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Phada Murgania 2007 / Francesco Stefanini
Francesco Stefanini, artista trevigiano di origini toscane sarà il protagonista della seconda e ultima mostra della rassegna Phada Murgania 2007, che quest’anno, giunta all’ottavo anno di attività, si sposta nei nobili spazi della chiesetta di Sant’Antonio, affacciata sulla settecentesca Rotonda di Badoere
Comunicato stampa
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Francesco Stefanini, artista trevigiano di origini toscane sarà il protagonista della seconda e ultima mostra della rassegna Phada Murgania 2007, che quest'anno, giunta all'ottavo anno di attività, si sposta nei nobili spazi della chiesetta di Sant'Antonio, affacciata sulla settecentesca Rotonda di Badoere.
La rassegna d'arte contemporanea a cura della Pro Loco del Comune di Morgano, patrocinata dall'amministrazione comunale e sostenuta da Tecnogamm, è curata quest'anno da Carlo Sala. In mostra fino al 2 dicembre recenti opere su tela di Stefanini, ma anche a pastello su cartoncino.
***
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Onda di luce
… In alto un giallo solare luminoso, simile a un liquido che si riversa, che si apre la strada fra i rami e le cime degli alberi fitti. E al di sotto un verde con tante sfumature diverse, cangiante, mischiato al giallo che traspare da dietro. Isolate macchie verde-azzurre, che si formano sulla retina, punteggiano l’immagine. Francesco Stefanini passeggia per il bosco e i campi del Montello, dove abita; percorre questi luoghi in bicicletta e attraverso la finestra dello studio osserva ciò che gli è più vicino: la natura. Tutto quello che c’è da vedere è quello che gli uomini prima di lui hanno visto per secoli, ma con una lieve eppure importante differenza; a causa, infatti, della nostra vita sociale, del nostro essere legati al nostro tempo, che porta segni molto specifici di natura sia tecnica che spirituale, noi vediamo le cose in modo diverso da come le ha viste chi le abbia guardate ad esempio nell’Ottocento. È cambiato anche l’atteggiamento del pittore per ciò che vede. Lo affascinano
singoli fenomeni della natura; da un lato un’attenzione quasi scientifica per luce, ombra, colore e gli effetti sull’occhio, dall’altro un interesse per le sensazioni liberate nell’artista da questi fenomeni. Una fusione, quindi, tra percezione oggettiva e soggettiva, che si mescola poi nella pittura. Situazioni al limite fra il giorno e la notte, illuminazioni estreme e il buio impenetrabile sono i soggetti della pittura di Francesco Stefanini. In alto un giallo solare luminoso, simile a un liquido che si riversa, che si apre la strada fra i rami e le cime degli alberi fitti. E al di sotto un verde con tante sfumature diverse, cangiante, mischiato al giallo che traspare da dietro. Isolate macchie verde-azzurre, che si formano sulla retina, punteggiano l’immagine. Francesco Stefanini passeggia per il bosco e i campi del Montello, dove abita; percorre questi luoghi in bicicletta e attraverso la finestra dello studio osserva ciò che gli è più vicino: la natura. Tutto quello che c’è da vedere è quello che gli uomini prima di lui hanno visto per secoli, ma con una lieve eppure importante differenza; a causa, infatti, della nostra vita sociale, del nostro essere legati al nostro tempo, che porta segni molto specifici di natura sia tecnica che spirituale, noi vediamo le cose in modo diverso da come le ha viste chi le abbia guardate ad esempio nell’Ottocento. È cambiato anche l’atteggiamento del pittore per ciò che vede. Lo affascinano
singoli fenomeni della natura; da un lato un’attenzione quasi scientifica per luce, ombra, colore e gli effetti sull’occhio, dall’altro un interesse per le sensazioni liberate nell’artista da questi fenomeni. Una fusione, quindi, tra percezione oggettiva e soggettiva, che si mescola poi nella pittura. Situazioni al limite fra il giorno e la notte, illuminazioni estreme e il buio impenetrabile sono i soggetti della pittura di Francesco Stefanini. E che pittura! Inquietante, di una immensa bellezza, piena di atmosfere misteriose e sempre priva di presenze umane. Naturalmente questo non è del tutto giusto: nei quadri di Stefanini non compare, è vero, la figura umana, tuttavia l’uomo è onnipresente. In fin dei conti questa natura la vediamo attraverso gli occhi dell’uomo, ci avviciniamo ad essa tramite la costruzione pittorica del paesaggio e cerchiamo di farcene un’idea.
Poi ci sono i paesaggi urbani notturni, nei quali domina la luce dei fari delle auto, la luce dei lampioni e delle insegne al neon, che perfora la notte e che spegne quasi tutto il resto nell’accecante controluce. In questi quadri cascate di luce permeano lo spazio, fanno intuire la spazialità e, nel permanere dell’immagine, si fissano sulla retina come macchie cieche.
Il colore è pastoso, eppure pieno di profondità, e sembra stendersi sinuoso sulla tela, come la luce stessa, come una pelle solidamente ancorata al corpo. Come in un affresco classico, la superficie del quadro rivela un fondo vivo e screpolato, con il quale il colore ha stretto un patto indissolubile e dove luce e ombra si avviluppano.
Naturalmente Stefanini non riproduce ciò che l’occhio effettivamente vede. L’immagine resta sempre una costruzione della realtà, una realtà che elabora il veduto, per continuare a sviluppare qualcosa d’altro. L’artista scopre nel suo dipinto le possibilità insite in ciò che ha visto, indaga spazi visivi vuoti, mettendosi così sulle tracce di una realtà non vista. Stefanini non ha perciò nulla di romantico, niente che potrebbe trasfigurare la realtà. Certo però la sua pittura ha a che fare con una poesia degli occhi, che guarda oltre le cose della percezione quotidiana, penetra nei fenomeni e,per mezzo di frammenti che egli trova,crea una realtà unica e di inquietante intensità. Tramite visioni della natura in fondo semplici, Stefanini crea immagini che modificano la percezione, penetrano nella struttura che sta tra le apparenze materiali e svelano un’armonia del cosmo, che di norma resta nascosta ai nostri occhi. I quadri di Stefanini toccano nell’osservatore sensazioni che si credevano perdute, distillandone l’essenziale di una percezione che è convinta della totalità della natura, che comprende anche l’uomo.
Martin Stather
( in Lichtflut, kunstverein, Mannheim, Germania )
**
Scarica l'allegato originale
Francesco Stefanini nasce in Toscana a Pietrasanta (LU) nel 1948. Completa gli studi artistici a Firenze e nel 1971 come insegnante si trasferisce nel Veneto. La sua prima esposizione risale al ’75 e da allora ad oggi si sono susseguite numerose le personali in gallerie italiane ed estere. Nel 1982 alla 66° mostra della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia gli viene assegnato il primo premio e l'invito ad esporre al Museo d'Arte Moderna di Ca' Pesaro. Nel 1983 per la grafica e nel 1985 per la pittura, è segnalato quale artista dell'anno nel catalogo Bolaffi Mondadori. In questo periodo collabora con diverse opere alle scenografie del film "Segreti, segreti" di Giuseppe Bertolucci. Negli anni Novanta espone a Tokyo, Zagabria, Salisburgo, Praga, Vienna, Budapest, Mannheim, New York, Pechino, Brisbane, Perth. Nel 1993 è presente con altri artisti italiani alla mostra, curata dalle Venezie, ”Between lagoon and Dolomites”, Park avenue I.C.E. di New York. Nel 1994 partecipa alla rassegna itinerante "Venti pittori in Italia". Nel 1995, nell'ambito della XLVI Biennale di Venezia, è invitato alla rassegna "Memorie e attese”. Nel 1998, su invito dell’Advisory Board di New York, soggiorna presso la fondazione Studi Ligure di Bogliasco. Qui esegue il ciclo di pastelli "Cipria di luce", poi esposti a Genova nella galleria Devoto e a Conegliano a Palazzo Sarcinelli nella mostra "Elogio del pastello". Nel 1999 il Museo d’arte moderna e contemporanea Ca'La Ghironda lo chiama ad esporre con una personale "I segnali dell'altra" a Zola Predosa (BO). Negli anni 2000, dopo aver realizzato a Shirakawa un dipinto di grandi dimensioni per il museo d'Arte Moderna, i rapporti con il Giappone s’intensificano con mostre a Tokio, Hosaka, Kioto e Yokaiama. Da questa esperienza nasce una nuova produzione sul tema della luce che viene presentata in un'ampia rassegna a Belluno presso il Palazzo Crepadona.
Nel 2002 sviluppa una nuova indagine sul rapporto paesaggio-luce, elaborata dall’osservazione e dallo studio attento del bosco e della natura. Nascono così una serie di opere che espone a Treviso nella Casa dei Carraresi. Nel 2003 la città di Pietrasanta, in collaborazione con la galleria Flora Bigai, gli dedica una personale nella sala delle Grasce, nel complesso monumentale del Sant’Agostino. Nel 2005 il Kunstverein di Mannheim (Germania) lo invita ad esporre in un’importante personale”Lichtflut“ numerosi lavori, che saranno in parte ripresentati in Italia nel Palazzetto Preti e nella galleria Flaviostocco di Castelfranco Veneto. Nel 2006 partecipa alla rassegna internazionale “Plotart”, nel Museo d’arte contemporanea di Gennazzano (Roma) e presso la Fondazione Carlo Molineris di Lugano(Svizzera). Nello stesso anno realizza il Palio di Montebelluna e nell’occasione espone “Letture di luce” nella moderna sala-mostre della Biblioteca civica. Attualmente è impegnato a preparare un’importante mostra, interamente dedicata al pastello, che sarà ospitata negli spazi di Palazzo Calcagni a Reggio Emilia.
Francesco Stefanini vive e lavora a Volpago del Montello (TV).
La rassegna d'arte contemporanea a cura della Pro Loco del Comune di Morgano, patrocinata dall'amministrazione comunale e sostenuta da Tecnogamm, è curata quest'anno da Carlo Sala. In mostra fino al 2 dicembre recenti opere su tela di Stefanini, ma anche a pastello su cartoncino.
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Onda di luce
… In alto un giallo solare luminoso, simile a un liquido che si riversa, che si apre la strada fra i rami e le cime degli alberi fitti. E al di sotto un verde con tante sfumature diverse, cangiante, mischiato al giallo che traspare da dietro. Isolate macchie verde-azzurre, che si formano sulla retina, punteggiano l’immagine. Francesco Stefanini passeggia per il bosco e i campi del Montello, dove abita; percorre questi luoghi in bicicletta e attraverso la finestra dello studio osserva ciò che gli è più vicino: la natura. Tutto quello che c’è da vedere è quello che gli uomini prima di lui hanno visto per secoli, ma con una lieve eppure importante differenza; a causa, infatti, della nostra vita sociale, del nostro essere legati al nostro tempo, che porta segni molto specifici di natura sia tecnica che spirituale, noi vediamo le cose in modo diverso da come le ha viste chi le abbia guardate ad esempio nell’Ottocento. È cambiato anche l’atteggiamento del pittore per ciò che vede. Lo affascinano
singoli fenomeni della natura; da un lato un’attenzione quasi scientifica per luce, ombra, colore e gli effetti sull’occhio, dall’altro un interesse per le sensazioni liberate nell’artista da questi fenomeni. Una fusione, quindi, tra percezione oggettiva e soggettiva, che si mescola poi nella pittura. Situazioni al limite fra il giorno e la notte, illuminazioni estreme e il buio impenetrabile sono i soggetti della pittura di Francesco Stefanini. In alto un giallo solare luminoso, simile a un liquido che si riversa, che si apre la strada fra i rami e le cime degli alberi fitti. E al di sotto un verde con tante sfumature diverse, cangiante, mischiato al giallo che traspare da dietro. Isolate macchie verde-azzurre, che si formano sulla retina, punteggiano l’immagine. Francesco Stefanini passeggia per il bosco e i campi del Montello, dove abita; percorre questi luoghi in bicicletta e attraverso la finestra dello studio osserva ciò che gli è più vicino: la natura. Tutto quello che c’è da vedere è quello che gli uomini prima di lui hanno visto per secoli, ma con una lieve eppure importante differenza; a causa, infatti, della nostra vita sociale, del nostro essere legati al nostro tempo, che porta segni molto specifici di natura sia tecnica che spirituale, noi vediamo le cose in modo diverso da come le ha viste chi le abbia guardate ad esempio nell’Ottocento. È cambiato anche l’atteggiamento del pittore per ciò che vede. Lo affascinano
singoli fenomeni della natura; da un lato un’attenzione quasi scientifica per luce, ombra, colore e gli effetti sull’occhio, dall’altro un interesse per le sensazioni liberate nell’artista da questi fenomeni. Una fusione, quindi, tra percezione oggettiva e soggettiva, che si mescola poi nella pittura. Situazioni al limite fra il giorno e la notte, illuminazioni estreme e il buio impenetrabile sono i soggetti della pittura di Francesco Stefanini. E che pittura! Inquietante, di una immensa bellezza, piena di atmosfere misteriose e sempre priva di presenze umane. Naturalmente questo non è del tutto giusto: nei quadri di Stefanini non compare, è vero, la figura umana, tuttavia l’uomo è onnipresente. In fin dei conti questa natura la vediamo attraverso gli occhi dell’uomo, ci avviciniamo ad essa tramite la costruzione pittorica del paesaggio e cerchiamo di farcene un’idea.
Poi ci sono i paesaggi urbani notturni, nei quali domina la luce dei fari delle auto, la luce dei lampioni e delle insegne al neon, che perfora la notte e che spegne quasi tutto il resto nell’accecante controluce. In questi quadri cascate di luce permeano lo spazio, fanno intuire la spazialità e, nel permanere dell’immagine, si fissano sulla retina come macchie cieche.
Il colore è pastoso, eppure pieno di profondità, e sembra stendersi sinuoso sulla tela, come la luce stessa, come una pelle solidamente ancorata al corpo. Come in un affresco classico, la superficie del quadro rivela un fondo vivo e screpolato, con il quale il colore ha stretto un patto indissolubile e dove luce e ombra si avviluppano.
Naturalmente Stefanini non riproduce ciò che l’occhio effettivamente vede. L’immagine resta sempre una costruzione della realtà, una realtà che elabora il veduto, per continuare a sviluppare qualcosa d’altro. L’artista scopre nel suo dipinto le possibilità insite in ciò che ha visto, indaga spazi visivi vuoti, mettendosi così sulle tracce di una realtà non vista. Stefanini non ha perciò nulla di romantico, niente che potrebbe trasfigurare la realtà. Certo però la sua pittura ha a che fare con una poesia degli occhi, che guarda oltre le cose della percezione quotidiana, penetra nei fenomeni e,per mezzo di frammenti che egli trova,crea una realtà unica e di inquietante intensità. Tramite visioni della natura in fondo semplici, Stefanini crea immagini che modificano la percezione, penetrano nella struttura che sta tra le apparenze materiali e svelano un’armonia del cosmo, che di norma resta nascosta ai nostri occhi. I quadri di Stefanini toccano nell’osservatore sensazioni che si credevano perdute, distillandone l’essenziale di una percezione che è convinta della totalità della natura, che comprende anche l’uomo.
Martin Stather
( in Lichtflut, kunstverein, Mannheim, Germania )
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Scarica l'allegato originale
Francesco Stefanini nasce in Toscana a Pietrasanta (LU) nel 1948. Completa gli studi artistici a Firenze e nel 1971 come insegnante si trasferisce nel Veneto. La sua prima esposizione risale al ’75 e da allora ad oggi si sono susseguite numerose le personali in gallerie italiane ed estere. Nel 1982 alla 66° mostra della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia gli viene assegnato il primo premio e l'invito ad esporre al Museo d'Arte Moderna di Ca' Pesaro. Nel 1983 per la grafica e nel 1985 per la pittura, è segnalato quale artista dell'anno nel catalogo Bolaffi Mondadori. In questo periodo collabora con diverse opere alle scenografie del film "Segreti, segreti" di Giuseppe Bertolucci. Negli anni Novanta espone a Tokyo, Zagabria, Salisburgo, Praga, Vienna, Budapest, Mannheim, New York, Pechino, Brisbane, Perth. Nel 1993 è presente con altri artisti italiani alla mostra, curata dalle Venezie, ”Between lagoon and Dolomites”, Park avenue I.C.E. di New York. Nel 1994 partecipa alla rassegna itinerante "Venti pittori in Italia". Nel 1995, nell'ambito della XLVI Biennale di Venezia, è invitato alla rassegna "Memorie e attese”. Nel 1998, su invito dell’Advisory Board di New York, soggiorna presso la fondazione Studi Ligure di Bogliasco. Qui esegue il ciclo di pastelli "Cipria di luce", poi esposti a Genova nella galleria Devoto e a Conegliano a Palazzo Sarcinelli nella mostra "Elogio del pastello". Nel 1999 il Museo d’arte moderna e contemporanea Ca'La Ghironda lo chiama ad esporre con una personale "I segnali dell'altra" a Zola Predosa (BO). Negli anni 2000, dopo aver realizzato a Shirakawa un dipinto di grandi dimensioni per il museo d'Arte Moderna, i rapporti con il Giappone s’intensificano con mostre a Tokio, Hosaka, Kioto e Yokaiama. Da questa esperienza nasce una nuova produzione sul tema della luce che viene presentata in un'ampia rassegna a Belluno presso il Palazzo Crepadona.
Nel 2002 sviluppa una nuova indagine sul rapporto paesaggio-luce, elaborata dall’osservazione e dallo studio attento del bosco e della natura. Nascono così una serie di opere che espone a Treviso nella Casa dei Carraresi. Nel 2003 la città di Pietrasanta, in collaborazione con la galleria Flora Bigai, gli dedica una personale nella sala delle Grasce, nel complesso monumentale del Sant’Agostino. Nel 2005 il Kunstverein di Mannheim (Germania) lo invita ad esporre in un’importante personale”Lichtflut“ numerosi lavori, che saranno in parte ripresentati in Italia nel Palazzetto Preti e nella galleria Flaviostocco di Castelfranco Veneto. Nel 2006 partecipa alla rassegna internazionale “Plotart”, nel Museo d’arte contemporanea di Gennazzano (Roma) e presso la Fondazione Carlo Molineris di Lugano(Svizzera). Nello stesso anno realizza il Palio di Montebelluna e nell’occasione espone “Letture di luce” nella moderna sala-mostre della Biblioteca civica. Attualmente è impegnato a preparare un’importante mostra, interamente dedicata al pastello, che sarà ospitata negli spazi di Palazzo Calcagni a Reggio Emilia.
Francesco Stefanini vive e lavora a Volpago del Montello (TV).
17
novembre 2007
Phada Murgania 2007 / Francesco Stefanini
Dal 17 novembre al 02 dicembre 2007
arte contemporanea
Location
CHIESETTA DI SANT’ANTONIO
Morgano, Piazza Indipendenza, (Treviso)
Morgano, Piazza Indipendenza, (Treviso)
Orario di apertura
Sabato dalle 15 alle 20; domenica dalle 10 alle 20. Per visite su appuntamento: 347 9479508
Vernissage
17 Novembre 2007, ore 18
Sito web
www.prolocomorgano.it
Autore
Curatore