disponibilità di un torchio a stella costruito per lei da Giovanni Miglioli, pittore e scenografo, Margherita Benetti, che negli anni Sessanta si trasferisce a Roma, si cimenta con tutte le tecniche incisorie (acquaforte, acquatinta, puntasecca, ceramolle), sperimentando varie soluzioni ottenute anche attraverso acidature speciali. Dopo le prime prove figurative (fiori, giardini, boschi e pioppeti lungo il Po), l’artista s’inoltra nel territorio delle esperienze dell’incisione informale e astratta. Importanti, per comprendere il suo percorso, sono: l’ammirazione e la devozione che Margherita Benetti nutre per l’opera di Hercules Seghers, straordinario innovatore dell’incisione olandese nel Seicento; i viaggi compiuti negli anni Ottanta nell’Africa settentrionale e negli anni Novanta in Persia, sulle orme di un libro, La via per l’Oxiana di Robert Byron, che dal suo primo apparire lei sente come del tutto affine al suo modo di sentire, formatosi sulla cultura greca, cui nel tempo si sono aggiunti il sentimento della forza espressiva dell’architettura romana e, infine, il fascino delle costruzioni e delle decorazioni dell’Islam (“lo splendore vertiginoso del disegno astratto” di cui parla Byron).
10
novembre 2007
Margherita Benetti – Simulacri di un tempo di pietra. Incisioni, 1956 – 2007
Dal 10 novembre al 09 dicembre 2007
arte contemporanea
Location
PALAZZO DEI PRINCIPI
Correggio, Corso Camillo Benso Conte Di Cavour, 7, (Reggio Nell'emilia)
Correggio, Corso Camillo Benso Conte Di Cavour, 7, (Reggio Nell'emilia)
Orario di apertura
venerdì, sabato e domenica, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Vernissage
10 Novembre 2007, ore 18.30
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore